Lucio Ficara dell’Uil Scuola Rui di Reggio Calabria commenta il dimensionamento scolastico in Calabria, analizzandone problematiche, motivazioni e facendoci riflettere seriamente sullo spettro dell’autonomia differenziata, un pericolo da non sottovalutare
A partire dall’anno scolastico 2024/2025 in Calabria si perderanno 79 dirigenze scolastiche e verranno meno lo stesso numero di Direttori dei Servizi Generali Amministrativi. Attenzione, non verranno chiusi plessi scolastici con riduzione dei docenti e del personale Ata, non verranno ridotti i servizi agli studenti con una diminuzione delle classi, ma più semplicemente verranno accorpate le scuole tra di loro riducendo il numero delle Istituzioni scolastiche autonome, portando a 900/1000 alunni il numero per fare scattare un’autonomia scolastica. Questo provvedimento sarà obbligatorio, in tutta Italia, per una disposizione legislativa inserita nella legge di bilancio 2023. Si tratta di una normale conseguenza della legge Bassanini del 1997 che istituisce in Italia l’autonomia scolastica, genera un’idea di scuola verticistica, dove la vecchia figura di Preside, primus inter pares, viene sostituita dalla figura altamente gerarchica del dirigente scolastico. È passato oltre un quarto di secolo dall’introduzione dell’autonomia scolastica in sostituzione della scuola centralizzata e il mondo scolastico si è basato principalmente, come accade nelle aziende private, sui numeri degli iscritti e sui fondi proporzionali ricevuti dallo Stato e dalle erogazioni liberali ricevute da famiglie e imprese. La legge sull’autonomia scolastica ha prodotto quella che possiamo chiamare l’aziendalizzazione della scuola pubblica. Con la legge 107/2015, definita la legge della Buona Scuola, questa autonomia scolastica si è maggiormente rafforzata e consolidata, nonostante i risultati dei venti anni precedenti, non sono stati certamente confortanti rispetto il miglioramento degli apprendimenti e del successo formativo degli studenti italiani. La povertà educativa e la dispersione scolastica prodotta nell’era della scuola dell’autonomia sono sotto gli occhi di tutti e al sud raggiunge livelli veramente elevati per un Paese civile. Tornando al dimensionamento scolastico e alla creazione della figura dirigenziale all’interno delle scuole autonome, dobbiamo dire con chiarezza che autonomia scolastica e dimensionamento scolastico sono concetti normativi strettamente legati fra loro. Appare evidente che la governance di una scuola autonoma si lega ai numeri degli iscritti della scuola, quindi è del tutto normale la conseguenza di creare poli scolastici di almeno 1000 alunni e non è certo una novità che il sistema dell’autonomia scolastica si regge e si basa sul numero degli iscritti che scelgono quella scuola piuttosto che un’altra. Personalmente non sono mai stato convinto della bontà dell’autonomia scolastica e di tutte le conseguenze legate a questa riforma, anzi personalmente ho considerato l’autonomia scolastica un vantaggio per qualche migliaia di dirigenti scolastici e uno svantaggio per docenti, personale Ata, studenti e famiglie.
Il problema del pesante dimensionamento scolastico in Calabria, oltre a quanto già detto sull’autonomia scolastica, ha un altro risvolto, è da oltre un decennio che la politica calabrese non ha affrontato mai il problema del dimensionamento scolastico e quelle poche volte che lo ha fatto, antecedentemente al 2013, non è stato sufficiente ed è stato fatto per accontentare qualche rendita di posizione politica e territoriale. Negli ultimi lustri più volte abbiamo registrato interventi sindacali sul dimensionamento scolastico in cui si imputava alla politica di “decidere di non decidere” ovvero di ignorare il problema facendo finta di prendere decisioni che poi non venivano mai prese. Oggi, con la legge di bilancio 2023, i nodi vengono al pettine e i numeri sono impetuosi, a partire dall’anno scolastico 2024-2025, la Calabria avrà 79 dirigenze scolastiche in meno e questo è dovuto al fatto che nel passato nessuno si era mai posto il problema dell’esistenza di scuole autonome sotto dimensionate, addirittura scuole con 300/400 iscritti con a capo dirigente scolastico e dsga. Si comprende benissimo che questo andazzo si sarebbe dovuto interrompere prima o poi. Appare strumentale e direi addirittura fuorviante, chi strumentalizza la vicenda del dimensionamento scolastico calabrese come se fosse una manovra volta a colpire una terra già di per sé molto disagiata e con gravi problemi sociali, il problema del dimensionamento scolastico calabrese è semplicemente dovuto all’ignavia politica degli ultimi lustri.
Tuttavia, le linee guida proposte dalla Regione Calabria per il dimensionamento scolastico, terranno conto delle varie realtà territoriali calabresi, lasciando vivere autonomia scolastiche fino a 600/700 alunni in territori più disagiati e rispettando i paletti imposti dalla legge di bilancio 2023. Tali linee guida sono nate dal confronto tra Regione Calabria e sindacati che hanno apprezzato il metodo di lavoro portato avanti dalla Vicepresidente, con delega all’Istruzione, università e ricerca, Giusi Princi e anche la trattazione dei temi proposti. Adesso tocca agli enti locali ( comuni, province e città metropolitane) completare con scelte coerenti la procedura di questo dimensionamento scolastico. Ma all’orizzonte c’è un problema molto più grave di questo dimensionamento scolastico che nasce da lontano. Il problema in cui presto ci imbatteremo con il pericolo di farsi male, si chiama “autonomia differenziata”.