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mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Le camorre di Isaia Sales

 “Storia delle camorre”, di Isaia Sales, edito da Rubbettino è un testo fondamentale per capire le criminalità italiane. Con la storia delle camorre, lo scrittore compie stavolta un passo e un salto enorme, che non ha eguali nella storiografia moderna, indagando un fenomeno criminale spesso trascurato, o peggio trasfigurato quasi in un fatto folcloristico.

 Rubbettino ha mandato in questi giorni in libreria un testo fondamentale per capire le criminalità italiane: Storia delle camorre, di Isaia Sales.

Sales è oggi un prestigioso studioso e autore di libri sulla società italiana e meridionale, ed in passato è stato un importante dirigente politico e anche membro di Governo.

Con la storia delle camorre, un tomo di quasi 500 pagine, Sales compie stavolta un passo e un salto enorme, che non ha eguali nella storiografia moderna, indagando un fenomeno criminale spesso trascurato, o peggio trasfigurato quasi in un fatto folcloristico.

E, invece, la camorra ha assunto un ruolo di vertice inimmaginabile fino a pochi decenni fa. Questa particolare organizzazione criminale di tipo mafioso ha scalzato (assieme alla ‘ndrangheta) Cosa nostra dal ruolo di leader rivestito dal secondo dopoguerra fino alla cattura di Totò Riina. E nessuna istituzione di contrasto alle mafie aveva mai avanzato una previsione del genere, nessuno studioso della materia aveva ritenuto possibile una scalata simile.
‘’Ciò – dice Sales – potrebbe spiegarsi con il fatto che la camorra, pur essendo nata prima della mafia siciliana (negli anni Venti dell’Ottocento) ha conosciuto una storia meno lineare, fatta di lunghe interruzioni già prima del fascismo, di presenze intermittenti e quindi meno afferrabile dall’analisi storica. Diverse volte è stata data per “finita”. La stessa ricomparsa della camorra nel Secondo dopoguerra, a seguito del ruolo assunto dal porto di Napoli nelle rotte del contrabbando di sigarette, era legata ad una funzione ancillare verso Cosa nostra, la quale utilizzò i clan di camorra nella lotta contro i criminali marsigliesi per il dominio dei traffici illegali nel Mediterraneo’’.

La camorra, considerata fino a pochi anni fa una semplice forma di banditismo urbano, è oggi la criminalità mafiosa più in ebollizione e la possiamo definire come “criminalità-bazar”, specializzata a vendere e a comprare tutto ciò che si consuma sui mercati illegali e al tempo stesso la possiamo definire una mafia di massa.

Sales si pone una domanda fondamentale: perché la forte repressione successiva all’uccisione di Falcone e Borsellino ha avuto così strutturali conseguenze sulla mafia siciliana mentre non l’ha avuta sulle bande di camorra e sulle ‘ndrine? Così risponde lo studioso campano: ‘’l’impressione è che il modello piramidale della mafia siciliana si è dimostrato più esposto a una repressione massiccia dello Stato, mentre i modelli organizzativi della ‘ndrangheta e della camorra sono stati più in grado di assorbire i colpi senza intaccarne la riproducibilità. Nel caso della camorra sono stati decisivi, contrariamente alle previsioni, la notevole frammentarietà dei clan (più di 180) e l’assenza di un coordinamento tra loro. Si aggiunga a ciò che la mafia siciliana è stata vittima della sua aspirazione a egemonizzare le relazioni con il mondo politico e istituzionale, aspirazione mai coltivata dalle altre due. La ricerca del monopolio del
comando, la bramosia di un potere assoluto ha condotto Cosa nostra sulla via degli attentati ai vertici delle istituzioni politiche e repressive. Ma quei “delitti eccellenti” hanno determinato una reazione non preventivata dello Stato che è andata ben al di là della stessa volontà di coloro che con la mafia siciliana avevano stabilito lunghe e proficue relazioni’’.

Il modo di organizzarsi delle camorre sembra corrispondere nel mondo del crimine a ciò che il modello dei distretti industriali ha rappresentato nell’evoluzione dell’economia italiana: competere nel mondo copiando i vicini facendosi concorrenza (violenta) e mantenendo stretto il rapporto tra dimensione locale ed espansione globale. Il modello piramidale o coordinato non è quindi l’unico modello di mafia e non è di per sé il più efficiente e vincente. Esiste anche quello federativo e quello a rete, modelli nei quali le camorre napoletane si sono specializzate. Quindi, le ragioni del lungo radicamento delle camorre vanno individuate sia nelle modalità organizzative sia nelle condizioni sociali di riferimento. Le camorre non sono in grado da sole di spiegarci Napoli e la Campania. È semmai la storia di Napoli e della Campania (nel permanente intreccio con quella nazionale) a spiegarci il successo così duraturo di quelle bande criminali, solide e liquide, stabili e frammentate, che vanno sotto il nome di camorra.

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