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venerdì, Ottobre 18, 2024
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Pirruccio: quando le scuola e la cultura falliscono

“Se la TV e, in particolare i social, sono stracolmi di questi insulti provenienti, da eminenti artisti della voce e della stampa e avallati dal buonismo dei critici e dai detentori della leva della giustizia, come pensiamo di fare educazione a scuola e in famiglia?”

Questa settimana i mass-media hanno veicolato uscite stravaganti provenienti dal Teatro dell’Ariston di Sanremo e dalle aule di giustizia. Si tratta di una vera e propria rappresentazione plastica di quella caduta di valori che allarma, però, solo lo spazio di qualche giorno: dopo il primo momento emotivo tutto passa nel dimenticatoio. Infatti, dopo una tragedia o dopo uno spettacolo indecoroso, la prima chiamata in causa è la scuola alla quale si chiede, con una forte dose di faccia tosta, di porre argine alla deriva permissiva verso la quale ci siamo, da tempo, irrimediabilmente incamminati.

L’artista bresciano Blanco (pagato con fior di quattrini dai noi contribuenti RAI a differenza della miseria stipendiale assegnata al sottoproletariato scolastico) se non prendesse a calci l’addobbo floreale sanremese e se non sfasciasse il palco dell’Ariston potrebbe, solo con la forza della musica, far parlare di sé e del suo “genio artistico”? Ma quando mai!

Una volta l’artista faceva parlare della sua arte e, spesso, si esprimeva poco con la parola “fuori posto”. Oggi, invece, il diluvio delle parole e dei gesti surclassa l’opera e questa rimane sullo sfondo occultata dalla performance del suo autore.

Se, poi, l’esito deprecabile dell’estrosità artistica si cerca di chiuderlo con il manto misericordioso del buonismo ipocrita (All’artista, si sa, tutto è permesso), forse il Blanco di turno non correggerà i suoi eccessi di esibizionismo e si sentirà più star di prima, magari incoraggiato dai fans e dai like sui suoi profili social.

Altra notizia filo-artistica. La giudice del tribunale di Firenze Susanna Zanda, leggiamo nei resoconti giornalistici in merito alla vicenda Renzi-Travaglio, autore quest’ultimo della trovata di esibire, come soprammobile,  in ripetute puntate su La7, un rotolo di carta igienica con sopra impressa l’immagine di Renzi, sentenzia che “un personaggio politico in uno stato democratico deve tollerare immagini satiriche della sua persona e del suo volto, anche impresse su gadget come quello di causa, perché solamente in un regime totalitario è vietato criticare o ridicolizzare un personaggio politico”. Anzi, in questo caso (è sempre per lo stesso magistrato a sentenziarlo), l’aver adito l’organo giudiziario costa al ricorrente l’accusa di “aver abusato dello strumento processuale”, motivo per il quale dovrà procedere col risarcimento.

Se la TV e, in particolare i social, sono stracolmi di questi insulti provenienti, si sarebbe tentati di dire, da eminenti artisti della voce e della stampa e avallati dal buonismo dei critici e dai detentori della leva della giustizia (sic!), come pensiamo di fare educazione a scuola e in famiglia?

Leonardo Trisciuzzi, maestro della pedagogia speciale, in Elogio dell’Educazione, riassume con queste semplici e incisive parole il compito dell’insegnante: “Educare vuol dire esporre comportamenti, sviluppare abitudini con l’esempio, non con parole di raccomandazione e di dileggio…”. Ma se un messaggio del genere, fulcro della storia del pensiero pedagogico classico e moderno, rimane circoscritto alle sole aule scolastiche, nel mentre gli imbonitori mediatici fanno sfoggio di cattivi esempi (Ormai, non facciamo più caso a quanti vaffa e c**** dilagano in televisione e sulla stampa), quale risultato educativo pensiamo di raccogliere?

Finalmente ho letto che il Ministro della P.I. Giuseppe Valditara ha emanato nella giornata di ieri una circolare con la quale “espone a tutela insegnanti e personale”. Si precisa nella nota che tutti gli episodi di violenza subiti non passeranno sotto silenzio e, secondo la decisione del ministro, sarà l’Avvocatura di Stato a difendere nei processi la parte lesa”. Dalle stanze di Via Trastevere, quindi, è arrivato Il minimo sindacale che ci si attendeva da tempo, visti i fatti incresciosi avvenuti, anche, di recente e considerato che, da anni, il personale della scuola vittima di aggressione aspetta giustizia da tribunali in linea, purtroppo, con la vulgata “educativa” corrente di cui sopra.

In attesa di tempi migliori c’è da aspettarsi che qualche insegnante esasperato risponda per le rime ad eventuali aggressioni. Se malauguratamente un’ipotesi del genere dovesse avverarsi, pensate che il manto della misericordia troverà per il personale della scuola altrettanta ospitalità sui mass-media e nelle aule dei tribunali secondo il modello compassionevole, assolutorio e artistico delle due notizie richiamate? Ho più di un dubbi.

Vito Pirruccio

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