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giovedì, Settembre 19, 2024
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Un mondo a due facce: ricchezza e povertà

Un racconto breve di Felice Foresta che si immerge in un mondo a due facce: ricchezza e povertà

Oggi, è stata durissima.
Stamane, sul presto, saranno state le dieci, sono stata dall’estetista.
Poi, visto che fra poco vado in riviera, ho fatto un salto da Dolce & Gabbana, non sai quante cose sfiziose sono arrivate. Certo, un po’ costose ma sapessi come ti fanno sentire donna. Ma tanto.
Prima la pandemia, poi la guerra, adesso la pioggia.
Ma chissenefrega!
È meglio goderseli i soldi che abbiamo.
Scusa, adesso devo lasciarti.
Vado a fare due scambi di padel con la figlia dell’amministratore delegato.
Passo, però,  prima a mettere a posto i capelli, però. Non vedi come sono sfibrati?
Un salto, quindi, al nuovo locale che hanno aperto, il Los Angeles, per un happy hour con gli amici.
E per finire uno spizzico da Peter, il pentastellato Michelin più buono dell’universo.
Ah, quanto è bella la vita!
E tu?
Tu cosa hai fatto in questa splendida giornata d’inizio giugno?

– Io?
Chi io?
Dite a me? Proprio a me?
Beh, io, dunque.
Ho messo la pignata sul fuoco.
Stasera, surache con un urgulicchio di pane di Santu Luca.
Non ha stelle, il pane di San Luca è una stella.
Prima che l’acqua bollisse, ho nettato la cicoria, sistemato la legna e registrato la casa.
Poi, ho raccolto i capelli, ma siccome non ho trovato la pettinissa ho usato un fazzoletto. Quello buono che avevo conservato per la domenica delle Palme.
Ho, quindi, preso il panaro e abbracciato il bastone.
Gli stivali di gomma, ora che comincia a fare un po’ caldo, fanno male, ma li ho infilati lo stesso.
Ho preso per mano la fatica del mattino.
Ci ho camminato insieme.
Sino a dove l’ulivo si sposa alla fiumara.
Oggi, posso scapolare più tardi, ché minaccia pioggia stasera,  e non devo abbeverare l’orto.
Poi ho chiesto permesso all’ombra, e mi sono seduta.
Ho recitato il rosario, e ringraziato il Signore.
Un ave, un gloria e un pater per tutti sti cristiani. Per i poveri picciriddi.
Prima avvelenati dal covid. Poi, ammazzati come topi inta nu gaddinaru da un pazzo.
Quindi, ho iniziato a parlare.
Pensavo che nessuno mi ascoltasse.
E, invece, Carolina, Pupa e Settembrina, le mie vacche, mi hanno guardato, e mi hanno detto di non smettere. E io non ho smesso.
Ed è lì che ho incontrato la vita.

 

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