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venerdì, Novembre 22, 2024
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Isola di Capo Rizzuto: sei misure cautelari e 56 indagati per una frode fiscali

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frode fiscale, riciclaggio, impiego di utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, nonché ai reati di usura ed estorsione. Scoperto dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone che hanno eseguito le misure emesse dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo calabrese.

L’ipotesi investigativa è che il meccanismo illecito sia stato realizzato grazie a imprese cosiddette cartiere del settore edile, anche intestate a prestanome, che emettendo fatture per operazioni inesistenti per oltre 5 milioni di euro, hanno consentito di generare a vantaggio delle società utilizzatrici un risparmio d’imposta pari a circa 2 milioni. Le indagini si sono sviluppate, oltre che con dichiarazioni di collaboratori di giustizia e attività tecnica, anche attraverso verifiche tributarie e la ricostruzione documentale delle movimentazioni di danaro, sia mediante i canali bancari che in contante. Sarebbe emerso anche un episodio di usura ai danni di un imprenditore crotonese oltre ad un connesso reato di estorsione.
Un sistema di frodi fiscali e riciclaggio è stato scoperto dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone che hanno eseguito a Crotone e Isola Capo Rizzuto misure cautelari personali nei confronti di sei persone emesse dal Gip di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo calabrese. Complessivamente gli indagati nell’operazione, denominata “Krimata”, sono 56. In particolare, una persona è stata portata in carcere, una ai domiciliari con divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e uffici direttivi per un anno, due hanno avuto l’obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e uffici direttivi per un anno, e altre due il divieto temporaneo di esercitare la professione di consulente o commercialista per un anno.
Dalle indagini sarebbe emersa la presunta partecipazione del soggetto portato in carcere alla cosca di ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto e la sua attività di promozione e direzione del sodalizio finalizzato alla commissione dei reati di natura fiscale e contro il patrimonio e la presunta partecipazione a quest’ultimo sodalizio degli altri indagati, imprenditori e commercialisti crotonesi.
C’è il gruppo imprenditoriale Marrelli al centro dell’inchiesta svolta dalla Guardia di finanza di Crotone su delega della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro che ha indagato sull’ipotesi di un sistema di riciclaggio e frode fiscale realizzato attraverso aziende cartiere. L’operazione ha portato ad eseguire sei misure cautelari: una in carcere e riguarda Mario Esposito, di 69 anni di Isola Capo Rizzuto, accusato di associazione mafiosa, associazione a delinquere per la frode, estorsione e usura; ai domiciliari è stato posto Lorenzo Marrelli (50) di Crotone, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di frode e per il quale il gip ha applicato l’interdittiva a esercitare attività di impresa; l’obbligo di dimora è stato disposto a Antonio Franco (47) di Isola Capo Rizzuto e ad Antonio Costantino (41) di Isola Capo Rizzuto, mentre per i commercialisti Francesco Quattromani (52) di Crotone, e Andrea Valenti (40) di Crotone, è stato disposto il divieto a svolgere l’attività professionale. L’indagine è partita dai lavori di ristrutturazione della ex clinica Villa Giose, poi divenuta Marrelli Hospital, ed ha rivelato l’esistenza di un’associazione finalizzata a commettere reati tributari attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un valore di oltre cinque milioni di euro che hanno prodotto un risparmio d’imposta pari a circa due milioni di euro. Tra le società coinvolte nel meccanismo c’è la Iuledil, amministrata da Mario Esposito, che, secondo le indagini, avvalorate anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, sarebbe un sodale della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. La frode ed il riciclaggio sarebbero avvenute utilizzando anche altre aziende edili, i cui titolari sono Antonio Franco e Antonio Costantino, e l’ausilio dei due commercialisti. Le attività illecite sarebbero iniziate già quando era amministratore del gruppo il medico Massimo Marrelli (poi deceduto in un incidente durante lavori edili nella sua tenuta) e proseguite poi da Lorenzo Marrelli che è subentrato nella guida del gruppo che ha interessi nella sanità, nel settore agricolo ed in quello dell’editoria tv. Il gip ha escluso per tutti gli indagati l’aggravante mafiosa prevista dal 416 bis non ritenendo sufficiente la presenza nell’associazione finalizzata alla frode fiscale di Esposito e
poiché manca la prova di aver agevolato la cosca: “le condotte illecite – scrive il gip – risultano poste in essere nell’esclusivo interesse degli autori dei delitti di scopo”.

(ANSA) –

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