L’aeroporto di Lamezia è già intitolato: si chiama Santa Eufemia che deriva dal nome proprio, Eufemia. Detto ciò in premessa, ritengo l’appello recente e la conseguente raccolta firme, comprese quelle di noti intellettuali calabresi, fuori dal tempo. Intanto perché non è da questi particolari (come direbbe De Gregori) che si giudica un giocatore. Diciamo che la centralità di Lamezia si tira fuori a convenienza, come l’elastico delle mutande. Ma mai a favore di Lamezia.
Se qualcuno vuol ridurre la vicenda dell’intitolazione dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme “S. Eufemia” ad una mera questione “campanilistica” si sbaglia di grosso. Sono fra quanti (e siamo in tanti) non condividono la proposta di intitolare lo scalo a Corrado Alvaro. Ma non solo ad Alvaro. Negli anni sono state avanzate le proposte più svariate e tutte di personalità della nostra Calabria rispettabili. Da San Francesco di Paola a Mattia Preti, passando per Tommaso Campanella e Gioacchino da Fiore e si potrebbero aggiungere, Franco Costabile, Francesco Fiorentino, Giovanni Nicotera, Arturo Perugini (fondatore di Lamezia Terme) eccetera eccetera. L’aeroporto di Lamezia è già intitolato: si chiama Santa Eufemia che deriva dal nome proprio, Eufemia. Se la zona dove è ubicato si fosse chiamata “cavallo” allora credo che dal 1976 ad oggi qualcuno, prima di noi, avrebbe senz’altro provveduto a dare un nome proprio allo scalo. Detto ciò in premessa, ritengo l’appello recente e la conseguente raccolta firme, comprese quelle di noti intellettuali calabresi, fuori dal tempo. Intanto perché non è da questi particolari (come direbbe De Gregori) che si giudica un giocatore. Nel caso di specie, che si fa opera di unire le Calabrie. Quando si trattava di decidere dove costruire l’Università della Calabria si scelse Arcavacata, senza pensare alla centralità di Lamezia. Quando si scelse tra Reggio e Catanzaro dove realizzare gli uffici del capoluogo di Regione, si optò per la sede del Consiglio a Reggio e la Giunta a Catanzaro. Anche allora della centralità di Lamezia non gliene fregò niente a nessuno. Nonostante le manifestazioni e l’occupazione della stazione ferroviaria lametina. Quando si propose la rinominazione della Provincia di Catanzaro in Catanzaro-Lamezia (come avvenne per Forlì e Cesena) e ancora prima per Pesaro e Urbino, Massa e Carrara, vi fu una levata di scudi nei confronti del disegno di legge della senatrice Ida D’Ippolito che non ebbe eguali in quanto a intolleranza e offese contro i lametini. Eppure, nemmeno una sedia si spostava da Catanzaro verso Lamezia. Solo rinominare la Provincia, un fatto naturale vista la frequenza con la quale si parlava (e si parla) di conurbazione, area vasta, città metropolitana e bla bla bla. Niente. Nulla da fare.
Diciamo che la centralità di Lamezia si tira fuori a convenienza, come l’elastico delle mutande. Ma mai a favore di Lamezia. Si intuisce allora che il campanilismo lo fanno tutti gli altri, tutte le altre realtà a danno di Lamezia. Ogni tanto, però, i lametini si ricordano di essere lametini e di avere un’identità e anche un aeroporto che di nome fa S. Eufemia. E giustamente rimandano al mittente ogni proposta che intenda cambiare i connotati ad una parte della città.
E poi perché francamente, non è possibile (sempre con il dovuto rispetto) che in questa regione ognuno si alza la mattina con il pensiero di intitolare lo scalo di Lamezia a qualcuno, o peggio ancora cambiare denominazione come qualche mese fa aveva proposto il sindaco di Catanzaro. Bontà sua, quest’ultimo, se ne faccia una ragione. Lo scalo si trova in territorio di Lamezia e non a Catanzaro. Davvero, signor Fiorita: se ne faccia una ragione.
La Calabria non si unisce nel nome di Corrado Alvaro che pure è stato e rimane – a mio modesto parere, con Tommaso Campanella – il più grande dei nostri scrittori e pensatori. Mi rivolgo anche a lui, ad Alvaro, citando una sua frase: “in Calabria non cambia mai nulla, solo i morti cambiano”. Ecco, caro Alvaro. Pur se in buona fede, chi propone il tuo nome, a mio avviso continua a compiere gli stessi errori di chi negli anni passati ha pensato di separare la forma dalla sostanza. Anche tu, probabilmente, ti opporresti all’intitolazione dello scalo a tuo nome perché lo troveresti ipocrita e ingiusto. Non vorresti usurpare un nome già esistente, inserendo il tuo.
E no, non è possibile! Lamezia Terme era sorta nella mente di Perugini per essere il capoluogo di Regione nei primi anni Settanta, ma una classe politica scellerata, egoista, ipocrita e truffaldina che pensava solo ai singoli orticelli, l’ha relegata in un angolo, favorendo sprechi di denaro pubblico e fallimenti industriali come l’ex-Sir o Saline Ioniche. E allora? Ma quale unità delle Calabrie se a governare tutt’ora sono sempre quelle classi dirigenti che hanno impedito a Lamezia di svilupparsi come territorio più importante della regione, depredandola di tutto?
E ancora di che si parla? Di come deve intitolarsi un aeroporto che un nome proprio ce l’ha già. Per questa terra, purtroppo, non ci sono speranze se non cambia la mentalità, questa sì, di chi, sotto mentite spoglie, parla di idee innovative che tali non sono ma che invece finiscono per acuire le distanze.
Antonio Cannone