Rossella Scherl, col il suo nuovo libro “Pepi l’americano”, edito da Rubbettino, conduce il lettore in un viaggio dove conoscerà i sentimenti contrastanti che agitano l’animo del protagonista, ma anche una delle pagine più triste della nostra storia, quella delle vicissitudini degli italiani dell’Istria. In questa intervista, che ci ha rilasciato, la scrittrice racconta in profondità l’anima del suo romanzo.
“Pepi l’americano” è un romanzo scritto da Rossella Scherl, edito da Rubbettino, con la prefazione di Tommaso Labate. Si tratta di un viaggio nei sentimenti e nella lotta alla sopravvivenza del protagonista, privato dell’affetto della madre e, per gran parte della vita, cerca di colmare il vuoto che ciò gli ha provocato. Ma vi è anche una ricostruzione storica delle vicissitudini degli italiani dell’Istria, durante la seconda guerra mondiale. In questa intervista, che ci ha rilasciato, la scrittrice racconta in profondità l’anima del suo romanzo.
Com’ è nata l’idea di creare un personaggio come Pepi?
Pepi non è un personaggio nato dalla mia fantasia, è realmente esistito e appartiene al mondo dei miei affetti più cari. È mio nonno paterno, a cui ho dato voce, tra invenzione narrativa e verità, per raccontare la storia delle mie radici istriane.
Per chi non ha ancora letto il suo libro “Pepi l’americano”, come lo presenterebbe?
È il racconto del vissuto di un uomo tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, che affronta con coraggio e dignità le prove della vita. Alle sue vicissitudini è legato il senso profondo di un “legittimo contendere” per cui dal 2008 si batte il figlio: “Nel nome del padre, della terra d’origine e dello spirito di appartenenza”.
Il protagonista subisce una colpa che non è sua, vivendo senza l’affetto della madre. Dove trova la forza di sopravvivere. E, soprattutto, è possibile, secondo lei, colmare questo vuoto?
Le rispondo con le parole di Pepi: “Non ho mai ricevuto amore materno… Ma si cresce lo stesso. Malgrado il peso sul petto che rende faticoso il respiro; la sensazione costante di avere un buco nella pancia; il vuoto che avrebbe bisogno di essere riempito e non sai dare forma, nome a quello che ti manca”. L’abbandono da parte di una madre è una ferita profonda, un dolore con cui si può imparare a convivere, ma impossibile da cancellare.
Non crede che il conformismo della società, in realtà nasconde la cattiveria e la superficialità delle persone?
Credo che il conformismo sia frutto della pigrizia mentale, una sorta di confort zone dove ci si adegua al pensiero prevalente, illudendosi di essere liberi pensatori. Ma il pensiero critico è altro, è esercizio faticoso, presuppone ascolto attivo, rispetto delle opinioni altrui, confronto civile; si alimenta con la voglia di capire.
Secondo lei, nella società attuale è ancora forte il bigottismo che si cela dietro al perbenismo?
Meno che in passato, ma l’ipocrisia, presente in certe mentalità e atteggiamenti, permane.
Il libro inizia nel 1887 e abbraccia il periodo della fine della guerra in Istria, Venezia Giulia, Dalmazia e Fiume e le tragedie vissute dagli italiani in quel anni. Il suo libro vuole anche celebrare la Giornata del Ricordo e raccontare gli orrori di quegli anni? Sì, anche. Le vicende legate alla complessa questione del confine nord orientale al termine del secondo conflitto mondiale, sono sconosciute ai più. Solo recentemente, da quando nel 2004 è stato istituito il Giorno del ricordo, di anno in anno sta crescendo l’attenzione per questa pagina della storia italiana. Ma vorrei che questo romanzo, nel raccontare il passato, aiutasse a riflettere sul vissuto, fatto di sofferenze e scelte dolorose, che tanti dei migranti, che oggi arrivano sulle nostre coste, portano sul corpo e nell’anima.
Leggendo le pagine del libro, ci si immedesima così tanto nel protagonista da sentire tutti i sentimenti che prova: dalla rabbia, alla sofferenza, al senso di abbandono e al desiderio di riscatto. È stato difficile, dal punto di vista empatico, raccontare questi sentimenti?
Non è stato semplice, talvolta ha richiesto numerose riscritture. La parola giusta, un dettaglio da inserire in una scena, la punteggiatura sono fondamentali per trasmettere al lettore i sentimenti del personaggio.
Quali saranno i suoi prossimi progetti?
Nuove date per presentare “Pepi l’americano”, incontri con gli studenti e lavorare al nuovo romanzo appena iniziato.