Insieme a lui, tutti assolti gli imputati accusati di associazione a delinquere e altri reati in questo procedimento “Core business”. Oggi Commisso risulta “incensurato” anche se per la Dda reggina, Cosimo Commisso era il principale imputato del processo, perché accusato di aver ricoperto un ruolo apicale dell’omonima cosca di Siderno.
Sono stati tutti assolti gli imputati del processo «Core business». Lo ha deciso tre giorni fa il Tribunale di Locri, presieduto dal giudice Ada Vitale (a latere Andrea Bonato e Alessio Trogu), che ha emesso la sentenza di assoluzione per Cosimo Commisso, per il quale il sostituto procuratore della Dda Giovanni Calamita aveva chiesto 25 anni di carcere.
Mentre per la difesa, come hanno sostenuto gli avvocati Sandro Furfaro e Francesco Commisso nella discussione, l’accusa contro Cosimo Commisso non ha una base solida, perché è fondata sulle sabbie mobili di un giudicato di revisione che dopo 26 anni di reclusione lo ha scagionato dalle accuse mosse a suo carico. “Commisso non è quell’asserito leader della ‘ndrangheta di Siderno ma è, ad oggi, una persona incensurata e, pertanto, va mandata assolta”.
Per la Dda reggina, infatti, Cosimo Commisso era il principale imputato del processo, perché accusato di aver ricoperto un ruolo apicale dell’omonima cosca di Siderno. Secondo i pm, infatti, sarebbe stato il leader riconosciuto della famiglia di ‘ndrangheta sia nel periodo in cui è stato detenuto, per 26 anni, sia dopo la scarcerazione seguita a un processo di revisione davanti alla Corte d’appello di Napoli che lo ha scagionato, in via definitiva, da alcuni omicidi rientranti nella «faida di Siderno» e consumati a cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90.
Quello che gli inquirenti hanno ritenuto boss, in seguito a quella sentenza per gli avvocati era in realtà un incensurato. Per Cosimo Commisso, quindi, sono cadute le accuse così come sono stati assolti, per non aver commesso il fatto, gli altri imputati del processo Antonio Rodà e Giuseppe Giacomo Minnici per i quali la Procura aveva chiesto la condanna a 15 anni di reclusione.
Con la formula «perché il fatto non sussiste», inoltre, è stata emessa sentenza di assoluzione anche per Vincenzo Crupi, Giuseppe Crupi, Natale Rocco Crupi e Loriana Rodà. Il Tribunale ha disposto, infine, il dissequestro in provincia di Arezzo della struttura «Anghiari residence» che era stata sequestrata nel dicembre 2019.