“Sinistra! Un manifesto”, Einaudi 2023, di Aldo Schiavone è un libro che contiene pensieri vaganti, censurati, inespressi sull’affermazione dell’antipolitica, sulla sinistra. Una sinistra, che specie dopo le recenti elezioni regionali, continua nel suo cupio dissolvi, nella deriva crescente dalla realtà del terzo millennio.
Sinistra! Un manifesto, Einaudi 2023, di Aldo Schiavone è un libro che contiene, sistematizzandoli, pensieri vaganti, censurati, inespressi, più in generale assenti sulla crisi della politica, sull’affermazione dell’antipolitica, sulla sinistra.
Una sinistra che specie dopo le recenti elezioni regionali, non in dur regioni qualsiasi, continua nel suo cupio dissolvi, nella deriva crescente dalla realtà del terzo millennio.
Prospetta anche talune possibili soluzioni alla fine delle cento pagine del suo saggio, Schiavone, che contiene annotazioni bibliografiche da Marx a Esposito, da Fourier e de Tocqueville, Piketty e Stiglitz.
Una visione di società non relegata negli angusti confini nazionali, la tecnica che sta sconfiggendo persino la finanza che a sua volta prevale sulla politica, la sinistra che rinviene la sua ragion d’essere nel benessere del genere umano, progressivo e diffuso, superando il concetto di classe a favore di quello di inclusione: sono queste le parole chiave del libro.
La fine del secolo breve, e di tutto quel che ne è conseguito, sono stati accantonati ma non elaborati, da un ceto politico ha assistito, inerme e colpevole, al dissolvimento di un patrimonio di consensi – nelle aree dove maggiore è l’insediamento operaio più di un terzo di elettori storicamente di sinistra, alle politiche del 2022 non hanno votato per il Pd e nemmeno a sinistra del Pd ma per FdI – oscillante fra parole d’ordine d’antan e abbracci acritici al liberismo.
C’è un’area intermedia da utilizzare e se -Schiavone osserva puntualmente che troppo rumoroso è stato ed è il silenzio di una intellettualità che invece avrebbe dovuto misurarsi con il nuovo e individuare terze vie solidamente ancorate a presupposti teorici, apparendo invero ingeneroso: basti guardare a laboratori e riviste non appiattite sull’osservanza dell’esistente nè dell’estremismo parolaio queste ultime, appare evidente, non ricadono, con fondate ragioni, nella sua visuale – non sono comunque eludibili le difficoltà di una operazione siffatta, con almeno due grossi macigni con cui misurarsi. La questione non è solo italiana o europea, è globale, e la vischiosità e l’ostilità dei temi cui dedicare attenzione e priorità richiedono una soggettività dotata di cultura, non solo politica, difficilmente rinvenibile: Pare di ascoltare Giuliano Amato quando definisce impotente la politica di oggi a misurarsi con temi di complessità epocale. Qualche passaggio è dedicato alla insostituibilità dei partiti, di cui accenna possibili ristrutturazioni soprattutto in periferia e con mezzi informatici.
Ma la forza del libro risiede altrove: risiede nell’assegnare alla sinistra compiti che la destra, più volte chiamata in causa e sempre relegata a una forza del passato, non saprebbe assolvere; nel non porsi minimamente il dilemma – che invece alcuni e non pochi risolvono in direzione opposta alla sua – se la sinistra debba svolgere compiti di governo o di opposizione; nel delineare un quadro d’insieme vasto, una mission, più ancora, una visione per il futuro
Una visione nella quale la sinistra non può essere invitata o comprimaria o comparsa ma protagonista, nel contesto dei poteri istituzionali di una Europa da ridisegnare in termini politicamente, e l’imperioso progresso scientifico e tecnologico da curvare per migliorare le condizioni di vita dell’uomo: si avverte qui in misura sensibile tutta la portata attuale del messaggio olivettiano, in un mondo della produzione di beni che da materiali via via si avviano sempre più verso quelli immateriali e ad alto contenuto tecnologico – a suggerire anche che la sfida si gioca sul versante della qualità e delle specializzazioni – dedicati ai servizi di ogni genere, fra i principali quelli riguardanti l’ambiente.
È ‘umano’ il termine che più frequentemente di altri – ” … Se blocchiamo l’umano unicamente sull’individuale, come oggi si tende a fare, la sua universalità inevitabilmente svanisce, diventa ininfluente, marginale… ” – Schiavone adopera, a suggerire forse l’auspicio o l’impegno per un nuovo umanesimo, in cui non è la macchina ne’ il mercato, non è il capitale o la finanza, non è l’individualismo atomistico il fine: semmai sono strumenti. Le “… grandi ideologie così familiari e riconoscibili, i capannoni industriali lungo le nuovissime autostrade non ci sono più, e l’Italia si mostra disorientata e incerta: avrebbe bisogno di scelte coraggiose”, con queste parole, verso le ultime pagine del libro, chiude Schiavone, citando tre punti fondanti di un Patto che invita a scrivere: “Un’idea d’Italia con meno disuguaglianze; con più Sud; con più Europa, più mondo”.
Certo, il tutto è da commisurare ai soggetti cui il manifesto di Schiavone è indirizzato, a chi vorrà e saprà recepirne i messaggi, che sono molteplici (“… conta che ci sia, subito, una rottura drastica con il passato, ci sia un nuovo inizio”).
Eluderne i contenuti, bypassarli, sarebbe omissivo.
Massimo Veltri