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sabato, Novembre 23, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 5 Agosto.

Accadde che:

1884 (138 anni fa): la prima pietra della Statua della Libertà viene posata su Bedloe’s Island, a New York. L’opera, il cui nome completo è La libertà che illumina il mondo, è stata realizzata dal francese Frédéric Auguste Bartholdi, in collaborazione con Gustave Eiffel, che si occupò della progettazione degli interni. La Statua della Libertà rappresenta una donna con una lunga toga, che nella mano destra sorregge una fiaccola, che richiama il sapere massonico, mentre con la sinistra una tavola dove si può leggere la data del 4 luglio 1776, giorno dell’Indipendenza americana. Ai piedi della Statua si possono osservare delle catene spezzate, simbolo di liberazione da qualsiasi forma di tirannia, mentre sul capo della donna è presente una corona a sette punte, ognuna delle quali rappresenta uno dei sette mari e uno dei sette continenti. La Statua della Libertà è interamente rivestita da fogli in rame battuto con la tecnica a sbalzo, tecnica che consente di alleggerire di molto il peso della struttura. Si tratta di un dono dei francesi agli Stati Uniti d’America, in occasione del primo centenario dell’Indipendenza americana.

1966 (56 anni fa): viene pubblicato “Revolver” celebre album di svolta nella carriera artistica dei Beatles. Essi registrarono Revolver dopo aver preso una pausa di tre mesi all’inizio del 1966, durante un periodo storico di cui Londra era la capitale culturale del mondo. I singoli contenuti all’interno dell’album riflettono l’interesse comune di tutti i membri nel differenziarsi e tracciare una propria peculiarità musicale, lo stile psichedelico. Si affrontano nei testi temi importanti come la morte e la trascendenza dei beni materiali.  I critici lo intesero come una rivoluzione emotiva radicale del gruppo. Insomma, un album che inevitabilmente fece discutere, ma anche innamorare vendendo milioni e milioni di copie. Inoltre, quest’album venne unanimemente considerato uno dei capolavori dei The Beatles, nonché uno tra i dischi più importanti della musica pop: la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 3º posto della lista dei 500 migliori album mondiali. In Italia, venne eletto disco d’oro. Per i The Beatles fu un traguardo ed un successo straordinario.

Scomparsa oggi:

1962 (60 anni fa): muore, a Los Angeles (Stati Uniti), Marilyn Monroe pseudonimo di Norma Jeane Mortenson Baker, attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica. Nata, a Los Angeles, il 1° giugno 1926 è stata tra le più celebri attrici della storia del cinema. La sua infanzia non fu propriamente rosea: sull’identità del padre non ci furono mai accertamenti e la madre, Gladys Pearl Monroe, era mentalmente instabile e finanziariamente non riusciva a prendersi cura della figlia. Iniziò la sua carriera nel mondo dello spettacolo come modella posando per la più importante agenzia pubblicitaria di Hollywood, la Blu Book School of Charm and Modeling. Firmò il suo primo contratto cinematografico il 24 agosto 1946; fu allora che le fu consigliato dal regista Ben Lyon di cambiare nome in Marilyn Monroe per il tono sensuale della doppia “M”. il successo esplose nel 1953 con i successi di “Niagara”, “Gli uomini preferiscono le bionde” e “Come sposare un milionario”.  Nei film che seguirono le disavventure sentimentali, si iniziarono a notare i primi segni di una Marilyn diversa, stanca e stressata. Dopo i film “A qualcuno piace caldo”, “Facciamo l’amore” e “Gli spostati” l’attrice fu licenziata dalla 20th Century Fox. Le relazioni, i flirt, gli amori dell’attrice sono argomenti su cui i giornali hanno molto parlato.  A sedici anni, quando è ancora Norma Jean, sposa Jim Dougherty, da cui divorzia nel 1946.
All’inizio della carriera artistica entrano nella sua vita sentimentale i fotografi, che l’aiutarono ad affermarsi come modella, Andrè de Dienes e Laszlo Willinger, Henry Rosenfield e poi Johnny Hyde, vice presidente di una delle più importanti agenzie di Hollywood, che ottenne per lei le scritture che la lanciarono verso i vertici del successo. Si disse che Hyde morì per il dolore causatogli dall’abbandono di Marilyn. Quindi, ci furono il secondo marito Joe Di Maggio e il terzo Arthur Miller. La relazione nata sul set di “Facciamo l’amore” con il cantante-attore Yves Montand, mentre erano entrambi sposati, lei con Miller, lui con l’attrice Simon Signoret, fece scandalo e fu sbandierata su tutti i giornali.
All’inizio al suo fianco in questo film avrebbe dovuto esserci Gregory Peck, ma l’attore, quando lesse il copione, rinunciò alla parte e Marilyn, che aveva visto Montand recitare in teatro e ne era rimasta affascinata, lo impose come suo partner. Ci volle tutta la diplomazia della Signoret, per far troncare la relazione e allontanare il marito dalla Monroe riportandolo in Francia. Infine, entrarono nella sua vita i fratelli Kennedy, John prima e Robert dopo, con cui intrecciò storie controverse, oscure, conflittuali, che la portarono ad un grave peggioramento del suo precario stato psicologico. Il giorno del decesso l’attrice venne trovata, a soli 36 anni, nel letto della sua abitazione, nella quale viveva da sola con la sua governante Eunice Murray. Le cause della sua morte sono avvolte nel mistero che perdura tuttora. Marilyn venne trovata nuda, a notte fonda, con in mano la cornetta del telefono. Dai controlli dell’autopsia si stabili che la causa della morte era un’overdose di barbiturici: la versione ufficiale fu sempre quella del suicidio. Ma l’idea che fosse rimasta vittima di un complotto partì subito. Il funerale fu organizzato dal suo ex marito, il campione di baseball Joe DiMaggio, che ne pagò tutte le spese. La cerimonia si tenne al Westwood Memorial Park, l’8 agosto 1962, a cui presenziarono solo trentuno persone. DiMaggio decise di invitare solo gli amici ristretti, lasciando da parte tutte le figure di spicco di Hollywood. Una delle sue frasi più belle è la seguente: “Io voglio invecchiare senza lifting facciali. Io voglio avere il coraggio di essere leale al viso che mi sono creata”.

 

 

 

 

 

 

 

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