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sabato, Novembre 23, 2024
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Diagnosticato l’Alzheimer ad un 19enne

In Cina, un ragazzo di soli 19 anni ha ricevuto la diagnosi di morbo di Alzheimer. La malattia è stata individuata da un’equipe di medici cinesi, dopo aver analizzato i risultati degli esami ai quali è stato sottoposto il giovane, che accusava difficoltà nello studio e perdita consistente della memoria in tempi brevi da almeno due anni.

Quando i medici lo hanno visitato, il ragazzo non riusciva nemmeno a ricordare cosa avesse mangiato a cena il giorno prima e ha dovuto ritirarsi dal suo ultimo anno di liceo.

Test cerebrali hanno rivelato che il suo ipotalamo, un’area del cervello che svolge un ruolo nella cognizione, si era ridotto. Hanno anche mostrato danni al lobo temporale e livelli elevati di una proteina chiamata tau, entrambi segni distintivi dell’Alzheimer. Poi, hanno condotto una serie di test cognitivi in cui il paziente doveva ascoltare e ripetere una serie di parole dopo un ritardo breve o lungo e sono arrivati alla conclusione che la sua memoria era compromessa in modo significativo. Ulteriori immagini cerebrali hanno mostrato che il suo ippocampo, che è responsabile delle prestazioni della memoria, era atrofizzato. L’atrofia dell’ippocampo è tipicamente attribuita all’accumulo della proteina tau che si raccoglie all’interno dei neuroni e all’accumulo di placche nel cervello causate dal morbo di Alzheimer. Poi, hanno anche testato il liquido cerebrospinale del paziente in cui hanno trovato una concentrazione anormalmente elevata della proteina p-tau181, un biomarcatore ben noto della demenza di Alzheimer. Per escludere la possibilità che l’adolescente fosse geneticamente predisposto a sviluppare la demenza, gli scienziati hanno eseguito il sequenziamento dell’intero genoma, una procedura di laboratorio che rivela la composizione completa del DNA di una persona. Sebbene abbiano trovato prove di placche nel liquido cerebrospinale del paziente, i ricercatori non hanno identificato le placche amiloidi tipiche e gli elevati livelli di tau nel cervello.

Fonte: Agi

 

 

 

 

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