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In Onore dei Partigiani della pace

A quasi due mesi e mezzo dall’inizio di una guerra di cui non si intravede la fine, ma nemmeno una tregua e figurarsi la pace, una storica combattente comunista come Luciana Castellina, nei giorni scorsi, ha lanciato uno scossone potente, ricordando un movimento: quello dei partigiani della pace, quando in Europa si combatté, negli anni ’50, la prima battaglia di massa per la pace.

A quasi due mesi e mezzo dall’inizio di una guerra di cui non si intravede la fine, ma nemmeno una tregua e figurarsi la pace, nonostante gli sforzi di Papa Francesco è molto bello rileggere le parole di una storica combattente comunista come Luciana Castellina, la quale nei giorni scorsi, a cavallo della Marcia di Assisi ed il 25 aprile, ha lanciato uno scossone potente. Forse anche al suo giornale, il Manifesto, assai tiepido in tutto questo periodo verso le lotte dei pacifisti.

Lo ha fatto ricordando un movimento: quello dei partigiani della pace, quando in Europa si combatté, negli anni ’50, la prima battaglia di massa per la pace in favore dell’appello ai quattro grandi possessori della bomba atomica, perché si impegnassero a non usarla. Picasso disegnò il simbolo di quel movimento, famosissimo: una colomba, a testimoniare quanto orrore per la guerra provava chi l’aveva combattuta e chi, invece, l’aveva conosciuta attraverso i racconti.

Luciana Castellina non ha dubbi: le incredibili accuse di tradimento mosse all’Anpi, che oggi dice No all’invio di armi all’ Ucraina, sarebbero un’offesa ai partigiani che hanno, invece, usufruito di quelle che furono loro fornite nel ’43? ’’Come non fosse evidente – dice – che quella guerra mondiale era allora esplosa già da quattro anni, che chi li aiutava era in campo dietro alla stessa trincea e il comune nemico era ormai quasi sconfitto. La Resistenza impedì che i ragazzi italiani fossero arruolati di forza nelle milizie fasciste e li fece invece diventare combattenti per accelerare la fine ormai visibile della guerra. La differenza non è da poco; allora le armi aiutarono ad accelerar e la fine della guerra, oggi sono lo strumento che finirebbe inevitabilmente per diventare lo strumento che può farla divampare ovunque’’.

E qui la singolare (non tanto in verità) unione tra la dirigente comunista e il mondo cattolico, rappresentato dal giornale dei Vescovi italiani, L’Avvenire, che ha parlato di “Silenziosa seduzione” per indurci tutti a pensare che con le armi nelle mani dei ragazzi ucraini si potrebbe sconfiggere la Russia, e ove questo risultasse impossibile, che giusto sarebbe a quel punto il coinvolgimento attraverso la Nato di tutto l’Occidente.

‘’Perché Zelenski non ci dice, lui e i suoi tanti potenti alleati, come pensano di porre fine al massacro del suo popolo? “La priorità – ha detto il cancelliere tedesco Scholz -è impedire che la Nato vada a un confronto militare con la Russia”. Finalmente uno che ragiona.

E allora cosa bisognerebbe fare? ‘’Noi ‘ingenui irrealisti pacifisti’” – conclude Castellina – suggeriamo ai nostri governanti “realisti” di smettere di credersi a cavallo, in una battaglia risorgimentale per la patria, di capire che la guerra è oggi altra cosa, È più brutta. E più inutile. Serve, per difficile che sia, ricercare un dialogo, a tutti i costi, e dunque non dichiararsi felici, perché la Nato è oggi più compatta: perché non servono i patti fra amici ma quelli coi nemici, come recitava lo slogan del movimento pacifista negli anni ’80. E serve, se vogliono essere realisti proporre un disegno del mondo che ponga fine all’arrogante pretesa dell’Occidente di poter fare tutto quanto proibiscono agli altri di fare (e si tratta di moltissime cose). Se il mondo fosse più giusto sarebbe più facile vincere una guerra contro l’orrenda aggressione russa all’Ucraina e trovare il sostegno del popolo russo nella campagna contro Putin. Serve meno, per liberarsene, minacciare di chiedere al tribunale dell’Aja di impiccarlo, anche se ne saremmo tutti felici’”

Nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti, Papa Francesco ci ha ricordato di quando, nel pieno della guerra chiamata Crociate, 800 anni fa, il santo di cui ha assunto il nome, ha preso il suo bastone e ha traversato tutti i Balcani per andare ad incontrare il Sultano. Il nemico.

Oggi i viaggi sono più facili e si potrebbe fare di più. E l’Europa starebbe meglio se non ci fossero più basi militari dall’Atlantico agli Urali. Ma anche se non ci fossero più i servi schiocchi che stilano le liste dei proscritti, come è capitato qualche giorno fa inopinatamente a molti miei colleghi, accusati di essere filo Putin sol perché’ si sforzano di far ragionare la gente. A loro va la mia totale solidarietà e allo scrivano di quell’editto il mio più totale disprezzo, nella speranza che non attacchi anche il Papa rimasto unico baluardo contro la stupidità umana.

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