Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 24 Marzo.
Accadde che:
1882 (141 anni fa): il biologo tedesco Robert Koch annuncia la scoperta del batterio responsabile della tubercolosi (mycobacterium tuberculosis, TBC). Egli, inoltre, individua anche la sostanza che agisce come rimedio della malattia, la così detta “tubercolina”. Nel 1884 si dedica allo studio del vibrione del colera, altra malattia all’epoca altrettanto contagiosa e mortale. Le sue scoperte gli aprono la strada per il riconoscimento ufficiale, che avviene nel 1905, con la consegna del Premio Nobel per la medicina. Koch compie anche alcune missioni in Sudafrica e in Rhodesia per svolgere esperimenti su alcune malattie che colpiscono i bovini e lavora parecchio anche sulla malaria, aggiungendo su questa patologia nuove e preziose informazioni. La medicina ufficiale, oggi, riconosce validi i Postulati di Koch, pubblicati dal medico nel 1883, che intendono dimostrare che un determinato microrganismo è responsabile di una specifica malattia. La tubercolosi è ancora oggi un’infezione batterica potenzialmente grave e contagiosa. Nonostante i progressi compiuti dalla medicina, questa malattia è una delle più temute al mondo e provoca ancora molte vittime, soprattutto in Africa e nel continente asiatico.
1944 (79 anni fa): Trecentotrentacinque italiani vengono trucidati, a Roma, dalle forze di occupazione tedesche, episodio che passò alla storia come simbolo della crudeltà nazista. La strage del 24 marzo si compì proprio come rappresaglia per un’azione partigiana del giorno prima. Il 23 marzo, infatti, una bomba partigiana piazzata in Via Rastella aveva ucciso 33 tedeschi. L’atto terroristico fu un duro colpo per i nazisti, che infatti reagirono con furia ceca, ordinando un’immediata vendetta: 10 italiani sarebbero dovuti morire per ogni tedesco ucciso, anche se all’inizio Hitler voleva che a morire fossero 50 italiani per ogni soldato ammazzato. La mattina del 24 marzo, dunque, caricarono sui furgoni 335 prigionieri, di cui 75 italiani di origine ebraica e si diressero verso delle cave vicine alla Via Ardeatina. I cinque prigionieri in più rispetto al conto “dieci italiani per un tedesco” furono un tragico errore di conto. Qui i nazisti fucilarono tutti i presenti, cercando poi di nascondere il loro massacro facendo saltare in aria parte dell’entrata alle Fosse Ardeatine. La strage o eccidio delle Fosse Ardeatine rappresenta uno dei tanti momenti bui della storia italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nato oggi:
1940 (83 anni fa): nasce, a Bova Marina, Pasquino Crupi storico, giornalista, direttore del settimanale “La Riviera”, autore di importanti libri e saggi che ne hanno segnato il percorso umano e intellettuale. Un vero intellettuale “In trincea”, come amava definirsi. Per ricordarlo, pubblichiamo un articolo scritto da Rosario Vladimir Condarcuri, che tratteggiare la figura di questo grande studioso e meridionalista.
“Negli anni in cui è stato direttore de “la Riviera” il pensiero di Pasquino sui fatti di cronaca era sempre diverso dal sentire comune. Per chi non avesse capito chi sia Pasquino Crupi, faccio un rapido ricordo. Pasquino Crupi è stato uno dei maggiori critici letterari del 900 calabrese, soprattutto della letteratura calabrese, oltre ad essere uno degli ultimi meridionalisti di sinistra, uomo impegnato nel sociale, nella politica e nel giornalismo calabrese. Per me, è stata una delle persone che più mi ha formato, insieme a mio padre, a Nicola, Mario, Diego e altri che, inoltre, ha accompagnato una fase della mia vita molto difficile. Conoscevo Pasquino da sempre perché amico di famiglia, passava da casa nostra per cene e dopo cene. Rincontro Pasquino il giorno del funerale di mio padre, a gennaio del 2009. Da quel giorno Pasquino mi ha aiutato sia nel lavoro, da lì a poco inizierà la collaborazione con la Riviera, che nel superare quel momento triste. Tra le tante cose che mi mancano del Professore, oltre il profumo dell’immancabile sigaro toscano, le mangiate, i convegni nei vari paesi dove lo conoscevano tutti, le soste ai bar dove improvvisava comizi e i rientri serali a Bova al gusto di grappa. Mi mancano, soprattutto, le telefonate mattutine con le quali Pasquino mi indicava la linea del giornale e commentava i fatti della giornata in un modo mai scontato e mai uguale a tutti i commentatori dei nostri giornali. Aveva il fiuto per la notizia e non si accontentava della facciata, ma andava a cercare cosa nascondeva la stessa notizia”.
Pasquino Crupi muore, a Bova Marina, il 19 Agosto 2012