È stato presentato il primo di una serie di appuntamenti performativi “The Dreams of the Others” di Amalia de Bernardis che, aventi luogo alle ore 18:00 dell’8 Luglio.
Il sindaco di Locri Giuseppe Fontana e l’assessora Domenica Bumbaca hanno reso possibile la realizzazione di un progetto culturale presso il Museo Archeologico di Locri Epizeferi, che si terrà dall’8 luglio al 6 settembre. Quest’opportunità, nata da Amalia de Bernardis e Roberto Ghezzi, è stata inserita per intero nel festival ComimunicArt quarta edizione, con uno sguardo lungimirante. La direttrice, Elena Rita Trunfio, che da sempre apprezza il connubio tra arte antica e arte contemporanea, ha custodito minuziosamente la qualità degli eventi tenuti al Museo Archeologico Locrese.
Ideato dalla storica dell’arte Stefania Fiato nel 2020, il ComunicArt intende diffondere la storia dell’arte e promuovere mostre di arte contemporanea nelle aree archeologiche calabresi.
In seguito, il festival ha avviato un percorso di rivisitazione di tutte le sue attività, proponendo una serie di eventi che abbracciano ulteriori aree artistico-culturali, che possano rievocare la natura divulgativa del festival.
La mostra “Genius Loci. Amalia De Bernardis E Roberto Ghezzi” si fa prestare il titolo di un’opera di Christian Norberg-Schulz “Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura” (1979), in cui il norvegese affermava: “Il carattere è determinato da come le cose sono, e offre alla nostra indagine una base per lo studio dei fenomeni concreti della nostra vita quotidiana. Solo in questo modo possiamo afferrare completamente il Genius Loci, lo “spirito del luogo” che gli antichi riconobbero come quell’ “opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare”. La curatrice ha chiesto agli artisti di essere ricettivi nei confronti dell’essenza del luogo, facendo si che questo si lasci scoprire nella sua intimità.
Amelia de Bernardis aprirà e chiuderà le sue performance in un ciclo di quattro fasi, ricche di pathos e di emotività,, di cui ognuna avrà al centro un recupero del comportamento, con lo scopo di creare legami e connessioni istintive, lasciando che l’arte sia un processo aperto e infinito. Roberto Ghezzi invece può esser fiero di un curriculum carico di eventi internazionali. Il precesso creativo di Ghezzi vuole immergersi negli ambienti naturali, che siano questi di qualsiasi tipo, per far spazio all’imprevedibilità della natura e a ciò che questa può dire all’artista, se è in grado di mettersi in ascolto. L’artista proviene da una famiglia radicata nel campo, con un padre pittore e un nonno scultore.
L’allestimento è notevole, decorato da drappi barocchi che rimandano all’arte processuale, di cui si occupa Roberto Ghezzi.
Il sottile filo che lega e accomuna e proprio questo, l’imprevedibilità fatta di mille variabili, la volatilità, non da fermare ma da ammirare. Amelia de Bernardis svolge un doppio ruolo, quello dell’artista e dell’arte, di cui il suo stesso corpo diventa tela. Lei si munisce di ste stessa, parlando, agendo, muovendosi e chiamandoti in causa, scegliendo un processo rituale antico, che diventa medium della sua forza creativa. Ciò che li differenzia è semplice. Il processo di Ghezzi è scientifico, naturalisti, si ispira dalla realtà esterna, mentre quello della De Bernardis è intensamente emotivo, riflessivo e intuitivo, poiché parte da dentro. Parlando due linguaggi vicini ma da due punti di vista opposti, sussurrandoci il Genius Ioci di questa madre Calabria.