Darwin sostiene che l’uomo si è formato per evoluzione, anzi che sta al vertice dell’evoluzione; non disse mai però che l’uomo deriva dalla scimmia, ma constatò che alcune scimmie sono prossime all’uomo; non si dichiarò mai ateo, ma agnostico. Dopo gli studi di Darwin l’evoluzione non poteva essere negata, ed allora si pose il problema dell’interpretazione del Libro sacro che non era certo un libro di scienze, ma di fede.
Nel mondo greco la massima autorità filosofica è Aristotele, che Dante definisce il “ Maestro di color che sanno“. Questi indagò ogni aspetto del reale: dalla fisica, all’astronomia, alla metafisica, alle scienze naturali. Quando si pose il problema dell’archè delle cose, cioè dei principi primi, delle origini, arrivò alla conclusione che i principi di tutte le cose sono due: la materia e la forma; con queste interferiscono poi altre cause per spiegare ciò che noi chiamiamo mondo. Lo Stagirita ritiene che materia e forma siano i principi del tutto. Sul mondo vegetale ed animale ha scritto nel “De anima” e fece anche una classificazione dei viventi che lui conosceva. Riteneva che le specie animali e vegetali fossero fisse e non soggette a cambiamenti. Su problema della fissità delle specie, nel mondo antico, concordavano sia Teofrasto che Plinio. Nel mondo Giudaico-Cristiano il punto di partenza è il Libro della Genesi, nel quale si legge che in principio Dio creò il cielo e la terra dal nulla, ed in seguito ordinò che la terra fosse popolata da piante ed animali, i mari dai pesci, e l’aria dagli uccelli. A questo punto creò l’uomo con la polvere e poi gli soffiò l’anima. Questo il racconto delle origini nel Libro sacro che, però, non specifica il numero delle specie viventi che hanno abitato la terra per ordine divino. Fu nel Settecento, in pieno Illuminismo, che il grande naturalista svedese Carlo Linneo affrontò il problema ciclopico di porre ordine nel Regno dei viventi, procedendo alla loro classificazione. Linneo riteneva che tutte le specie fossero state create con le loro attuali caratteristiche e con dei fini specifici. Per la classificazione si servì dei mezzi che aveva a disposizione: prese come modello una specie ed andò avanti comparando le altre per analogia. Per ogni classe usò una nominazione binomiale, col nome della specie e del genere, servendosi della lingua latina. Per quanto riguarda la fissità delle specie era fermo ad Aristotele, cioè riteneva che le specie restassero immutate nel tempo sin dalla loro apparizione. Sempre nel Settecento furono i naturalisti Lamarck e Buffon ad accorgersi che alcune specie, nel tempo, avevano cambiato alcune caratteristiche de loro corpo: colpì specialmente il fatto che il collo delle giraffe si fosse allungato, però ritenevano che il fenomeno fosse dovuto al fatto che per nutrirsi dovevano allungare il collo per raggiungere il cibo. Tale caratteristica veniva poi trasmessa per eredità. Le giraffe che non si adattavano, col tempo, scomparivano. Ma è solo Charles Darwin, nell’Ottocento, a formulare una teoria scientifica dell’evoluzione, fornendone le prove. Lo scienziato inglese, proviene da una famiglia nobile e colta: il nonno paterno e materno erano entrambi medici ed anche il giovane Darwin viene avviato agli studi di medicina ad Edimburgo, ma non si sente portato per tali studi e lascia l’università. Viene avviato agli studi teologici per diventare pastore protestante, ma presto lascia anche questa facoltà. La sua passione è rivolta alle scienze naturali: raccoglie e studia i fossili e lo stesso fa con gli insetti; insomma dimostra notevoli interessi per le scienze della natura. Il resto lo determinò il caso: l’Ammiragliato britannico aveva organizzato un lungo giro intorno alla terra per fini scientifici e c’era bisogno d’un naturalista a bordo della nave. Darwin fu invitato, ma non ebbe il permesso della famiglia, anche perché la spedizione non prevedeva alcuna retribuzione. Poco prima della partenza Darwin ottiene, però, l’autorizzazione della famiglia, ed ha un incontro col comandante della spedizione: un nobile ed autoritario ufficiale col quale nasce una simpatia e così il giovane sale a bordo della Beagle, ed inizia l’avventura che lo porta per i mari del mondo e lo tiene in terre lontanissime per diversi anni. È un viaggio che presenta tante difficoltà ed imprevisti, durante il quale Darwin raccoglie fossili e reperti archeologici che invia anche al British Museum. Ma i migliori reperti sono costituiti da molte specie di viventi che lui incontra ed osserva con metodo scientifico. Nelle isole Galapagos si accorge che i fringuelli che abitano le diverse isole hanno il becco diverso, ed anche le tartarughe differiscono fra di loro per alcune caratteristiche, da un’isola all’altra. Alla luce delle sue osservazioni accurate e dei suoi studi formulò la teoria che le specie non sono fisse, ma soggette ad evoluzione. Nel mondo vegetale ed animale operano le stesse leggi: quella della selezione naturale e quella dell’adeguamento all’ambiente. Nella riproduzione dei viventi si possono verificare, per caso, alcuni errori nella trasmissione dei caratteri genetici e la specie cambia. L’ambiente che circonda il vivente fa poi il resto. Pubblica un volume sull’Origine della specie e poi un altro sull’Origine dell’uomo. Sulla base di questi studi viene ricostruito l’albero della vita e viene ripensata l’origine di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. La teoria darviniana contrasta con quanto si legge nel Libro sacro della Genesi e con le dottrine religiose creazioniste se interpretate alla lettera. Ovviamente Darwin se ne preoccupa, perché pensa all’impatto che la sua teoria avrebbe avuto sulla cultura religiosa cattolica e Protestante del tempo. Certo sapeva che Giordano Bruno, per molto di meno, era finito al rogo. La teoria di Darwin, appena pubblicata, destò scandalo sia nel mondo Protestante sia in quello Cattolico. Darwin sostiene che l’uomo si è formato per evoluzione, anzi che sta al vertice dell’evoluzione; non disse mai però che l’uomo deriva dalla scimmia, ma constatò che alcune scimmie sono prossime all’uomo; non si dichiarò mai ateo, ma agnostico. Dopo gli studi di Darwin l’evoluzione non poteva essere negata, ed allora si pose il problema dell’interpretazione del Libro sacro che non era certo un libro di scienze, ma di fede. Fu chiaro che l’uomo, ultimo giunto nel regno animale, sta al vertice dei primati da cui deriva e che prima della specie dell’uomo sapiens ci sono state altre specie di ominidi che si sono estinte, sempre in base alle leggi dell’evoluzione. Quando l’abate Mendel pubblica le leggi della genetica, la teoria di Darwin ottiene nuovi supporti. Il passaggio da una specie ad un’altra avviene per un errore genetico nella duplicazione durante la riproduzione. In questo errore c’è spazio per la fede. I libri sulla teoria evoluzionistica furono guardati con sospetto dalla Chiesa Cattolica e Protestante; furono sconsigliati ai giovani, ma mai condannati con documenti ufficiali. Nel Novecento la teoria evoluzionistica riceve l’approvazione di Teihard de Shardin, geologo, paleontologo, naturalista, teologo e filosofo. Fu guardato con sospetto dalla Chiesa cattolica, ma mai condannato. Ma di questo diremo in un altro articolo.
Bruno Chinè