Il conflitto in Ucraina, ha dato la dimostrazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, della condizione italiana di “Paese occupato”. Le basi americane sono disseminate in tutto il territorio nazionale e la Sicilia a tutti gli effetti va considerato come il 51° Stato degli USA. Riportiamo un rapporto di Pippo Gurrieri di “Sicilia Libertaria”, gruppo in prima fila nella campagna di controinformazione sull’occupazione americana dell’isola.
La Sicilia è parte integrante dello scontro militare in atto tra Russia e USA/NATO; il suo coinvolgimento è diretto, quotidiano, preciso per il ruolo che stanno svolgendo la base militare di Sigonella e il MUOS di Niscemi (1), impegnati nel decollo e nel controllo dei droni-spia che sorvolano i cieli di Ucraina e Mar Nero da settimane. Ma la presenza di giacimenti di gas inesplorati o parzialmente attivati nel Mediterraneo orientale, o la necessità di controllare i giacimenti di greggio e le raffinerie libiche, ne accrescono il ruolo strategico vista la funzione trainante che ha la questione energetica nel conflitto in atto.
Dalla base della Piana di Catania i pattugliatori P-8A “Poseidon” si spingono per operazioni antirusse fino al Mediterraneo orientale, al Mar Nero o alla base russa di Tartus in Siria; spesso nei cieli si sono svolti veri e propri confronti con i caccia russi, ma anche in mare, quando, ai primi di febbraio la flotta militare russa del Nord e del Baltico è transitata dal Canale di Sicilia, “scortata” da portaerei e navi da guerra di paesi della NATO, fra cui l’Italiana Cavour.
Le esercitazioni annuali denominate “Dynamic Manta”, di addestramento alla caccia e alla neutralizzazione di sottomarini nemici, si sono svolte in questo clima elettrico dal 21 febbraio al 4 marzo, al largo dei porti di Catania e Augusta, nel basso Ionio, con la presenza di mezzi da guerra di Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e USA. Il porto di Augusta ha funto da base di rifornimento, mentre è stato utilizzato anche l’aeroporto civile di Catania Fontanarossa per il decollo degli squadroni di elicotteri antisommergibili.
Grazie alla puntuale controinformazione del blogger Antonio Mazzeo e delle realtà antimilitariste, i caratteri di queste operazioni ora sono di dominio pubblico. Vi è coinvolta la base di Trapani Birgi con gli aerei radar Awacs della NATO, e vi ha fatto la sua apparizione anche il sottomarino a propulsione nucleare USS Georgia armato con 154 missili da crociera BGM-109 Tomahawk in grado di coprire distanze fino a 2000 km. L’emersione di questo sottomarino, in genere tenuto segreto, è uno di quegli atti di dimostrazione di forza cha caratterizzano lo scontro in atto. Il porto di Augusta è l’unico in Sicilia attrezzato ad accogliere il transito e la sosta di naviglio a propulsione e capacità atomica di USA, Francia e Gran Bretagna. Come denuncia il Coordinamento “Punta Izzo Possibile” (2) dopo anni di pressioni dal basso la Prefettura di Siracusa nel 2018 ha pubblicato il Piano di emergenza nucleare per l’area; ma nessuna esercitazione che coinvolgesse la popolazione è mai stata fatta, così come previsto; nessuna opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi da contaminazione e le relative misure da adottare, è mai stata operata; né risultano corsi di formazione verso i medici di base. Non si sa neanche – visto che viene apposto il segreto militare – se vengono effettuati controlli della radioattività ogni volta che mezzi contenenti armi nucleari sostano nella rada di Augusta o al pontile NATO di Priolo. Segreto è anche il contenuto dell’adiacente deposito di munizioni di Cava Sorciaro, scavato sotto la roccia che bagna quel tratto di mare. Durante l’esercitazione una vasta area del basso Ionio è stata interessata al divieto di transito e sosta per ogni mezzo navale e civile; la stessa cosa accaduta a gennaio tra Agrigento e Siracusa per un’altra esercitazione navale della NATO. Ancora una penalizzazione per le attività di pesca siciliane. Il cuore pulsante di questa crescente aggressività militare è rappresentato dalla base US Navy di Sigonella, nella piana di Catania, il secondo più grande centro di comando militare marittimo al Mondo dopo quello del Bahrain, supporto alla Sesta Flotta USA di stanza nel Mediterraneo. I soli militari USA superano il numero di 3000, e diventeranno oltre 3200 fra pochi mesi. Fra i tanti altri ruoli strategici fondamentali, come denunciato da Mazzeo, Sigonella è stata trasformata in centro di controllo e di comando delle flotte dei droni Global Hawk della Marina USA e AGS della NATO, diventando praticamente la capitale mondiale dei droni; questo ha, tra le altre cose, comportato pesantissime restrizioni del traffico aereo nella Sicilia orientale, di cui hanno fatto le spese gli scali civili di Fontanarossa e Comiso, subordinati al controllo del radar militare di Sigonella. In questo momento è in atto un progetto di allungamento di alcune piste per adeguarle all’atterraggio e al decollo di aerei cisterna giganti per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri; la base diverrebbe ancora più centrale per le guerre USA-NATO in Africa, Medio Oriente e Caucaso. Il MUOS è lo strumento fondamentale per la gestione di queste attività, ed è particolarmente attivo in questi giorni. L’arrivo dei droni AGS comporta ulteriori potenziamenti della base catanese, che entro il 2024 potrà esercitare il pieno controllo militare dall’Atlantico al Mar Nero, al Mare del Nord e Baltico, fino al Sud Africa, essendo questi droni in grado di effettuare fino a 100 ore di volo settimanali. Ma non finisce qui. Nel 2018 è entrato in funzione il sistema VAS SATCOM Relay Pads and Facility, che permette le telecomunicazioni con tutti i droni USA schierati nel Pianeta e, nello stesso anno, la Joint Tactical Ground Station per integrare ed espandere le capacitò di allarme, attenzione e pronta informazione sui missili balistici da teatro. Installazioni che hanno comportato investimenti per svariate centinaia di milioni di dollari e l’affluenza presso la base di altro personale militare e civile. Un quadro allarmante, completato dall’installazione di due nuovi sistemi di radar-spia a Porto Palo di Capo Passero e Favignana, che diventeranno operativi entro il prossimo mese di giugno; e con la costante attività nei poligoni militari di Punta Bianca (AG), Piazza Armerina, Corleone, Punta Izzo, Pachino, alcuni in via di ampliamento.
Sigonella fa da traino per tutti gli apparati militari in Sicilia, è stata ed è presente in tutti i conflitti americani dal Vietnam in poi, è un tumore maligno le cui metastasi – le tante altre basi, gli impianti, i poligoni, la disposizione degli scali civili siciliani e dei porti – debilitano ogni giorno la Sicilia e la sua popolazione, sottraggono risorse, modificano obiettivi economici e produttivi, corrompono la società siciliana, segnano significativamente in negativo ogni possibilità di rinascita dell’isola. Il sogno di Salvatore Giuliano, di far si che la Sicilia diventasse la 49ma stella della bandiera degli Stati Uniti si è finalmente avverato, ora siamo la 51ma. Sigonella trasporta adesso la Sicilia direttamente nello scontro in atto tra USA e Russia, non solo la espone, ma la trascina in prima linea, e la getta in un profondo pozzo nero riguardo all’immediato futuro in cui gli eventi già tragici potrebbero assumere caratteristiche ancora più drammatiche ed estese. Per questo è sempre più importante rilanciare, rafforzare, rendere più efficace e radicale la lotta al MUOS, a Sigonella e alla militarizzazione della Sicilia come parte saliente della lotta contro la guerra, tutte le guerre. Una lotta di cui rivendichiamo con fierezza il fatto di non aver mai mollato un momento, ma che deve superare la fase di stallo e tornare ad essere trainante di ogni movimento di emancipazione sociale.