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domenica, Dicembre 22, 2024
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Chi ha rubato Cataleya?

Di Mario Alberti

 

Comprendo, ma non troppo, che la dipartita del Cavaliere rubi la scena, ma “nel quartiere dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” è avvenuta una cosa strana, brutta, drammatica.

Cataleya non si trova.

5 anni, origini peruviane, casa comune con un altro centinaio di persone di diverse etnia in un albergo dismesso in periferia di Firenze.

Un ritrovo di gente da canzone di De Andrè ed impegno di Don Gallo. Ma nessuno, pare, né canta né si impegna più di tanto, in quel posto.

Escluse le Forze dell’Ordine.

La mamma, giovane, piange e si dispera e gli hater l’attaccano per il cappellino di Armani, comprato chissà in quale bancarella, e il marito in carcere.

Che peraltro ha tentato il suicidio.

C’è sempre qualcuno da odiare, quando dall’esclusione si passa alla ribalta, per motivazioni non volute.

I fatti. Dimentico sempre di parlare dei fatti.

Sono confusi, per la verità. Domenica scorsa, Cataleya, cinque anni, detta Cata, affidata ad una amica mentre la mamma va al lavoro, viene inquadrata dalle telecamere di sorveglianza.

Poi più nulla. Scompare.

Vane le ricerche all’interno dello stabile, fatiscente e degradato, dove avvengono lotte per gli spazi migliori, per i piccoli privilegi che possono essere un ambiente più luminoso, o con i muri meno cadenti e umidi.

Pezzi di umanità dolente verso i quali non servono manganelli, ma opportunità, sostegno, recupero della dignità.

Che a un essere umano non dovrebbe essere mai negata, mortificata.

I manganelli, diciamolo chiaro, servono a noi per prendere le distanze da un mondo che temiamo sporchi il nostro percepito benessere.

Le nostre fallaci certezze intese come eterne che ci portano a fuggire da un mondo marginale, doloroso, perché temiamo ci riverberi la disperazione.

L’ho già scritto più volte, i social antisociali fanno emergere la parte cattiva dell’uomo, perché vengono ritenuti come un luogo che garantisce la possibilità di essere beceri, inopportuni, giudicanti.

Un premio per i più cattivi!

E quindi Cataleya è scomparsa, forse rapita, forse non si sa, perché figlia di un ambiente sporco brutto e cattivo.

Chi scompare in un albergo occupato forse scompare di meno.

Non c’è alcun dubbio che il luogo abbia influito, ma non come colpa.

Si aprono tante riflessioni sui luoghi dell’abbandono, dove vivono esseri umani più che marginali, marginalizzati.

Sono le periferie dell’umanità, come le tendopoli di migranti che alla sera qualcuno vorrebbe cacciare, e magari gli spara a pallettoni, ma che di giorno raccolgono i pomodori a due euro l’ora.

O gli zingari, che rubano i bambini e nessuno vede mai felici.

Tranne Claudio Lolli.

Anzi, oltre gli zingari felici, Claudio cantava della borghesia, vecchia e piccola, la quale è contenta se un ladro muore, o se arrestano una puttana.

Ecco, temo che la piccola Cata scomparsa stia un po’ pagando, in termini di attenzione al caso, un non così poi tanto celato atteggiamento securitario discretamente consolidato nella “middle class” nostrana.

Altrimenti, non ci fosse, forse non esisterebbero i bordi dell’umanità. Più nelle grandi città, frenetiche e frettolose, che nei piccoli paesi, dove ancora resiste una dimensione relazionale coinvolgente.

Ma devono essere proprio piccoli però.

Dimensioni che si stanno perdendo in una continua rincorsa a divenire città.

Ma di questa cittadinizzazione, se si potesse così dire, forzata, ne parleremo dopo. Forse.

Intanto Cataleya torna a casa presto.

Ti aspetta la mamma, papà, Don Gallo, Fabrizio, Claudio e spero tanti altri che per un attimo possano fermarsi a pensare che è proprio lì, nei margini, che esistono i poemi (Osip Mandel’Stam, poeta russo…).

E ti aspetto anch’io.

Mario Alberti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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