Pensare che una crisi come quella generata dall’attacco russo all’Ucraina possa essere risolta con sanzioni economiche e di isolamento politico e morale ridicolmente insensato. Vuol dire che non c’è da fare altro che assistere, chiedendosi come andrà a finire e assistendo ai talk shaw che hanno rimpiazzato quelli sul COVID? Ovviamente no, ma lasciamo ai diplomatici il difficile compito di trovare come convergere, evitando tragedie maggiori.
Pensare che una crisi come quella generata dall’attacco russo all’Ucraina possa essere risolta con sanzioni economiche e di isolamento politico e morale è, mi dispiace scriverlo, ridicolmente insensato. Questo non vuol dire appoggiare o riconoscere la legittimità dell’invasione dell’Ucraina. Chi voglia interpretare in queso senso la mia affermazione è invitato a leggere l’articolo di ieri sul Corriere della Sera del presidente emerito della Corte Costituzionale, che figurò tra i possibili candidati alla nostra massima magistratura, poche settimane or sono, Sabino Cassese. Durissimo nel negare la legittimità dell’intervento militare, ma realista nel negare l’efficacia delle sanzioni.
Tra le sanzioni morali, altre si sono aggiunte, personali e collettive, l’esclusione dal Metropolitan della soprano Netrebko, che indica come non basti essere contrari all’invasione, occorre anche ghettizzare chi non ne prende le distanze, e, ieri, la sospensione della Russia come osservatore del CERN. Decisione, la cui possibilità era stata commentata sfavorevolmente da Ugo Amaldi, e che, secondo John Ellis, paralizzerà le attività del CERN. Invito a leggere su Wikipedia la biografia di John, scienziato di fama indiscutibile e diplomatico del CERN, che ha contribuito con Maiani a creare il legame con l’America Latina e con chi scrive a che l’Iran si associasse al CERN. Pare che al CERN i russi contro la guerra abbiano sottoscritto (o dovuto sottoscrivere) una dichiarazione (riservata) di dissociazione. Incomprensibile riservatezza, se gli altri saranno allontanati. E di dubbi risultati. Avranno i fini promotori dell’iniziativa considerato che gli scienziati espulsi possono essere utilizzati in ricerche militari quando rientrino in Russia? Quos Deus vult perdere …
Tra le politiche, si distingue l’azione promossa dall’Organizzazione Mondiale del Turismo, UNWTO, o meglio dal suo Segretario Generale, per sospendere la Russia. Persona controversa, Zuran Pololikalishvili. Dato il suo controllo quell’organizzazione, otterrà la sospensione, richiesta con una forzatura degli Statuti dell’UNWTO, come ha suggerito garbatamente l’ex ministro degli Esteri e vicepresidente della Rete Mondiale del Turismo, WTN, Valter Mzembi, osservando che si tratta di una decisione politica che pare esulare dalla competenza dei ministri del Turismo e richiedere una consultazione a un livello più alto, senza mancare di sottolineare il possibile conflitto di interesse, essendo Pololikalishvili georgiano. A parte queste considerazioni, è interesse della comunità internazionale promuovere l’anarchia tra gli organismi delle Nazioni Unite?
Ma torniamo alle sanzioni economiche. I corifei della loro efficacia, pronosticano il tracollo interno della Russia che comporterà la crisi dell’attuale Governo. Sarà così? Gli esempi di sanzioni precedenti non sembrano confortare questa speranza e la ridimensionano a wishful thinking. Nel 1935, il nostro paese aggredì l’Etiopia. Le sanzioni della Lega delle Nazioni non furono certo causa della caduta del fascismo. Da oltre sessant’anni, Cuba è oggetto non solo di sanzioni, ma anche di un embargo, sia pure non generale. Ne sono usciti rafforzati i cubani di Miami, ma non per questo è crollato il regime. E possiamo aggiungere le sanzioni all’Iran, alla Repubblica Federale di Yugoslavia, alla Siria. Solo nella RFY si ebbe un effetto, ma certo la causa non ne furono le sanzioni di Clinton. Le sanzioni possono essere evase, per motivi politici (come nel caso dell’appoggio russo a Cuba e Siria) o semplicemente economici.
Ma questo caso è diverso, dicono. La società russa è troppo occidentalizzata per poter resistere a quelle privazioni. Reagirà e lo provano le dimostrazioni a Mosca e San Pietroburgo. Strana sineddoche. La Russia non coincide con le sue due maggiori città, come gli Stati Uniti non coincidono con le due Coste (vittoria di Trump contro Hillary Clinton docet). E, comunque, meriterebbero considerazione due recenti interviste (allo storico Roy Medvedev e al nipote di Gramsci) che indicano la complessità del modo in cui in Russia si vede l’intervento.
È, probabilmente, maggiore la contraddizione per il nostro Paese. Al problema energetico stiamo rispondendo senza interrompere gli acquisti, ma che succederà se si interromperanno le vendite? Potremo avere una crisi nella fornitura del grano ed è dubbio che i sequestri di qualche magione (sempre che non succeda come per alcuni sequestri alla mafia) compensino i danni alle nostre industrie e banche, essendo l’Italia il quinto paese per relazioni verso la Russia.
Last, but not least, un commentatore ha magnificato, citando Kant, le democrazie, in cui la Guerra eventualmente la decide il voto del Popolo o dei suoi delegati rispetto alle autocrazie. Kant è morto nel 1804 e lo scritto di una decina d’anni prima. Le uniche democrazie che mi vengono in mente esistenti a quell’epoca sono i giovani Stati Uniti, le cui guerre sono per altro decise dal presidente autorizzato da mandati generici del Congresso, San Marino, e Haiti, indipendente quando Kant morì da 42 giorni. Altra affermazione che confonde la realtà con la propria interpretazione dei fatti. Né appellarsi alle Nazioni Unite aiuterebbe, come dimostra il caso del Kossovo, per il quale il mandato a intervenire
Vuol dire che non c’è da fare altro che assistere, chiedendosi come andrà a finire e assistendo ai talk shaw che hanno rimpiazzato quelli sul COVID? Ovviamente no, ma lasciamo ai diplomatici il difficile compito di trovare come convergere, evitando tragedie maggiori verso quello che molti analisti considerino la sola possibile conclusione di questa guerra: indipendenza e neutralità dell’Ucraina, ridefinizione delle frontiere tra Russia e Ucraina. Questo richiederà cedimenti da ambo le parti, ma il raggiungere un compromesso non è certo facilitato dall’alimentare il fuoco con la benzina, specie poi quando il prezzo di questa è molto caro.
Galileo Violini