Dall’inchiesta “Maestrale-Carthago”, condotta dalla Dda di Catanzaro, che oggi ha portato all’arresto di 81 persone, è emersa la verità sulla terribile fine di Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese scomparsa a Limbadi il 6 maggio 2016.
Maria Chindamo è stata uccisa solo perché si era permessa di rifarsi una vita, dopo il suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuto un anno prima, e di gestire da sola i terreni che interessavano ai mafiosi riconducibili alla cosca Mancuso.
Contro la donna si è scatenata una rabbia feroce: prima è stata uccisa e poi i suoi resti sono stati fatti sparire tritandoli con un trattore e dandoli in pasto ai maiali.
Secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ad uccidere l’imprenditrice sarebbe stato Salvatore Ascone, di 57 anni, arrestato nel blitz di questa mattina. L’uomo avrebbe commesso l’omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all’epoca minorenne mentre l’altra è nel frattempo deceduta.
Ha rivelato il procuratore Gratteri: “Maria Chindamo è stata uccisa esattamente un anno dopo il suicidio del marito, quando si è permessa di postare le foto con il suo nuovo compagno. Dopo due giorni dallo scatto è stata uccisa in un modo inumano, tragico. Uccisa e data in pasto ai maiali, i resti macinati con un trattore cingolato per far sparire ogni traccia. Oltre alla ferocia dell’omicidio anche la malvagità e la cattiveria sul corpo. È stata uccisa perché voleva essere una donna e una imprenditrice libera”.