Daniele Macheda è il primo calabrese alla guida dei giornalisti del servizio pubblico. È certamente un motivo di orgoglio e una grande responsabilità che racconta in questa intervista.
Sei il primo calabrese alla guida dei giornalisti del servizio pubblico. Immagino sia grande motivo di orgoglio. Attraverso quali passaggi sei arrivato alla sostituzione di Vittorio di Trapani?
È certamente un motivo di orgoglio e una grande responsabilità rappresentare il sindacato dei Giornalisti della Rai in un momento come quello che stiamo vivendo. Lo faccio con la consapevolezza di poter contare su una ottima squadra. Sono stato eletto da un Esecutivo votato dal Congresso e formato, credo per la prima volta, in maggioranza da donne. Si tratta di una novità e di una grande opportunità che evidenzia una modifica sostanziale della platea congressuale dell’ UsigRai. La mia indicazione come candidato alla Segreteria è arrivata dopo una campagna elettorale che ha visto contrapposte tre liste per l’elezione dei delegati al Congresso e una netta affermazione di #UsigraInsieme per la Rai di cui ero capolista. La mia esperienza sindacale inizia nelle redazioni, eletto come componente del Cdr alla fine degli anni ‘90 alla TGR Lazio. Negli organismi dell’ UsigRai sono stato eletto la prima volta al Congresso di Pavia del 2015 quando entrai a far parte della Commissione sindacale e poi a Bologna nel 2018 eletto nell’Esecutivo.
Tu sei originario di Reggio. Raccontaci il tuo percorso umano prima e poi professionale, e come sei infine approdato in RAI.
Ho vissuto a Reggio Calabria i primi venticinque anni della mia vita, ed è li che è avvenuto il mio primo contatto con il mondo della televisione grazie a due amici e colleghi: Il compianto Pino Anfuso e Biagio Ingenito che oggi è giornalista telecineoperatore nella Redazione TGR Rai di Trieste. Loro mi hanno portato per la prima volta a RST Telereggio, dove già lavoravano e dove io ho iniziato ad avere a che fare con studi Tv, telecamere e informazione. Poi il concorso alla Rai come operatore di ripresa nel 1986, alla Sede di Cosenza, dove arrivai secondo proprio dopo Pino Anfuso che era di gran lunga il più bravo. Quasi un anno di attesa in graduatoria e poi l’assunzione a Roma nel dicembre dell’’87.
Trentaquattro anni di Rai in cui ho avuto l’opportunità di lavorare su diversi fronti: dalla sperimentazione dell’alta definizione sui grandi eventi sportivi, nei primi anni ’90, dai mondiali di calcio alle olimpiadi, alla realizzazione di documentari in giro per il mondo per la struttura che allora si chiamava DSE-dipartimento scuola educazione. Poi l’iscrizione all’albo dei giornalisti Professionisti nel 1996 e dal ’98 il riconoscimento del contratto giornalistico in Rai. Di nuovo un passaggio alla testata giornalistica regionale e infine Rainews24, dove lavoro dalla fine del 2000 e sono caposervizio nella Redazione Cronaca.
La decisione di eliminare la terza edizione, quella notturna della Tgr, ha sollevato aspre polemiche anche in Calabria, dove si avverte grande il bisogno dell’informazione pubblica. Personalmente, anche quando ero in servizio a Viale Marconi, ritenevo quello spazio del tutto inadeguato, al punto da rivelarsi, sempre dal mio punto di vista, quasi inutile. Eppure non è mai stata fatta una battaglia forte, magari con l’apertura di una vera e propria “vertenza” sindacale per ottenere, come forse era giusto, un altro vero TG, al posto di quei 4 minuti che, ripeto, non erano assolutamente sufficienti per dare un quadro esaustivo degli eventi del giorno. Ora, per rimediare a quel grossolano errore del Cda, che azione metterà in campo l’UsigRai?
L’usigRai aveva ottenuto di avviare una conferenza di produzione con la direzione della Tgr e la rappresentanza aziendale proprio per discutere del prodotto giornalistico della Testata Regionale. Era tutto pronto a partire da febbraio del 2020 proprio pochi giorni prima della Pandemia e siamo stati costretti a sospendere ogni cosa. La questione della terza edizione era uno dei temi e condivido l’assoluta inadeguatezza dei quattro minuti della mezzanotte per soddisfare la richiesta di informazione di servizio pubblico che arriva dai territori. Oggi, però, l’azienda con una scelta incomprensibile, unilaterale e senza alcun confronto sindacale decide di tagliare anche quei quattro minuti e lasciare le regioni senza informazione di prossimità dalle 20 e fino al mattino dopo. Una cosa che non fanno nemmeno le maggiori tv private che un TG alle 23 circa lo mettono tutte. Così noi pensiamo che una edizione del tgr della durata di almeno 10 minuti al termine della prima serata potrebbe essere una soluzione per fornire un quadro delle notizie della giornata, compreso lo sport regionale. Per contrastare scelte che appaiono già prese, come ha affermato in Commissione di Vigilanza l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes l’UsigRai ha attivato tutti gli strumenti necessari a ristabilire intanto un metodo: quello del rispetto del contratto e della consultazione sindacale su temi rilevanti come quello delle modifiche di palinsesto.
Inoltre l’Assemblea dei Cdr ha affidato all’UsigRai una serie di mobilitazioni, fino allo sciopero, per spiegare ai cittadini cosa accadrà dal 9 gennaio quando con i nuovi palinsesti l’informazione della TGR per il territorio sarà ridotta e le sedi regionali della Rai rischiano un ridimensionamento delle loro funzioni tecniche e di supporto anche all’informazione nazionale.
Quale invece sarà il tuo impegno per ridare centralità e autorevolezza ad una RAI resa sempre più debole anche per responsabilità di una politica che non ha tutelato come doveva l’Azienda nel complicato sistema dell’informazione nel nostro Paese?
Sono convinto che la Rai servizio Pubblico debba essere uno dei motori della ripartenza del Paese dopo la Pandemia. Si tratta di capire se la politica e le istituzioni vogliono cogliere l’opportunità di dare al paese una Rai libera dai partiti. Di recente la Commissione ottava del Senato che si sta occupando della Legge di riforma della Rai ha avviato una serie di audizioni e quando sono stato chiamato a fornire la nostra idea su come riformare la Rai ho voluto chiarire due aspetti. La necessità che la legge approvata preveda un sistema in grado di impedire la nomina di amministratori che facciano riferimento a maggioranze di partito o di governo con un sistema duale che preveda un consiglio di Sorveglianza, composto da personalità elette dal parlamento integrato istituzioni come la Conferenza dei Rettori e la conferenza delle Regioni, che poi elegge il consiglio di amministrazione dell’azienda. Ma soprattutto che al Servizio Pubblico vengano destinate risorse certe e adeguate come indicato di recente anche dal Parlamento Europeo che con una risoluzione del 20 ottobre scorso ha chiesto agli Stati membri finanziamenti “stabili, aperti, trasparenti, sostenibili e adeguati per i media del servizio pubblico su base pluriennale al fine di assicurarne l’indipendenza dalle pressioni governative, politiche e di mercato e garantire in tal modo l’eterogeneità del panorama dei media europei”.