Sono passati molti anni, ormai, da quel tragico giorno del 1990 in cui perse la vita la professoressa Raffaella Scordo. Raffaella era insieme al marito ed ai suoi due figli; dopo una colluttazione finalizzata probabilmente ad un sequestro di persona fu ferita gravemente alla testa e spirò successivamente all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria. Aveva solo 39 anni ed insegnava nella scuola media di Locri.
Questo tragico evento, mai dimenticato, viene commemorato dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che pone l’attenzione su come fatti del genere non dovrebbero avvenire in un paese civile. Pensiero che espresse, all’epoca, anche il professor Franco Polito in un’intervista a La Stampa, del 3 agosto 1990: ““Non so cosa dire a questo proposito in questo momento – sussurra il professor Polito – penso solo che questa terra è sempre più abbandonata. A parte la carenza delle forze dell’ordine, lo Stato non si preoccupa neppure del funzionamento delle strutture sanitarie. Mia moglie è stata ricoverata dopo quattro ore. Se ci fosse stato un elicottero per spostamenti più rapidi, se ci fossero state attrezzature più efficienti, forse la si sarebbe potuto salvare.”
Eventi del genere, già di per sé terribili, trovano così maggior forza di esistere in una terra che risulta, ad oggi, semi abbandonata a lasciata a se stessa. Una condizione che lo Stato Italiano, se vuole dirsi tale, dovrebbe immediatamente cambiare…