Probabilmente un giorno gli studenti di giurisprudenza studieranno gli atti di “Rinascita Scott”, l’operazione scattata tre anni fa con l’impiego di tremila carabinieri, come esempio di giustizia sommaria destinata più alle prime pagine dei giornali che al contrasto alla criminalità. Non mi si risponda parlando dei meriti di Gratteri, perché non ho mai detto una parola contro la persona, né mi si dica che la Calabria è terra di ‘ndrangheta. Questa c’è! Cresce ogni giorno perché, parafrasando Calamandrei, la si dovrebbe combattere col diritto e con i diritti. Le manette ai polsi di un innocente equivalgono al piombo fuso d’una pallottola e in Calabria le vittime sono tantissime sia del piombo che delle manette.
Alle elezioni del 25 settembre non ci sarà un simbolo garantista e la cosa di per sé potrebbe non essere un male dal momento che il garantismo dovrebbe essere patrimonio di tutti i partiti che si ispirano alla Costituzione e intendono difendere lo Stato di diritto. Non c’è cittadino di buon senso che vorrebbe rivedere la scena un po’ ridicola, ma molto preoccupante di Salvini travestito da poliziotto e Bonafede da guardia penitenziaria nell’atto di ricevere un latitante accolto come trofeo all’aeroporto di Roma. Preoccupa soprattutto il fatto che, alla vigilia delle elezioni, non si parli delle cosiddette misure di prevenzione che stanno devastando la democrazia e l’impresa nell’Italia meridionale. Oppure della responsabilità dei magistrati dal momento che alcuni di loro, negli ultimi decenni, hanno provocato una strage di innocenti buttati ingiustamente nelle patrie galere, determinando, tra l’altro, la drammatica situazione nelle carceri italiane.
Una ferita sanguinante alla Costituzione Repubblicana.
Certo in momenti di carestia di idee, un partito dichiaratamente garantista potrebbe diventare punto di riferimento per coloro (e sono tanti) che hanno a cuore le sorti della democrazia nel nostro Paese.
Renzi potrebbe tentarci?
Il suo libro “Il mostro” è un J’accuse contro un certo modo di praticare la giustizia in Italia.
Dovrebbe però spiegare, lo dico senza alcuna animosità, perché nel 2014 avrebbe voluto il dottor Nicola Gratteri ministro della giustizia. Non a me ovviamente. Lo dovrebbe a centinaia (forse migliaia) di innocenti che già in quella data avevano conosciuto le patrie galere in maxi-retate in cui si può intravedere qualche seria responsabilità del dottor Gratteri.
Renzi “inchioda” e non fa sconti ai magistrati che hanno indagato Lui, i suoi genitori, i suoi amici, tra cui l’onorevole Maria Elena Boschi. Non risparmia, e fa bene, la complicità della stampa nell’opera di demonizzazione nei suoi confronti e quella, ancora più odiosa, verso suo padre e sua madre. Eppure, incredibilmente ancora nel 2022 Renzi rivendica la scelta di Gratteri e lamenta il fatto che il diniego dell’allora presidente della Repubblica Napoletano, avrebbe fatto perdere l’occasione all’Italia di avere una riforma della giustizia per renderla più umana e più giusta.
Ci ha creduto veramente?
Ci crede ancora?
Possibile che a Renzi sfugga la mancanza di un nesso logico tra i fatti e le sue parole?
I fatti ci parlano di tanti, troppi, innocenti arrestati.
Le parole dicono che i responsabili di tali arresti avrebbero fatto una bella riforma della giustizia in senso democratico, umanitario e costituzionale.
Anche un bambino coglierebbe la contraddizione.
Probabilmente un giorno gli studenti di giurisprudenza studieranno gli atti di “Rinascita Scott”, l’operazione scattata tre anni fa con l’impiego di tremila carabinieri, come esempio di giustizia sommaria destinata più alle prime pagine dei giornali che al contrasto alla criminalità.
Non mi si risponda parlando dei meriti di Gratteri, perché non ho mai detto una parola contro la persona, né mi si dica che la Calabria è terra di ‘ndrangheta. Questa c’è! Cresce ogni giorno perché, parafrasando Calamandrei, la si dovrebbe combattere col diritto (e con i diritti) e non aggiungendo delitto a delitto… così come s’è fatto in questi anni.
Le manette ai polsi di un innocente equivalgono al piombo fuso d’una pallottola e in Calabria le vittime sono tantissime sia del piombo che delle manette.
Troppe per ignorarle.
Grave se si pensa di poterlo fare, solo perché si tratta di calabresi.