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sabato, Novembre 30, 2024
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Gli scavi e il trono Ludovisi

Nella bella Sala dell’Unione Associazioni Regionali, con un terrazzo spettacolare,  sui giardini di Villa Borghese, è stato presentato il volume “LOCRI” di Rossella Agostino, edito dalla calabresissima, dinamica, ed intelligente Casa Editrice Rubbettino.

Evento culturale di rilevanza assoluta per la numerosissima comunità calabrese di Roma.

È stato presentato nella bella Sala dell’Unione Associazioni Regionali – con un terrazzo spettacolare sui giardini di Villa Borghese – il volume “LOCRI” di Rossella Agostino, edito dalla calabresissima, dinamica, ed intelligente Casa Editrice Rubbettino.

Si tratta di una curatissima ed elegante edizione di grande formato (il progetto grafico è di Guglielmo Sirianni), caratterizzata da artistiche fotografie originali di Biagio Tassone, rappresentanti reperti archeologici e siti dell’antica Locri Epizephiri, autentici capolavori dell’arte greca.

Rossella Agostino racconta in questo volume il Museo, ed il parco archeologico di Locri dalla stessa a lungo diretti. Traspare dai suoi scritti una passione inesauribile per il suo lavoro di archeologa e ricercatrice, svolto nel corso di trent’anni in tutti i siti calabresi. Con un amore particolare per Locri che, nel corso del suo intervento, è emerso in tutta la sua forza con l’invocazione di proseguire negli scavi archeologici in un sito che ha ancora molto da dire e moltissimo da dare.

Locri Epizephiri,città dalla quale cominciava la Magna Grecia (Plinio il Vecchio, Historie), presenta alcune peculiarità che sono state efficacemente sottolineate dall’autrice e dal professore Paolo Carafa dell’Università “La Sapienza” di Roma: innanzitutto la magnificenza del suo periodo greco; ma anche l’importanza storica di un periodo, fino a poco tempo fa a torto ritenuto “di decadenza” del periodo romano; ma anche la sua antica opulenza e l’unicità di un sito archeologico incontaminato, sul quale non è stata costruita la città moderna: Locri moderna è sorta alcuni chilometri più a est.

Da ciò una ricchezza di reperti archeologici che, per numero e qualità, non hanno eguali. Tanto che il Museo di Locri si sviluppa in tre diversi palazzi: il Museo vero e proprio, lungo la Via Nazionale, contenente i reperti greci, e dal quale si accede alla vastissima area archeologica; il Casino Macrì per i reperti romani e palazzo romano esso stesso; Palazzo Nieddu al centro di Locri moderna, con i reperti che contende agli scantinati del Museo Nazionale di Reggio di Calabria: nel quale, non a caso, più della metà dei pezzi esposti vengono dalla patria di Zaleuco e di Nosside.

Un libro, però, non solo fotografico, ma che racconta anche la storia di Locri antica: dal giuramento ai siculi raccontato da Polibio nelle Storie, al suo sviluppo e splendore: con una particolare attenzione al suo mirabile e riconosciuto artigianato, ed i segni della vita quotidiana dal quartiere di Centocamere. Né mancano le prese di posizione scientifiche, quale la certa attribuzione a Locri della mirabilia rappresentata dal Trono Ludovisi, gelosamente custodito nel Museo romano: capolavoro ellenistico che sprigiona la sua locresità al punto da attrarmi dentro Palazzo Altemps, almeno una volta l’anno dal mezzo secolo compiuto di mia vita romana.

Attrazione di cui pure narrano gli altri relatore della serata: Anna Lia Paravati, Presidente del Fai Calabria, che dal suo “Palazzo Capogreco” domina proprio l’area archeologica; e l’Ambasciatore Giorgio Marrapodi: il quale, locrese, scopre gli Scavi di Locri, da solo, a tredici anni, in una “temeraria” escursione in bicicletta fuori dalla città.

E dal quale giunge anche un’invocazione finale a Mario Bozzo della Fondazione Carical ed all’editore Florindo Rubettino, entrambi presenti, di una edizione bilingue: perché Locri Epizephiri probabilmente, è più famosa all’estero che in Italia.

Tommaso Marvasi 

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