Annalisa Giannotta aveva un sogno, quello di diventare un’attrice e, passo dopo passo, è riuscita a realizzarlo, lavorando in film come “Aspromonte”, “Padrenostro”e “Donne di Calabria”. Annalisa ha dimostrato che sognare è una disciplina rigorosa e se si sogna forte le belle cose avvengono.
Mario Alberti
La primavera, a Marina di Gioiosa, arriva prima nel cielo e poi sugli alberi, intorno al corso principale. Nel pomeriggio, dalla finestra del mio ufficio, guardavo il cielo azzurro totale, senza nuvole. E poi qualche albero di giardino casalingo discretamente fiorito. Attendevo il mio prossimo appuntamento, con una giovane infermiera che tanto utile poteva essere, in quel momento, al mio servizio domiciliare.
La Locride era il mio sogno realizzato. Quando lavoravo a Melito, nel tempo libero, ci andavo spesso.
Non mi sembrava vero che adesso, nella primavera del 2017, o forse sedici, non ricordo, il mio luogo di lavoro era lì.
Nella mia amata Locride.
E lo è tutt’ora, nel 2023, giusto per la cronaca.
I sogni, sapete, a volte si realizzano. E ne avrei avuto prova più che provata a breve, in quel pomeriggio assolato di inizio primavera.
Bussano.
La mia sede era praticamente uno scantinato in un antico palazzo proprio al centro di Marina di Gioiosa. Entravi e bussavi così, seccamente.
Ricordo come ieri, Annalisa.
Giovane, di una bellezza semplice e pulita, e soprattutto gioiosa, come la città.
Infermiera professionale, mi aveva già mandato tutta la documentazione per essere avviata ai servizi domiciliari che curavo.
E invece no.
Mi parlò, Annalisa, dei suoi sogni ed aspirazioni, del teatro e del cinema.
Dello slancio verso lo studio delle arti. Non ricordo le parole esatte. Avrà detto che se la laurea in scienze infermieristiche è certezza, l’arte è di fatto la realizzazione di un sogno.
Più o meno era questo il significato di ciò che ai più poteva sembrare una retromarcia.
Eppure, a me che vivo al contrario, è sembrata un’ accelerata.
Verso le proprie aspirazioni. Che alcuni, quasi nel tentativo di sminuirle, chiamano sogni.
Il sogno come antitetico alla concretezza, alla praticità.
Qui mi verrebbe da chiedere aiuto a Pessoa che di sogni se ne intendeva.
Ma mi basta il ricordo di quel pomeriggio di primavera gioiosana di qualche anno fa.
Sono stato felice di sentire il coraggio, la determinazione e la gioia di Annalisa.
E le ho dato ragione, pur sapendo che avrei dovuto continuare la ricerca di un infermiere.
Pazienza, ce ne sono tanti. E magari molti hanno sognato di esserlo.
Annalisa sognava il cinema, il teatro. L’arte, la cultura.
E stava già modellando suo futuro. La contatto dopo anni, mentre è un’attrice già nota, e le chiedo di raccontarmi cosa è avvenuto, da quella primavera ad oggi.
“Ho iniziato a frequentare il laboratorio teatrale LocriTeatro di Bernardo Migliaccio Spina, quando avevo all’incirca 15 anni, quando mia sorella mi ha catapultato in un’esperienza di teatro contemporaneo che mi ha fatto letteralmente innamorare di questo mondo, oltre che scoprire quanto ne avevo bisogno. ”
Racconta Annalisa, con estrema semplicità. E sincerità.
“Da quel momento non ho mai abbandonato il sogno di fare teatro, di recitare e di stare in quel mondo di folli. Non ci ho mai, però, creduto abbastanza, o almeno quanto serviva per intraprendere una vera e propria formazione a riguardo. Il mondo del teatro e della recitazione, però, in qualche modo mi ha sempre rincorso e ispirato nel corso degli anni, che per me passavano tra studio e lavoro (non poco importante per me, negli anni dell’adolescenza, l’esperienza di animatrice e artista di strada). Infatti, all’età di 27 anni, quando meno me lo aspettavo, grazie ai miei maestri Bernardo Migliaccio Spina e Lele Nucera che mi hanno dato l’opportunità di prender parte ad alcune importanti riprese sul territorio, sono stata notata dal regista Mimmo Calopresti, che mi ha scelta per interpretare un ruolo nel suo film “Aspromonte. La terra degli ultimi”.”
Film, rammento, passato peraltro qualche giorno fa, in TV.
Infatti, vedendo quel film ho deciso di fare la mia scomposta seconda intervista.
Da quel momento, prosegue Annalisa, ho deciso che mi sarei dedicata alla mia passione più grande con tutte le mie forze. Mi sono iscritta alla Scuola Cinematografica della Calabria dove, dopo il primo anno di corso avanzato, ho intrapreso un corso accademico dalla durata triennale che ho concluso proprio lo scorso giugno. Durante questi anni ho girato:
-Regina (film di Alessandro Grande)
-Padrenostro (film di Claudio Noce)
-Weekend (film di Riccardo Grandi)
-Even (film di Giulio Ancora, in uscita a breve)
-Donne di Calabria (docufiction RaiStoria regia di Enzo Russo).
Attualmente sto girando “Italia Avventura” un travel show diretto da Luigi Simone Veneziano che andrà in onda da settembre su LaC, Sky, TvSat e altre emittenti regionali e che racconta, attraverso gli occhi e la voce di 5 presentatrici (tra cui io), le meraviglie, i misteri, le curiosità e le attrazioni della nostra penisola.
Nel frattempo, mi sono dedicata, grazie alle produzioni della Scc e alla regia di Bernardo Migliaccio Spina, alla mia passione più grande che è il teatro, recitando in:
-La misteriosa scomparsa di W (monologo di Stefano Benni)
-Edipo re (di Sofocle)
-I giganti della montagna (di Luigi Pirandello)
-Medea (di Euripide)
-Natale in casa Cupiello (di E. De Filippo).
L’ultima produzione cui ho preso parte è stata “Antigone” (di Sofocle) per la regia di Andrea Adinolfi.
La mia agenzia si chiama Sudio Fidemi e si trova a Roma.
Progetti futuri: continuare a creare momenti di bellezza per diffonderla sempre di più soprattutto nei fiori più giovani e selvaggi che, per nessun motivo al mondo, meritano di appassire!”
E che dire.
Direi solo grazie ad Annalisa Giannotta.
Adesso soltanto mi accorgo di non aver manco citato il suo cognome.
Grazie perché, forte e chiaro, ha raccontato a tutti che i sogni esistono, e richiedono dedizione e coraggio.
Sognare è una disciplina rigorosa. E se si sogna forte, le cose, le belle cose, avvengono.
Come il sogno di Annalisa.
Come il mio sogno di lavorare sulla Locride.
E come i sogni di chi ci legge, e magari, leggendoci, si convince che i sogni, per realizzarsi, devono soltanto essere sognati più forte.