Vito Pirruccio, dirigente in pensione e Presidente dell’Associazione Museo della Scuola “I Care!,offre una sia riflessione delle primarie del PD, attraverso un’analisi molto accurata.
Se mi toccano il passato reagisco. Specie quanto l’ipocrisia di chi accusa diventa virale e vorrebbe connotare negativamente una storia alla quale sento, comunque, di essere legato in modo viscerale. Mi riferisco al PD, al mio ex partito, che sento continuamente etichettato come “Partito ZTL”, partito delle zone a traffico limitato, partito della borghesia snob e lontano da quelle marginalità economiche e sociali dalle quali, a detta degli accusatori, si è pericolosamente discostato. PD che riceve continuamente lezioni di campo progressista da prezzolati frequentatori di salotti della TV pubblica e privata.
È di questi padri misericordiosi alla ricerca del figliol prodigo che il nuovo corso del PD ha bisogno?
Spesso l’accusa salottiera “Partito ZTL” viene da coloro i quali, per darsi un tocco come portatori di una “storia lontana” e forgiati ai valori della sinistra, si mettono in bocca Enrico Berlinguer dimenticando (Ma non lo dimentico io) quando i comunisti del partito di Enrico Berlinguer, dagli stessi accusatori di oggi, venivano etichettati in modo dispregiativo socialdemocratici e quell’uomo “politico scevro di vanità, insofferente agli esibizionismi, il “sardo muto” sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario”, come scrisse di lui l’avversario Indro Montanelli, veniva accusato di tradire la classe operaia mentre i loro signori (Mi viene in mente il mitico Fortebraccio Mario Melloni) frequentavano più Capalbio che le fabbriche del triangolo industriale.
Oggi, di quel partito restano solo i “residuati muti” e di leaders come Enrico Berlinguer, scevri di vanità e insofferenti agli esibizionismi, è raro incontrarne nell’agone politico. Abbondano, però, gli analisti senza freni e gli spregiudicati saltimbanchi che, a mio parere, tanto danno arrecano alla sinistra e alla politica in generale.
Le Primarie del PD, alle quali onestamente non ho partecipato avendo scelto un anno fa di abbandonare il mio “partito di sempre” ritenendolo poco reattivo e sbracato sul versante grillino, mi offrono lo spunto per reagire ai salottieri di turno, a chi ha tatuato il PD col marchio ZTL e mi spingono a riflettere quanto questo modo di gestire la vita del partito (Altra cosa sono le coalizioni) sia veramente democratico e rispettoso dello stesso travaglio interno dei suoi militanti intesi come comunità politica necessariamente circoscritta.
L’appartenenza ad un partito, l’ho appreso nel “vecchio” PCI, presuppone una scelta di campo, l’osservanza di regole, un impegno diretto di testimoniare valori e significati frutto di una libera adesione. Il partito costruisce ed esprime una linea politica nella misura in cui i suoi membri (dalla sua classe dirigente ai semplici militanti) si sentono parte dell’elaborazione collettiva e portatori di una comune visione della società. Il partito, insomma, diventa soggetto di riferimento per gli elettori che scelgono liberamente di votarlo nella misura in cui cammina sulle spalle di chi lo interpreta.
Scegliere democraticamente gli organismi di un partito, quindi, richiede, come per chi si reca alle urne per la scelta dei Deputati e Senatori, un’appartenenza e una cittadinanza che per il partito, però, non è il legame di godimento dei diritti civili e politici a uno Stato, ma del godimento dei diritti civili e politici dentro una comunità politica costituzionalmente definita da uno Statuto e fortemente identitaria. Il modo in cui si sono svolte le primarie del PD ha a che fare, invece, con l’anarchia demagogica e non con la democrazia consapevole. Prova ne abbiamo che si sono recati alle urne-gazebo gente che nulla ha a che fare con il vincolo di comunità PD e vota altri partiti. C’è, persino, chi strumentalmente si è mischiato con gli iscritti e i simpatizzanti per deviare il corso corretto della vita politica e democratica del partito.
Era proprio utile correre questo rischio?
Sarebbe interessante sapere, per esempio, quanti sono stati coloro i quali, qualche anno fa, gridavano anatemi contro il “Partito di Bibbiano” e, oggi, hanno scoperto di essere utili alla causa. Vorrei conoscerli e guardarli in faccia, pure ora a chiusura dei seggi e pur non militando nel PD e capire se conservano la faccia tosta del periodo dell’accusa. Intanto, leggo con disgusto che qualche ideologo salottiero, specializzato più come avvelenatore di pozzi che uomo “scevro di vanità e insofferente agli esibizionismi” e noto come ideologo grillino, non saprei dire quanto disinteressato, si è recato a votare alle primarie del PD e si è espresso per Elly Schlein: benvenuto a un altro residente nella famosa ZTL! Il PD ha riconquistato la sua identità. Prosit!
Vito Pirruccio