Bruno Chinè commenta e recensisce l’ultimo libro di Bruno Palamara che parla di antichi mestieri che, nel nostro tempo, rischiano ormai di scomparire per sempre
Recentemente l’amico Bruno Palamara ha dato alle stampe un pregiato volume sugli antichi mestieri, alcuni dei quali ancora sopravvivono, anche se in forme diverse dal passato, altri ormai scomparsi in seguito allo sviluppo della scienza e della tecnologia che hanno offerto mezzi più semplici ed economici per appare i bisogni dell’uomo d’oggi. Palamara è uno studioso serio: nel passato ha scritto su Africo, suo paese; un volume interessante sul cognome, e articoli vari pubblicati su diversi giornali. L’ultimo suo lavoro sembra un ulteriore contributo per ricordare la civiltà contadina, l’unica sviluppatasi in Calabria dopo quella Magno-greca. Ma non si tratta solo di uno studio sui mestieri della civiltà contadina, già scomparsa quando Corrado Alvaro lucidamente annotava: è un mondo che scompare, ma su di esso non c’è da piangere, ma solo per chi ci è nato trarre memorie. Palamara, questa lezione l’ha assimilata bene, infatti, il suo lavoro è scevro di nostalgia. Nel suo libro non c’è una semplice elencazione degli antichi mestieri, ma attraverso questi ricostruisce e percorre non solo la civiltà contadina ma la storia della società e civiltà occidentale. I mestieri non sono semplicemente descritti ma su di essi Palamara ha svolto una ricerca approfondita. Ogni mestiere è studiato nella sua genesi storica e viene seguito nella sua evoluzione seguendo lo sviluppo della tecnologia e dei bisogni dell’uomo; il fabro, sin dalla preistoria, ha lavorato il ferro ed ha costruito quegli attrezzi di cui l’uomo aveva bisogno secondo i tempi; descrive nei minimi particolari gli attrezzi del mestiere ed i lavori, spesso artistici prodotti: dalle armi nel mondo antico e moderno alla posa di ferri agli zoccoli di cavalli asini e muli fino a quando questi animali erano l’unico mezzo di trasporto per l’uomo. Quando la tecnica ha messo a disposizione dell’uomo trattori ed altri mezzi forniti di motori gli animali da soma non sono più stati necessari. Tutto questo da noi si verifica nel dopoguerra ed allora la civiltà contadina scompare. Quasi tutti i mestieri descritti nel libro hanno origini lontane perché sono nati sviluppati e perfezionati secondo lo sviluppo della tecnica e delle esigenze dell’uomo. Antichissimi per esempio i mestieri del sarto, del calzolaio, del vasaio e ceramista, che, nella loro storia, subiscono sviluppi enormi: dalla costruzione di oggetti semplici per soddisfare bisogni semplici ed essenziali a forme sempre più raffinate e artistiche. Palamara ricorda i bei tempi quado il salone del barbiere era un luogo di aggregazione e di socializzazione ma il suo non è un libro di nostalgia. Palamara attraverso lo studio dei mestieri ha visitato lo sviluppo della nostra civiltà e conosce bene le sofferenze che l’uomo ha sostenuto per arrivare a questo stadio in cui, senza dubbio, la maggioranza degli uomini non ricordano il passato con rimpianto. Ottimo lavoro quello di Palamara, va letto e studiato non solo per conoscere gli antichi mestieri di cui i giovani sanno poco, ma per conoscere il movimento storico e sociale che ci ha fatto raggiungere lo stato attuale.