Vi invito a leggere attentamente un brano tratto dal libro “Ali sul deserto” scritto dall’ufficiale dell’aeronautica militare, Vincenzo Biani e pubblicato nel 1933 con la prefazione del quadrunvero Italo Balbo, uno dei massimi esponenti del regime fascista.
“Gli equipaggi, navigando a pochi metri da terra, poterono seguire le piste dei fuggiaschi e trovarono finalmente sotto di sé un formicolio di genti in fermento; uomini, donne, cammelli, greggi; con quella promiscuità tumultuante che si riscontra solo nelle masse sotto l’incubo di un cataclisma; una moltitudine che non aveva forma, come lo spavento e la disperazione di cui era preda; e su di essa piovve, con gettate di acciaio rovente, la punizione che meritava. Quando le bombe furono esaurite, gli aeroplani scesero più bassi per provare le mitragliatrici. Funzionavano benissimo. Nessuno voleva essere il primo ad andarsene, perché ognuno aveva preso gusto a quel gioco nuovo e divertentissimo. E quando finalmente rientrammo a Sirte, il battesimo del fuoco fu festeggiato con parecchie bottiglie di spumante” (V. Biani, Ali sul deserto, Firenze, Bemporad, 1933, p. 25).
Il brano non avrebbe bisogno di alcun commento, mentre bisognerebbe riflettere su come un gruppo di giovani ufficiali dell’aeronautica militare italiana si siano potuti trasformare in una banda di vili assassini. Non venivano da Marte. Erano italiani come noi ed avevano frequentato le nostre scuole, le nostre strade e le nostre Chiese. Presumo ragazzi normali che anni ed anni di retorica patriottarda e razzista, oltre ad una costante esaltazione della violenza, avevano trasformato in belve umane. Biani non pagò per le sue colpe. Anzi quando c’era da affrontare gli aerei “nemici” trovò protezione a Brindisi al riparo delle truppe alleate e concluse la carriera con i gradi di generale . Da notare infine che l’intrepida azione militare di cui parla Biani non era avvenuta durante una guerra, ma durante la repressione dei ribelli libici.
Oggi, più che mai, è necessario ricordare che ci fu un tempo in cui la barbarie e la viltà non furono considerati vergogna, cosicché un ministro del governo italiano, Balbo, non ha avuto alcun imbarazzo a scrivere la prefazione ad un libro come “Ali sul deserto”.
Non si scherza col fuoco.
Dalle mie parti si dice che la mente umana altro non sia che un “Velo di cipolla” che separa la ragione dalla follia.
È follia uccidere gli innocenti. È follia la guerra.
Non a caso mi sono ricordato del brano sopra riportato, nel momento in cui ho visto la Presidente Meloni seduta su un caccia dell’aeronautica militare e tanti bambini a sventolare il Tricolore intorno a Lei. Una scena in apparenza innocente. Ma solo in apparenza, perché non si dovrebbero esaltare gli strumenti di guerra e di morte. Comunque, non è questa la migliore immagine che un Presidente del consiglio può proiettare nella mente dei nostri ragazzi. Se a ciò aggiungiamo le frasi di La Russa che tende a dileggiare il valore della Resistenza al nazifascismo, il quadro diventa preoccupante.
Come ricorda un brano il Brecht, il ventre che generò la guerra è ancora pieno e gravido di mostri, ed a nessuno è consentito dormire sugli allori e pensare solo ai fatti propri.