Dal 2016 ad adesso, decine di campionamenti sotto l’edificio dell’azienda SIKA e carotaggi in un raggio più allargato, confermano che sotto la fabbrica c’è un inquinamento che definire pericoloso è un eufemismo. Tutte le analisi danno valori delle diverse sostanze che hanno raggiunto valori di 1500 volte il valore consentito nel caso del cloroformio e circa 700 volte nel caso del tetracloroetilene. Stiamo parlando di sostanze cancerogene, non di acqua distillata.
Ogni tanto mi sorge il dubbio che il mio cervello è ormai alterato dall’inquinamento, che io sia ossessionato dai tanti disastri di più di 40 anni di scarsa visione delle prospettive di Siderno e quindi continuo a scrivere solo di rifiuti e veleni.
Ci sono tanti posti e luoghi da cartolina nel circondario e, invece, incombe sempre la questione da risolvere dello smaltimento delle sostanze solide e liquide. Qualche passo avanti è stato fatto dal 2016, quando i cittadini hanno iniziato ad affrontare la tematica BP e SIKa. La pulizia dell’ex fabbrica di Pantanizzi di intermedi farmaceutici sta andando avanti.
Si è in attesa che la ditta incaricata, smaltisca i bidoni in superficie, ed in questo senso l’ufficio competente del Comune sta facendo pressioni affinché si velocizzino i tempi, in quanto una parte dei bidoni sono aperti e altri rischiano di corrodersi e i veleni finire sul terreno. Questa operazione è propedeutica per poter affrontare il problema della bonifica totale, a cui sono destinati 1,5 milioni €.
Sul TMB siamo in una fase interlocutoria, in attesa che la Regione e gli ambiti facciano ulteriori proposte, sperando che l’ampliamento dell’impianto di San Leo venga bloccato.
Il depuratore consortile non è immune da problemi e qualche volta sparge veleni e odori nella zona, come è successo un mese fa e vorrebbero collettare altri comuni? L’idea di fito-depurazione in ogni comune non sembra attrarre le lobby degli impianti centralizzati.
Nemmeno in regione sembra ci siano ripensamenti in tal senso, vedi il caso del collegamento di Agnana e Canolo distanti chilometri da Siderno, quando dalle colline è banalissimo far scorrere i rifiuti liquidi a valle.
Farli depurare dalle piante non solo non porta guadagni ai gestori, ma significa più tasse per i cittadini e anche respirare nocività dall’olfatto.
Rimane la SIKA che è un rebus irrisolto per incompetenza di chi è preposto a questo compito.
Dal 2016 ad adesso decine di campionamenti sotto l’edificio dell’azienda e carotaggi in un raggio più allargato, confermano che sotto la fabbrica c’è un inquinamento che definire pericoloso è un eufemismo.
Tutte le analisi danno valori delle diverse sostanze che hanno raggiunto valori di 1500 volte il valore consentito nel caso del cloroformio e circa 700 volte nel caso del tetracloroetilene.
Stiamo parlando di sostanze cancerogene, non di acqua distillata.
Anche in questo caso i lavori per ricercare una fantomatica sorgente sono in fase di avvio, partirà un ennesimo lavoro di 9 carotaggi in una zona contigua alla fabbrica, per scoprire se ci sono residui liquidi del passato, su proposta di Arpacal, come anche il precedente carotaggio di 24 piezometri del 2018.
Quattro anni senza aver trovato una soluzione, che non sia il menar il can per l’aia.
Dopo l’estate avremo la conferma che anche questa volta, si è fatto un buco nell’acqua?
Nel frattempo, la fabbrica continua la sua produzione, i residenti della zona continuano a non poter usare l’acqua dei loro pozzi, alcuni presenti da cento anni.
Speriamo che dopo settembre, nel caso le nuove prospezioni, non diano i risultati ipotizzati o sperati da Arpacal, ci si sieda un tavolo con la presenza delle associazioni ambientaliste per ragionare in modo serio e proficuo.
Ultimo enigma della storia, come mai è stata concessa l’autorizzazione, dall’amministrazione precedente, di un nuovo supermercato di fronte alla SIKA, in una zona sotto controllo e verifica della salubrità, zona di lavorazione di laterizi e di prodotti chimici?
Forse così si risolve la questione della “mitigazione visiva”, cioè nascondere le brutture di un impianto chimico, che doveva essere nascosto con una recinzione di reti verdi più alte di quelle attuali.
Ci saranno, prima possibile a Siderno, cittadini, amministratori, progettisti che riescano a guardare oltre il presente, per un futuro meno inquinato, più salubre e con prospettive di rilancio?
Aspettiamo che passi l’estate per proseguire nella battaglia per Siderno Free Chimica (articolo 5 dello Statuto della Città di Siderno).
Francesco Martino