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venerdì, Novembre 22, 2024
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Non c’è Gioia per il Porto

Per il porto di Gioia Tauro non c’è verso di scrollarsi di dosso la sfiga che lo vuole relegato esclusivamente nelle pagine di cronaca nera. Eppure, il nostro scalo di transhipment, sotto la guida lungimirante dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio e del presidente Andrea Agostinelli, continua ad inanellare primati e record di ormeggi; il tutto grazie ad un’alta infrastrutturazione, che rappresenta un elemento strategico nella distribuzione globale delle tratte internazionali delle merci. Nei giorni scorsi, per la prima volta nella storia del porto, due giganti del mare hanno effettuato, lungo il canale portuale, la manovra di sorpasso. Si tratta della MSC Amelia e della MSC Isabella, due portacontainer dai numeri importanti: tra le più grandi al mondo, entrambe hanno una larghezza di 61,5 metri, lunghe 400 metri e capaci di trasportare 24mila teus. Il porto di Gioia Tauro è l’unico in Italia capace di ricevere e lavorare tre grandi navi in contemporanea, consentendo alle stesse di effettuare in sicurezza delicate manovre di sorpasso. Lo scalo calabrese è, infatti, uno dei principali punti di riferimento del transhipment mondiale grazie, anche, alla sua posizione baricentrica nel bacino del Mediterraneo e alla profondità dei suoi fondali di ben 18 metri. Ora, nessuno pretende che i media nazionali riempiano quotidianamente le loro colonne delle mirabili gesta del comandante Agostinelli, ma insistere ogni qualvolta se ne presenti l’occasione (vedi ultima mirabolante inchiesta, salvo flop, sulla cosca Piromalli) sul presunto condizionamento mafioso del porto di Gioia Tauro è un comportamento irresponsabile e deleterio per le sorti dell’importante infrastruttura. Lo stesso giorno in cui è stato diffuso il comunicato dell’Autorità di Sistema Portuale sulla manovra delle grandi navi, tutte le reti televisive e i quotidiani si sono soffermati esclusivamente sull’inchiesta della Procura, sciorinando il solo trito e ritrito stereotipo “delle mani della ‘ndrangheta sul porto”. Non c’è un porto al mondo che non sia oggetto di attenzioni da parte della criminalità e dei suoi loschi traffici e quello di Gioia Tauro non è certamente da meno, ma la criminalizzazione è una pratica scellerata che non contribuisce alla risoluzione del problema. Singapore è il porto più grande del mondo, spediscano lì qualche inviato i media italiani, così avranno qualcosa di più concreto da affiancare alle veline delle Procure nostrane.

rev. Frank

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