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lunedì, Novembre 25, 2024
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Mai dalla parte di Hitler

Ma libertà di idee, di opinioni; non libertà di menzogne su fatti e presupposti. Non c’è espressione di alcuna idea nella lunga intervista (due intere pagine del “Corriere” di venerdì scorso) di Federico Fubini a Sergey Karaganov, consigliere politico e ispiratore della così detta “dottrina Putin”. Nessuna idea, ma solo falsità e propaganda manipolativa (secondo il mio, come sempre opinabile, giudizio).

Appena tre settimane fa, proprio in questa rubrica, parlavo di “manipolazione e psicodrammi” riferendomi alla guerra (o meglio: all’invasione russa dell’Ucraina), anticipando temi che oggi sono diventati di grandissima attualità. Di manipolazione si accusano reciprocamente i governi ucraino e russo; e lo psicodramma è stata sancito da quel riferimento del Presidente Draghi a “pace e rinuncia ai condizionatori” (io, freddoloso, aveva parlato più modestamente di abbassamento della temperatura dei nostri caldissimi appartamenti).

Non mi ha sorpreso più di tanto, quindi, il crescendo delle voci che si levano a sostegno dell’invasore. Più giungono notizie e documentazioni di atrocità e di barbarie sul popolo ucraino, reo di resistere all’invasione, più tali voci aumentano di intensità, col tono non di chi esprime un’opinione, ma di chi afferma una verità: negando l’evidenza.

Dimenticano costoro – per lo più studiosi ardenti di avere una popolarità oltre la nicchia della loro specializzazione – che nella storia qualsiasi invasione, da qualsiasi esercito compiuta, è sempre stata caratterizzata da stupri, omicidi, vessazioni contro la popolazione del paese invaso.

Lo possono dimenticare quegli improvvisati tribuni filo-russi. L’importante è che non lo dimentichino le persone comuni. Eppure, quei tribuni assumono un ruolo di fondamentale complicità nella battaglia della manipolazione delle notizie.

Diventano quegli utili idioti (non a caso si tratta di una coniazione attribuita a Lenin) che alimentano e offrono un insperabile sostegno a posizioni insostenibili.

È un déjà vu della storia. Dove l’invasore tenta di travestirsi da oppresso, che combatte per la sua autonomia (non per la sua libertà che non è neppure concepita dai dittatori) fino ad arrivare a dire, come ha dichiarato Putin, che «l’Occidente è Hitler che ci vuole cancellare».

Con ciò ribaltando quella che a me appare una verità assoluta: se c’è qualcuno che sta agendo come Hitler è colui che, dotato come il führer di un potere assoluto, reitera, ottantatré anni dopo, l’invasione di uno Stato sovrano (in quel caso era la Polonia).

In un sistema democratico come il nostro devono comunque trovare cittadinanza anche le voci, alle mie orecchie dissonanti, che sostengono tale tesi. Il loro essere espresse mi confermano nella bontà della scelta democratica e di diritto della nostra civiltà occidentale, dove è lecito sostenere qualsiasi idea, nel rispetto dei pari diritti, senza distinzioni, né, tantomeno, discriminazioni.

Ma libertà di idee, di opinioni; non libertà di menzogne su fatti e presupposti.

Non c’è espressione di alcuna idea nella lunga intervista (due intere pagine del “Corriere” di venerdì scorso) di Federico Fubini a Sergey Karaganov, consigliere politico e ispiratore della così detta “dottrina Putin”. Nessuna idea, ma solo falsità e propaganda manipolativa (secondo il mio, come sempre opinabile, giudizio). Riporto alcune perle:

«L’Ucraina è stata riempita di armi e le sue truppe sono state addestrate dalla Nato, il loro esercito è diventato sempre più forte. Abbiamo assistito a un aumento del neonazismo, l’Ucraina stava diventando come la Germania nel 1936-‘37. La guerra era inevitabile. Abbiamo deciso di colpire prima che la minaccia diventasse ancor più letale»;

«Vediamo l’espansione occidentale e una russofobia simile all’antisemitismo tra le due guerre. Quindi il conflitto stava già diventando probabile. Così il Cremlino ha deciso di colpire per primo»;

«La storia di Bucha è una messinscena. Ma c’è una guerra e i civili soffrono. Le forze neonaziste hanno usato i civili come scudi umani, soprattutto a Mariupol».

Naturalmente vi esorto a leggere per intero l’intervista per farvene un’idea personale. Io ho ricavato l’impressione che stesse parlando il diavolo: è la prima volta nella mia vita che avverto ciò e ne sono molto turbato. Anche perché temo che se la guerra prosegue, non avremo solo psicodrammi sul nostro comfort, ma tragedie vere.

Questo primo quarto del XXI Secolo, con l’attentato alle Twin Towers e ora con l’invasione dell’Ucraina, ci ha insegnato che non tutta l’umanità condivide i nostri valori democratici, né i diritti fondamentali ed inviolabili dell’uomo, capisaldi della nostra civiltà.

Non li condivide il mondo musulmano; sono valori estranei anche a Russia, Cina e ad una teoria lunghissima di nazioni.

Di ciò bisognerà prendere atto e, soprattutto, cessare quella sorta di superiorità che non dichiariamo, ma che riteniamo di avere e che emerge con evidenza dalla sufficienza dì atteggiamento nei confronti di chi non è come noi; e dalla volontà di convertirli,

La democrazia, come la pace, si basa sulla tolleranza: anche di chi ha idee che ci fanno schifo.

Dobbiamo essere democraticamente così forti da far esprimere opinioni a tutti, ma con la capacità di affermare e fare emergere la verità dei fatti, sempre ed ovunque. E di agire secondo il diritto.

Ma, soprattutto, a non permettere al presuntuoso dittatore di turno la manipolazione: perché nessun democratico sarà mai, neppure lontanamente, dalla parte di Hitler.

Tommaso Marvasi

 

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