Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 23 Agosto.
Accadde che:
1927 (95 anni fa): nonostante le proteste nazionali, vengono giustiziati gli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Una condanna politica voluta dal Ministro della Giustizia americano e, solo nel 1977, il governatore del Massachusetts ammise le falle del processo e ne riabilitò la memoria. Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all’epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due. Prima di essere ucciso, Vanzetti dirà queste parole rivolgendosi al giudice: “Io non augurerei a un cane, a un serpente o alla più bassa e disgraziata creatura della Terra. Non augurerei a nessuna di queste creature ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico; ho sofferto perché ero un italiano, e davvero io sono un italiano (…) se voi poteste giustiziarmi due volte, e se potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già”. Il caso di Sacco e Vanzetti scuoterà molto l’opinione pubblica italiana e anche il governo fascista prenderà posizione a sostegno dei due connazionali, nonostante le loro idee politiche. Grazie ad alcuni documenti, sappiamo che il Duce giudicò l’operato del tribunale di Dedham una farsa ricca di pregiudizi. Il 28 agosto del 1927 le salme dei due anarchici giunsero nel Forest Hills Cemetery di Boston e l’addetto alla cremazione compì un gesto simbolico, emblematico. Sulle schede numero 10201 e 10202, accanto ai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, indicò l’elettroshock come causa del decesso e aggiunse la dicitura Judical homicide, omicidio giudiziario. Il suo fu un tacito J’accuse, una provocazione che rispecchiava il pensiero di chi, come lui, era consapevole di aver assistito a un processo non equo.
1942 (80 anni fa): la Lufwaffe bombarda Stalingrado inizia la fase più drammatica della battaglia di Stalingrado. Coloro che rimangono in città si dedicano totalmente al lavoro di difesa, tutte le fabbriche sono convertite alla produzione militare e i carri armati vanno dalla linea di montaggio direttamente al fronte. Cujkov, comandante della 62° Armata, con i suoi soldati, difende strenuamente la città, facendo come proprio il motto “A Stalingrado il tempo è sangue”. Nei primi giorni di settembre non c’è più un solo edificio in piedi nella città, ma gli uomini dell’Armata Rossa, formate piccole unità di 6 o 9 effettivi, continuano a combattere strenuamente. Alla strenua difesa di Stalingrado, partecipano centinaia di migliaia di donne, e la loro presenza è particolarmente sconcertate per i tedeschi. La difesa di Stalingrado dà i suoi frutti, l’occupante subisce perdite importanti e, con l’avvicinarsi dell’inverno comincia ad avere problemi di approvvigionamento. Finalmente, il 2 febbraio 1943, gli ultimi nuclei tedeschi ancora di stanza a Stalingrado si arrendono.
Scomparso oggi:
1926 (96 anni fa): muore, a New York, Rodolfo Valentino pseudonimo di Rodolfo Pietro Filiberto Raffaello Guglielmi, attore e ballerino. Nato, a Castellaneta (Taranto), il 6 maggio 1895 è stato uno dei più grandi “sex-symbol” maschili che Hollywood abbia mai conosciuto, tanto che il suo nome costituisce un sinonimo del termine, ma soprattutto è stato un vero attore, dotato di notevoli doti di eleganza e sensibilità. Sbarcato in America nel 1915 in cerca di fortuna, dopo aver vissuto qualche periodo dormendo sulle panchine al Central Park di New York, si fa assumere come lavapiatti in un night-club, e grazie alla sua prestanza e alle sue doti di ballerino, comincia anche a fare l’accompagnatore di attempate signore. Quando una di queste, per lui, uccide il marito, Valentino, spaventato, scappa in provincia arruolandosi come ballerino in una compagnia teatrale. Qui viene notato da un attore che lo raccomanda ad Hollywood. Rodolfo Valentino, così, debutta sullo schermo nel 1919, e per qualche anno interpreterà solo ruoli da “mascalzone” latino, fin quando, nel 1921, viene notato da una talent-scout, la quale propone alla Metro Goldwyn Mayer di farne il protagonista della pellicola di genere avventuroso: “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”. Ma il vero successo arriva, quando la Paramount gli, offre un contratto, come protagonista de “Lo sceicco”. Nel giro di poco tempo diventa una star, adorato dal pubblico femminile. Nel giro di pochi anni sarà il seduttore sedotto in “Sangue e arena” e “Robin Hood” ne “L’aquila nera”, infine lo si vede nel doppio ruolo del giovane sceicco e di suo padre ne “Il figlio dello sceicco”. Valentino muore prima della proiezione di quest’ultimo film, a causa di una peritonite, a soli trentuno anni. La sua morte causò una vera crisi isterica in tutta la città di New York. Le sue fan furono disperate e molte compirono anche atti estremi. Si registrarono, infatti, in tutta la città più di trenta suicidi, tutti avvenuti durante il giorno dei funerali di Rodolfo. Ogni, 23 agosto, a partire da un anno dopo la sua morte, una misteriosa dama in nero era solita portare i fiori sulla sua tomba.