Ci sono date che, anche se vivessi mille anni non potresti dimenticare. La Strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto, è certamente tra queste.
A giugno avevano ucciso Peppe Valarioti giovane ed intelligente segretario della sezione comunista di Rosarno. Al delitto atroce rispondemmo con una mobilitazione eccezionale in provincia di Reggio. I funerali di massa furono la nostra prima risposta, ma tutti sapevamo che quella morte ci lanciava una sfida che avremmo dovuto combattere, che si sarebbe rinnovata a distanza di poco tempo con un altro delitto di mafia, quello di Gianni Losardo.
Non potevamo tirarci indietro. Avevo due bambini piccoli ed abitavo a Caulonia centro. Quando stavo per partire per il mare, la televisione diede la notizia dell’infame strage di Bologna. Ricordo bene quel giorno: il cielo era terso, il mare bellissimo, ma il nero scese nel mio cuore. Avrei voluto giocare in mare con i bambini, andare in montagna, godermi le vacanze. In quel momento capivo che non mi sarebbe stato possibile.
Non mi era stato possibile fino sino a quel momento e non mi sarebbe stato possibile dopo. Infatti nel pomeriggio partì per Reggio per partecipare ad un incontro sulla strage. Ed è così che è passata la vita. Un grande desiderio di riposo e l’assurda idea che mi è sempre frullata nella testa che il disimpegno dal punto dove più forte è la battaglia, equivalga a diserzione.