Nella Locride, così come nel resto d’Italia, la percentuale dei votanti al referendum è stata bassissima. Siamo come coloro che hanno ricevuto così tanti pugni in faccia che, storditi, cercano salvezza nelle braccia dei loro aguzzini. Il partito dei PM è solo il reparto di assalto di una grande armata, ben più forte, che dopo aver cancellato gran parte delle riforme strappate nel passato, con le unghie e con i denti, si muove per costruire il regime. E vinceranno!
Quanti sono stati gli elettori che hanno votato sui referendum per la giustizia a San Luca? Il 21%! Più o meno la stessa percentuale a Limbadi, un paese in provincia di Vibo, in cui opera la famiglia Mancuso e che secondo l’accusa nel processo “Rinascita Scott” sarebbe l’epicentro della ‘ndrangheta. Stesse percentuali a Platì, Africo, Ciminà, Guardavalle, a Siderno il cui consiglio comunale è stato sciolto 3 volte per ‘ndrangheta o a Marina di Gioiosa. Insomma, nella Locride la percentuale dei votanti al referendum è stata bassissima.
Credo che voi sappiate che la stragrande maggioranza dei cittadini calabresi al pari di coloro che abitano nei paesi che ho appena indicato è composta da persone perbene, ed estranei ad ogni consorzio criminale. Noi lo sappiamo, ma ci sono coloro che per decenni hanno provato a convincere l’opinione pubblica nazionale, e noi stessi, del contrario. Chi non ricorda la tesi di noti esperti che hanno fissato la percentuale di mafiosi in Calabria al 27%?
Percentuale media, s’intende!
Perché nella Locride tele percentuale sarebbe stata decisamente più alta fino a raggiungere la quasi totalità degli abitanti in alcuni paesi collocati alle falde dell’Aspromonte. Anzi e per essere esatti nel 2015 un magistrato calabrese ha rilasciato un’intervista al “Sole 24 ore” in cui afferma che in ogni calabrese dorme un piccolo ndranghetista. L’avesse detto Pirandello o uno studioso di Freud la cosa sarebbe stata finanche simpatica ed interessante, ma detta da un magistrato assume un diverso significato.
In questo articolo non intendo contestare le tesi appena esposte, ma piuttosto fare insieme a voi una riflessione con la preghiera di seguirmi nel delicato passaggio successivo. Infatti, ad urne ancora aperte, lo stesso magistrato che aveva parlato dell’altissima densità mafiosa dei nostri paesi di colpo cambia idea e dichiara : “…se non è bastato il 48% dei magistrati, ora l’85% degli italiani, non votando, ha detto che questa riforma dell’ordinamento giudiziario non va bene”.
Siamo partiti dal dato elettorale di San Luca e dei paesi della Locride, dove la percentuale dei votanti ai referendum è stata la stessa o più bassa di quella nazionale, quindi dobbiamo concludere a Platì, a Siderno, a Canolo, ad Africo, a Reggio Calabria, utilizzando sempre la chiave di lettura dello stesso magistrato, sono contro la riforma della giustizia. Anzi…sono perché la “giustizia” resti così com’è! E se riforma deve essere fatta questa, come s’è detto al Rendano di Cosenza, piuttosto che ispirarsi alla Costituzione, dovrebbe prevedere l’assunzione di altri centomila appartenenti alle forze dell’ordine e la costruzione di nuove galere da 5000 detenuti in ognuna di essa.
Più o meno come in Egitto, in Turchia, nella Corea del Nord o in Russia. Credo che siamo arrivati al punto in cui sulla nostra pelle ognuno può dichiarare ciò che vuole.
Lo so bene, io esito molto quando devo scrivere un articolo su questi argomenti e non solo perché si rischia di ripetersi, ma anche perché qualcuno potrebbe scambiare le mie parole per un attacco alla magistratura o a singoli magistrati.
Non è così!
La nostra controparte non è il partito dei Pubblici Ministeri che c’è, ha accesso a tutte le televisioni, ed è molto attivo. La verità e tutt’altra: s’è formato un blocco “politico-sociale” che ha bisogno di demagoghi per tenere il popolo per le briglie, ed intanto le disuguaglianze aumentano a dismisura, la questione calabrese non solo è scomparsa da ogni agenda, ma si tende a votare l’autonomia differenziata, viene abbattuto il valore dei salari e delle pensioni, mentre si parla di guerra e di aumentare le spese militari, i partiti più che la guerra ripudiano i loro elettori per poter eleggere parlamentari di plastilina. Ma in televisione di queste cose non se ne parla e in televisione va soltanto chi utilizza il popolo calabrese qualche volta per criminalizzarlo, oppure per collocarlo contro ogni riforma.
Non siamo stupidi. Siamo come coloro che hanno ricevuto così tanti pugni in faccia che, storditi, cercano salvezza nelle braccia dei loro aguzzini. Come ho già detto, il partito dei PM è solo il reparto di assalto di una grande armata ben più forte che, dopo aver cancellato gran parte delle riforme strappate nel passato con le unghie e con i denti (da quella sanitaria allo statuto dei lavoratori), si muove per costruire il regime. E vinceranno!
A meno che non avremo l’intelligenza e la forza di coniugare le riforme di civiltà, ad una giustizia giusta, alle riforme sociali, alla lotta alle disuguaglianze, perché come scriveva il nostro grande Campanella … “Il popolo -non per propria colpa- è una bestia grande e grossa che si fa guidare e picchiare da un fanciullo che non ha “possa” e di cui si potrebbe disfare con una scossa…”