Con gli Esami di Stato nel Liceo, torna qualche umore latino anche sui giornali, e chi lo ama non trascura diligentemente di fare la versione. Quest’ anno abbiamo risentito una lucida lezione di Quintiliano, eccezionale maestro di pedagogia razionale e non violenta. E, siccome volevo fare gli auguri a Vito PIRRUCCIO, nel suo primo giorno di libertà dalle rogne dei quadrimestri e dall’ossessione della campanella, mi son fatto coinvolgere anche in questo dal latino. Così, preso un mio vecchio volumetto di Lucrezio, decido di dedicare a Vito questa libera versione dell’ INNO A VENERE, come auspicio di tutto il bene, che una persona come lui può meritare. Ed ecco il mio affettuoso augurio.
INNO A VENERE — O madre degli Eneadi, desiderio e delizia degli dei e degli uomini; O Venere nutrice, che dai forza agli astri che nuotano in cielo, al mare ricolmo di navi, alla terra generosa di frutti. Per tua grazia prende vita ogni creatura, che dal primo respiro può godere della luce del sole. A te, o dea, ubbidiscono i venti e al tuo apparire si sciolgono liete le nuvole del cielo e in tuo onore la terra, genio di artista, ricama i suoi fiori. Verso di te sorridono le distese dei mari, inondate di luce dal cielo sereno. Appena prende forma primavera, spande vigore il respiro di Zefiro e gli uccelli festeggiano il tuo arrivo, ispirati a dolce…
Spero, anche, che Lucrezio non si offenda, per le mie eccessive licenze interpretative.
Ugo Mollica