Per il Times la Calabria è l’hub della mafia. Un titolo (poi modificato) intriso di banali stereotipi, ad un articolo che racconta l’accordo con i medici cubani.
Anche se il sottoscritto, notoriamente, sia portato all’ironia e a praticarla pure, benché spesso la mia risulti essere pure sferzante, ancora una volta non comprendo e non giustifico quello che considererei non un titolo, bensì una forma di scherno mal riuscito, per di più intriso del consueto ma discutibile umorismo britannico.
La corrispondenza del prestigioso giornale londinese, non può che essere classificata come spazzatura massmediologica, pure se ad essere tale è un articolo di un presunto monumento della carta stampata mondiale, nonché testata storica.
È una questione antropologicamente culturale e tra l’altro da calabrese; quindi, discendente da secoli di presenza sin dalla Magna Grecia, la quale a sua volta ha più storia e più sapere delle umide isolette di Sua Maestà Britannica, dicevo da figlio di questa terra, non accetto un basso e insulso luogo comune: è concettualista a pessimo mercato!
Non vorrei, seppur dovrei, ricordare tanti misfatti di terra inglese (a cominciare dalla discutibile moralità di alcuni appartenenti alla famiglia reale stessa), però scivolerei nel gossip.
Patti chiari, potrei pure farlo e i destinatari avrebbero di cui interrogarsi e magari arrossire per la vergogna, di cui io sarei in grado con due o tre battute delle mie, a stigmatizzare comportamenti simili, ma non faccio ciò poiché noi calabresi siamo diversi.
E perché no? Siamo migliori!
Vincenzo Speziali