La sinistra dovrebbe scegliere. La scelta è quella tra il recupero della capacità di rappresentanza dei gruppi sociali più disagiati, che ha quasi del tutto perso, con il grande esodo verso le formazioni di protesta e populiste, ed quella del proseguimento dell’illusione del partito dei ceti medi che, come mostrano tutte le analisi di tutti gli istituti di ricerca dopo il voto del 25 settembre, ma ignorate al momento, continuano in realtà a preferire l’offerta originale del centro-destra a quella peraltro confusa e ondeggiante del Pd.
Ora che ufficialmente è iniziata l’era del governo della destra a Palazzo Chigi, con tanto di fiducia incassata nei due rami del Parlamento, la sinistra dovrebbe scegliere.
Lo dovrebbe fare innanzitutto il PD, sempre che ritenga di essere questo e cioè un partito ancora di sinistra, nonostante tutto. La scelta è quella tra il recupero della capacità di rappresentanza dei gruppi sociali più disagiati, che ha quasi del tutto perso (più di altri partiti di sinistra europei) con il grande esodo verso le formazioni di protesta e populiste, e quella del proseguimento dell’illusione del partito dei ceti medi che, come mostrano tutte le analisi di tutti gli istituti di ricerca dopo il voto del 25 settembre ma ignorate al momento, continuano in realtà a preferire l’offerta originale del centro-destra a quella peraltro confusa e ondeggiante del Pd.
Nessuno chiede il ritorno ad un passato più o meno remoto, ma semplicemente che si può essere di sinistra, nel senso di cercare la rappresentanza dei gruppi più disagiati, senza essere necessariamente assistenzialisti o antisistema.
È oggi possibile costruire un’alleanza estesa tra gruppi più disagiati e ampi settori dei ceti medi più aperti a una redistribuzione responsabile e sostenibile.
Una linea cioè di una sinistra moderna, ma di sinistra!
Questa strada si basa su alcuni concetti: un riassetto coraggioso del welfare, della tassazione, delle relazioni industriali e delle politiche per l’innovazione che non frena, ma sostiene lo sviluppo. Userei la parola socialdemocrazia nel senso di quanto avvenuto in alcuni paesi europei. Ma la socialdemocrazia non ha mai avuto buona accoglienza da noi. Quando c’era un forte Pci era considerata troppo di destra ed oggi a una parte non trascurabile del Pd appare troppo di sinistra. Al tempo che fu, con la socialdemocrazia che aveva in tutta Europa il vento in poppa, Berlinguer e Craxi pensarono a litigare tra di loro e non se ne fece nulla.
Oggi questo falso schema riformisti-massimalisti, suggerisce in pratica al Pd di insistere su una prospettiva di Terza Via che si è dimostrata fallimentare per la sinistra, ma anche per le democrazie, con la crescita del populismo.
In pratica, minore distinzione dal centro-destra sul piano economico-sociale e invece più marcata offerta liberal su quello dei diritti civili e dell’ambiente. Ma è impossibile che un partito di sinistra possa risollevarsi e a recuperare il suo elettorato popolare con una prospettiva di questo tipo.
Cioè senza porsi non solo come partito dei diritti, o all’americana come catalizzatore dei movimenti della società civile, ma anche e soprattutto come partito di contrasto delle disuguaglianze crescenti.
Resta da verificare, possibilmente in un congresso costituente con una discussione vera, la praticabilità di questa strada e solo allora decidere se il Pd debba continuare o sciogliersi.
Il noto politologo Gianfranco Pasquino è molto più pessimista al punto da scrivere cosi’: ‘’… questo Partito democratico è irriformabile. Non sarà riformato da tutti coloro che ne hanno tratto prestigio, cariche e sostentamento per almeno un paio di decenni. Non sarà riformato semplicemente sostituendo i ‘vecchi’ con i giovani, riducendo il numero degli uomini per ampliare gli spazi politici a favore delle donne che, spesso, sarebbero quelle che si sono accodate agli uomini potenti’’.
Altri come Gianni Cuperlo e Pietro Folena (lucidissimi, lunghi e articolati i loro interventi sul blog Strisciarossa per chi ha voglia di leggerli nella loro integrità) hanno nettamente chiesto quel cambio di rotta nella discussione e non sui gazebo. Vedremo ora cosa accadrà, perché’ qualcosa dovrà pure succedere!