L’ossessione di negazionismo o di revisionismo, a seconda l’angolazione ideologica da cui si discute, rischia di oscurare ogni verità su un periodo della nostra Repubblica in cui intere generazioni hanno sentito l’abbraccio della passione politica e la suadente voce del cambiamento.
Giuseppe Serranò
Il Governatore Francesco Rocca ha deciso di lasciare al suo posto Marcello De Angelis, scelto come suo stretto collaboratore, ma le polemiche sul caso non si placano.
Le dichiarazioni del portavoce della Regione Lazio hanno infuocato il dibattito degli ultimi giorni. Da una parte, le Opposizioni che a gran voce chiedono le dimissioni di De Angelis e, dall’altra, le timide difese della maggioranza dopo le scuse e i chiarimenti.
Il 2 agosto, dal momento di solenne commemorazione della strage di Bologna e testimonianza di giustizia per anni invocata dai familiari delle vittime e da un’intera Nazione è stata trasformata, da alcuni, in bagarre politica.
L’ossessione di negazionismo o di revisionismo, a seconda l’angolazione ideologica da cui si discute, rischia di oscurare ogni verità su un periodo della nostra Repubblica in cui intere generazioni hanno sentito l’abbraccio della passione politica e la suadente voce del cambiamento.
Chi, quegli anni, li ha vissuti sa che il bivio tra la Politica e la lotta armata era offuscato da una fitta coltre di nebbia che difficilmente ti faceva imboccare la giusta via, parecchi si sono persi. Solo il caso o la fortuna di vivere in contesti più provinciali hanno impedito a tanti altri giovani di morire in nome di un’idea, vittime dell’inaudita violenza di loro coetanei, o di macchiarsi di efferati delitti.
Quel tempo è andato e non ci sono più comunisti e neofascisti, tranne qualche folcloristico nostalgico, ma solo testimoni magari coerenti ma certamente lontani dalle pratiche di quel passato.
Decenni di processi sulla strage di Bologna e su altri atti terroristici hanno costruito una verità che va rispettata anche se rimane, per certi versi, oscura la storia della strategia della tensione e degli anni di piombo.
Forse è ancora troppo presto per una ricostruzione storica, lasciamo agli studiosi l’approfondimento di tragici eventi che hanno coinvolto generazioni di giovani, a destra e a sinistra, convinti delle proprie idee tanto da scegliere di porsi al di fuori (qualche volta al di sopra) della legge.
Naturalmente ognuno ha le proprie idee e deve essere lasciato libero di manifestarle, ma solo la ricerca storica animata dalla passione per la verità e dall’intelligenza critica potrà restituirci uno spaccato oggettivo di quella realtà.
Il compito storico della politica è quello di creare un clima disteso di reciproco rispetto e di condivisione dei valori repubblicani, che in verità nessuno mette più in discussione, per superare una fase del nostro Paese segnato da stragi e assassini.
Esacerbare gli animi e riaccendere i contrasti su contrapposizioni ideologiche serve soltanto a distrarre dalle nuove sfide che impongono capacità e visione della Politica rispetto ai cambiamenti epocali e ai nuovi scenari internazionali.