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venerdì, Gennaio 10, 2025
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 2 Agosto.

Accadde che:

1980 (42 anni fa): in Italia, un ordigno a tempo, nascosto in una valigia lasciata nella sala d’aspetto della seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna Centrale, sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala Ovest, allo scopo di aumentarne l’effetto, esplose alle 10.25. L’onda d’urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, che al momento si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina e il parcheggio dei taxi antistante l’edificio. Ventitré chilogrammi di esplosivo provocarono 85 morti e oltre 200 feriti, molti dei quali sepolti sotto le macerie dell’ala ovest della stazione crollata. La vittima più giovane aveva 3 anni (Angela Fresu), la più anziana 86 anni (Antonio Montanari), mentre il corpo di una delle vittime, la ventiquattrenne Maria Fresu, non venne ritrovato. Soltanto il 29 dicembre 1980 fu accertato, che alcuni resti ritrovati sotto il treno diretto a Basilea appartenevano alla Fresu, che evidentemente si trovava così vicina alla bomba, che il suo corpo fu completamente disintegrato dall’esplosione. Immediatamente si attivarono i soccorsi e molti cittadini, insieme ai viaggiatori presenti, prestarono i primi soccorsi alle vittime e contribuirono a estrarre le persone sepolte dalle macerie e la corsia di destra dei viali di circonvallazione del centro storico di Bologna, su cui si trova la stazione, fu riservata alle ambulanze e ai mezzi di soccorso. Dato il grande numero di feriti, non essendo i mezzi sufficienti al loro trasporto verso gli ospedali cittadini, i vigili impiegarono anche autobus, in particolare quello della linea 37, auto private e taxi. Il 2 agosto è, per questo, considerata la giornata in memoria di tutte le stragi.

1998 (24 anni fa): Marco Pantani trionfa al Tour de France, riportando la maglia gialla in Italia 33 anni dopo Felice Gimondi. Il Pirata Pantani con questo successo entra di diritto nella leggenda, diventando uno dei pochi campioni delle due ruote a mettere a segno Giro d’Italia e Tour nello stesso anno. Nel nostro Paese, prima di lui c’ era riuscito soltanto Fausto Coppi. Il Tour de France del 1998 è una corsa particolare sotto diversi aspetti. Innanzitutto, tra i corridori è presente Marco Pantani che, dopo diversi episodi sfortunati tra incidenti e infortuni, il 7 giugno è riuscito ad aggiudicarsi il Giro d’Italia, imponendosi così ancora di più come uno dei migliori scalatori al mondo. La competizione transalpina resta nella storia per il bellissimo ed emozionante duello tra i due fuoriclasse in gara: da un lato il Pirata Pantani, dall’altro il tedesco Jan Ullrich. Il Pirata si lancia all’attacco sul Col de Pereysourde e riesce a rosicchiare una ventina di secondi in classifica. Fa ancora meglio il 22 luglio quando giunge primo al traguardo di Plateau de Beille e guadagna circa due minuti su Ullrich. La storia però si fa leggenda il 27 luglio in occasione della frazione che da Grenoble giunge a Les Deux Alpes. In una giornata fredda e piovosa, a circa 50 chilometri dall’arrivo, dal centro del gruppo Pantani scatta fulmineo e va all’attacco, affrontando l’aspra salita del Galibier che giunge fino a 2.642 metri di altezza. Ullrich cerca di tenere il passo, ma deve arrendersi. Giunto in cima, il campione romagnolo ha già distanziato la maglia gialla di tre minuti, ma in discesa e nella salita seguente il bottino del Pirata si fa ancora più ricco: arrivano vittoria di giornata e leadership, con il Kaiser che taglia il traguardo con addirittura nove minuti di ritardo. Alla premiazione sul podio viene raggiunto da Felice Gimondi che fino a quel momento era stato l’ultimo italiano a trionfare alla Grande Boucle

Nata oggi:

1942 (80 anni fa): nasce, a Lima (Perù), Isabel Allende scrittrice e giornalista. La madre, Francisca Llona Barros, divorzia dal padre, Tomás Allende, quando la scrittrice ha solo tre anni: Isabel non conoscerà mai suo padre, che dopo la dissoluzione del matrimonio sparirà nel nulla. Sola, con tre figli e senza alcuna esperienza lavorativa, la madre si trasferisce a Santiago del Cile, ospitata nella casa del nonno. Grazie all’aiuto dello zio Salvador Allende e grazie alla sua influenza, non mancheranno a lei e ai suoi fratelli borse di studio, vestiti e svaghi. Durante l’infanzia trascorsa nella casa dei nonni impara a leggere e a nutrire la propria fantasia con letture prelevate dalla biblioteca del nonno, ma anche con libri che la scrittrice racconta di aver trovato in un baule ereditato dal padre, A 19 anni sposa con Miguel Frías, con cui avrà due figli: Nicholás e Paula. In questo periodo accede al mondo del giornalismo che insieme all’esperienza teatrale sarà il suo migliore elemento formativo. Il suo primo romanzo è rifiutato da tutte le case editrici latino-americane per il fatto di essere firmato da un nome non soltanto sconosciuto, ma addirittura femminile. Nell’autunno del 1982 “La casa degli spiriti”, una cronaca familiare sullo sfondo del mutamento politico ed economico nell’America latina, viene pubblicato a Barcellona da Plaza y Janés. Il successo divampa inizialmente in Europa e da lì passa negli Stati Uniti. Da quel momento in poi, inanellerà un successo dopo l’altro, a partire da “D’amore e ombra” fino a “Paula”, passando per “Eva Luna”. Molti critici hanno definito l’opera di Isabel Allende come un collage di idee e situazioni tratte dai suoi colleghi più famosi. Ma una delle critiche più persistenti è quella del paragone costante con Gabriel Garcìa Màrquez e, in effetti, una certa influenza dello scrittore colombiano risulta essere innegabile, dal momento che viene tutt’ora considerato un punto di riferimento per le nuove generazioni di scrittori iberoamericani.

 

 

 

 

 

 

 

 

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