I Bronzi di Riace erano uno spiraglio di luce, un modo per riattivarci sul piano nazionale e mondiale e per essere i protagonisti di un’avvenimento positivo, di tanto in tanto. Ma la nostra speranza si è trasformata in delusione, da quando le due statue sono state strappati via dal nostro territorio. Siamo stati deprivati di questa infinita ricchezza e della possibilità di riscattarci.
Sono una semplice ragazza di diciotto anni che ha vissuto, fin da quando è nata, sul territorio della Locride. Viaggiando, però, ho avuto modo di confrontarmi con altre realtà sociali, perché ho sempre pensato che viaggiare ti permetta di aprire la mente, entrare in contatto con nuova gente e crescere. Ho, perciò, avuto modo di comprendere come il mio territorio sia sempre stato criticato, disprezzato e giudicato dall’opinione pubblica e da tutti i libri di storia. Non siamo di certo una potenza economica mondiale, non siamo un posto all’avanguardia e non lanciamo mode, anzi per alcuni aspetti potremmo considerarci l’ultimo anello della catena. Ma il MIO territorio ha anche molto da dare, da offrire, e se la gente non si soffermasse solo ed esclusivamente all’apparenza se ne renderebbe conto. Il mare, le spiagge, il senso di famiglia, l’accoglienza, il calore di casa, caratteristiche che vanno un pò a sbiadire quando ci si trova nelle grandi città. Dopo questa lunga introduzione e tralasciando il mio patriottismo, vorrei concentrarmi su questa questione che mi ha fatto un pò male. L’autorità di cui si è rivestita Reggio o come si vuol chiamare Città Metropolitana, è ingiustificabile, non a caso ho deciso di spendere quelle parole all’inizio del mio discorso. Poiché il mio territorio è sempre stato sottovalutato, i Bronzi di Riace erano uno spiraglio di luce, un modo per riattivarci sul piano nazionale e mondiale e per essere i protagonisti di un’avvenimento positivo, di tanto in tanto. Ma la nostra speranza si è trasformata in delusione, da quando le due statue sono stati strappate via dal nostro territorio. Siamo stati privati di questa infinita ricchezza e della possibilità di riscattarci. Cinquant’anni fa, abbiamo accettato la situazione e a malincuore, per visitare i Bronzi ci siamo da sempre recati al museo di Reggio, anche se avremmo potuto percorrere miglia in meno se fossero stati posti nei nostri musei locali. Ma la proposta di presentare il logo dei 50 anni dei Bronzi di Riace a Paestum è di gran lunga ingiusta, se non del tutto ridicola. Ci hanno completamente dimenticati, siamo scomparsi dal ruolo che occupavamo in questa vicenda, utilizzati e buttati via, appena non siamo serviti più, tralasciando qualsiasi tipo di riconoscimento.
Francesca Commisso