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Bronzi di Riace e ottusità “Reggiocentrica” Quei bui e torbidi anni 2000…

La Storia ci ricorda che, negli anni 2000, la giunta regionale presieduta dall’ex magistrato catanzarese Peppino Chiaravalloti anche su suggerimento del suo Assessore alla Cultura Saverio Zavettieri voleva clonare i Bronzi per portarli in giro per il mondo e farli conoscere in ogni angolo del pianeta. Formidabile operazione promozionale e di marketing, che non riuscì neppure molti anni prima al Presidente della Repubblica Sandro Pertini che li considerava gli “Ambasciatori italiani” da inviare alle Olimpiadi di Los Angeles.

Torniamo alla vicenda dei Bronzi di Riace sollevata nel numero precedente di Riviera, con reazioni, come al solito, “scomposte”. Quando parlo di “miopia reggiocentrica” non lo faccio a caso. La Storia è maestra di vita, e non si può certo sconfessare. E la Storia ci ricorda che negli anni 2000 la giunta regionale presieduta dall’ex magistrato catanzarese Peppino Chiaravalloti anche su suggerimento del suo Assessore alla Cultura Saverio Zavettieri voleva (lasciando gli originali, all’epoca anche ammalorati e, in quanto non trasportabili, da sottoporre a cure e restauro…) clonare i Bronzi per portarli in giro per il mondo e farli conoscere in ogni angolo del pianeta. Formidabile operazione promozionale e di marketing, che non riuscì neppure molti anni prima al Presidente della Repubblica Sandro Pertini che li considerava gli “Ambasciatori italiani” da inviare alle Olimpiadi di Los Angeles. Anche in quel caso, ottusamente, poiché l’operazione sarebbe stata di grande impatto e giovamento per Reggio e la Calabria. Furono in molti in riva allo Stretto ad obiettare, minacciando nuove “rivolte”… Del resto va anche considerato che Chiaravalloti non faceva altro che riprendere un’idea della giunta precedente (presieduta da un reggino doc come il democristianissimo Gigi Meduri) tradotta addirittura in una delibera che destinava 1 mln di € alla clonazione e già in accordo con un laboratorio di Napoli sponsorizzato dalla Fondazione culturale di Mirella Barraco. A Reggio, in effetti, ogni occasione era buona per scatenare l’attacco alla Regione, rea di essere governata da un catanzarese che si era “permesso il lusso” di escludere dal suo Esecutivo i 3/4 di assessori reggini collocatisi all’opposizione attorno al neo sindaco di Reggio Giuseppe Scopelliti e al neo presidente della Provincia Pietro Fuda. Siamo all’indomani delle elezioni provinciali di maggio/giugno del 2002. Gli assessori esclusi erano Piero Fuda, Mimmo Crea e Giovanni Filocamo gli assessori esclusi da Chiaravalloti. Con Scopelliti candidato a Sindaco si “saldò” la sinistra (“senza valori e idee”, accusò più d’uno…) di Peppe Bova, allora egemone. Una saldatura diremmo quasi…naturale, considerando che si arrivò persino a promuovere in comune un referendum-farsa con l’avallo della Cgil a quel tempo diretta da Liliana Frasca’. Lo stesso schieramento (che andava da Peppe Bova al sen. Renato Meduri, a Scopelliti e Umberto Pirilli) che segnò storicamente il periodo più torbido della politica reggina con l’esclusione del NPsi dalla Provincia, l’uscita di Enzo Pisano e dei 2 consiglieri provinciali  dal NPsi e il tentativo di esclusione dalla giunta regionale dell’assessore Zavettieri (che in quella fase rischiò anche la vita con l’attentato alla sua vita nella sua abitazione di Bova Marina, rimasto ancora oggi ad opera di ignoti, ed anche questo va ricordato a chi lo avesse dimenticato…) ritenuto, assolutamente a torto, l’ispiratore di Chiaravalloti. In quella fase storica “destra e sinistra unite” si opposero al trasloco nell’OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Saline delle Omeca che avrebbero liberato Reggio da quella barriera che ha di fatto impedito ogni possibilità di espansione della Città e della sua Area portuale.

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