Il Comitato “Siderno ha già dato” commenta la sentenza del TAR Calabria, che ha rigettato il ricorso del Comune di Siderno, riguardante l’ampliamento dell’impianto di rifiuti di Siderno.
Vogliamo essere schietti e senza girarci attorno. Questo vogliamo dire di fronte alla sentenza del TAR Calabria, che ha rigettato il ricorso del Comune di Siderno riguardante l’ampliamento dell’impianto di rifiuti di Siderno e rifiutato la costituzione in giudizio del Comitato “Siderno ha già dato”, ad Adiuvandum.
Il Comitato è composto da un coordinamento di forze politiche e sociali, presenti sul territorio locale e nazionale, da tanti anni, da movimenti ambientalisti che dal 2016 hanno partecipato alle lotte per la bonifica della exBp e della Sika, e contro l’inquinamento e le emissioni nocive del Tmb e hanno partecipato a incontri in Regione per la suddetta questione.
Ne fa parte anche la Proloco di Siderno e altre associazioni che rappresentano bene gli interessi del territorio e da questo traggono la loro legittimazione.
Secondo i giudici ci siamo costituiti in ritardo, quando nessuna norma prevede una scadenza per poter partecipare.
Tale scelta è ancora ingiustificabile, per non dire illegittima, quando gli stessi giudici fanno riferimento a documenti presentati dal Comitato, ritenuto, per avvallare la loro decisione, ma interpretandoli in senso contrario a quanto affermato dai due periti citati.
Usano in sostanza, per motivare le loro decisioni, documenti prodotti da una parte che processualmente non esiste! Un po’ paradossale, non trovate?.
Le conclusioni dei Documenti e degli allegati che nessun ente, dalla città metropolitana, alla Regione e altri, ha mai contestato e quindi sono divenute piena prova nel giudizio, sono state utilizzate strumentalmente per dire che non provavano alcunchè, ma ignorate nel loro contenuto.
Dobbiamo credere che era l’unico modo per non dover affrontare le questioni da noi poste, in appoggio alle stesse conclusioni del ricorso del Comune, di tipo giuridico, urbanistico, territoriale e ambientale, per non parlare della nocività e delle malattie, anche tumorali a cui sono e saranno soggetti i cittadini della Locride.
Nel miglior solco della tradizione, questa scelta continuerà a costringere una intera zona a rimanere in uno stato di abbandono, senza prospettive di migliorare il territorio e il benessere dei cittadini, ma con l’unica prospettiva di seguire la strada che dai secoli trascorsi rimane ai giovani e meno giovani della zona, prendere una valigia e salire su un aereo per andare all’estero.
La zona nel quale dovrebbe ampliarsi il Tmb è a cavallo tra Locri e Siderno, divisi dalla fiumara Novito, sulla stessa i due comuni stanno lavorando per un rilancio dell’area.
Vi è infatti un progetto di unificazione dei due lungomari e la creazione di una zona ambientale sui lati del torrente, un’area verde che consentirà alle persone di godere appieno della bellezza del territorio, un primo passo per la Città della Locride, superando localismi e divisioni centenarie.
Invece si prospetta per i cittadini della Locride di trovarsi in comuni invasi da effluvi nocivi, che fuoriescono dall’impianto, alcuni dei quali fra l’altro non percepibili con l’olfatto
Ci domandiamo quale sia prospettiva per tutti, chi pagherà anni di sacrifici per costruirsi una abitazione nella zona e nei centri adiacenti, chi vorrà mai comprare una nuova abitazione in loco?
Saremo costretti perennemente a sorbirci miasmi maleodoranti e nocivi e potenzialmente cancerogeni di idrogeno solforato, ammoniaca, composti organici volatili, e polveri sottili che ti entrano nei polmoni?
Chiediamo ai sindaci dei comuni adiacenti come sia possibile restare inerti di fronte alla morte civile e economica di quella che era la zona che aveva portato a una ricchezza territoriale ed era il punto nodale di un possibile rilancio culturale, turistico, archeologico.
Chiediamo ai giudici, perché non avete letto la copiosa documentazione che vi abbiamo inviato?
È possibile che non abbiate letto che il c.d. revamping non è una variazione del vecchio impianto, ma una nuova edificazione, con un’area più che raddoppiata, nuove costruzioni, in quanto rimane solo l’originario impianto destinato allo smaltimento dell’organico e saranno aggiunti quattro diversi punti di emissioni, con un aumento più che doppio di emissione di veleni rispetto al precedente.
Dobbiamo concludere con ingiustizia è fatta, e i cittadini pagheranno le conseguenze e soprattutto chiederci come mai la Regione ha il fiato corto tanto da non riuscire a concepire un progetto di ampio respiro, che non guardi solo al domani ma anche al futuro non immediato.
Che sia insomma “statista” e guardi non alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni.
Comitato “Siderno ha già dato”