Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare che, il prossimo 3 dicembre, si celebrerà la Giornata Internazionale delle persone con Disabilità, istituita nel 1981 dall’ONU, in occasione dell’Anno Internazionale delle Persone Disabili, per promuovere una più ampia sensibilizzazione sui temi della disabilità, onde sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e ridurre ogni forma di discriminazione o violenza.
Di seguito si propone una riflessione per la giornata, in oggetto, scritta da un ex studente, Khalid Dakir, affetto da una grave malattia fin dalla nascita.
L’attività didattica che il CNDDU suggerisce, come corollario della lettura, è quella di realizzare un desiderio, un’attività, un’esperienza indicati da un compagno di classe con disabilità o che si trovi in una situazione di difficoltà nel relazionarsi e farsi accettare dai pari.
“Ogni essere umano dal momento che viene al mondo, inizia a scrivere la sua storia, il suo viaggio, il suo destino fatto di aspirazioni, di sogni, di obiettivi da raggiungere, ma anche di momenti difficili in cui la vita ci mette alla prova e noi in maniera del tutto naturale, cerchiamo di superarli perché l’essere umano è alla costante ricerca della serenità e della felicità. Ma come diceva Leopardi la natura non dà quello che promette (o perlomeno non a tutti) e quindi in alcuni casi la ricerca della serenità e della felicità diventa una vera e propria ragione di vita. Per cercare di capire un qualcosa che non si comprende si tende a semplificare per poi poterlo magari un giorno raccontare. L’esistenza umana è come un viaggio nel quale si vive a trecentosessanta gradi, avendo la sensazione di poter fare quello che si vuole scrivendo così la propria storia. Normalmente ci si riesce ma questa fortuna non è di tutti. Per qualcuno la vita ha in serbo delle compagne di viaggio, queste compagne di viaggio potrebbero arrivare sin da subito, oppure in corso d’opera: come si chiamano? Disabilità. Che cos’è la disabilità? Non c’è una risposta univoca e sapete perché? Perché di per sé è una cosa inconcepibile e impercettibile le fino al momento o dal momento in cui ti viene a bussare alla porta. Qualcuno di voi potrebbe dire che in realtà una risposta univoca c’è, è giusto c’è nella parola stessa diversamente abile. Vedete leggere il significato delle parole è semplice ma coglierle, comprenderle, capirle no altrimenti il mondo sarebbe bellissimo. Ho detto che una risposta univoca non c’è, perché ognuno di noi diversamente abili ha una chiave di lettura diversa in base a quello che ha vissuto, che vive e che dovrà vivere ci sono persone come me che hanno vissuto e vivono la disabilità sin dall’inizio. A distanza di anni ho maturato consapevolezze e certezze che mi portano a dire che, per me, la disabilità non è solo una malattia, ma è uno status. Cosa intendo per status? Beh è come quando ci si sposa si acuisce lo status di persone sposate, io sono sposato con me stesso ovvero il mio inconscio, che è una persona integra fisicamente sana è sposato con la mia parte fragile ovvero quello che sono e mostro all’esterno, il mio corpo. Lo so è un esempio strano, ma era per dirvi che per convivere una realtà che magari non è quella che volevamo o speravamo bisogna far sì che quella realtà diventi nostra e col tempo un nostro punto di forza e non di debolezza. Come si fa? ci vuole tanta forza di volontà e soprattutto anche se hai dei sogni, che magari non si realizzeranno, o magari non come te li ieri immaginati, ricorda che il giorno in cui si realizzeranno proverai una soddisfazione immensa più di quella che pensavi di provare. L’anno scorso proprio in occasione della giornata della disabilità mi fu posta una domanda: “Come fai ad avere tutto questo positivismo nonostante tutto?” Io risposi con una parola sola… Sognando. Ad oggi posso dire molto di più. Come dice Elisa in una sua canzone “Il segreto è fare tutto come se vedessi solo il sole e non qualcosa che non c’è”. È proprio così, io vivo come se vedessi solo il sole, così qualunque cosa mi capiti penso sempre che prima o poi ne verrò fuori. Nonostante questa mia qualità, inevitabilmente ho dei momenti bui. Questo accade, perché sognare fa bene ma non bisogna distogliere gli occhi dalla realtà e da quello che si è, a me è successo e succede, posso dire che fa male più della malattia in se. Un’altra cosa che fa veramente male è quando una persona a cui tieni si aspetta tutt’altro, rispetto a quello che puoi dare. Questo significa essere incompresi. Per me è la peggior sensazione che uno di noi possa sentire, perché amplifica la diversità e mi fa sentire vuoto e inutile. I momenti difficili, a mio parere, servono a forgiare un domani più forte. La disabilità ti insegna a vivere tutto in maniera talmente intensa il presente, che compensa il tuo passato (che brucia) e il tuo futuro che non immagini. Io dico sempre:”amo la vita, ma la vita non ama me”, nonostante tutto io mi ci aggrappo e la “mordo” con la stessa forza con cui lei mi schiaccia e mi butta giù. Come? Inseguendo tutti i miei sogni, obiettivi (con la forza di un rivoluzionario, la fragilità e l’umiltà di chi vive), ma soprattutto la serenità e la felicità mia e di chi amo. Parlando di sogni, in quanto disabile volevo ringraziare pubblicamente la RAI per la messa in onda della fiction Blanca, tratta dai romanzi di Patrizia Rinaldi. Blanca e una ragazza non vedente che lavora come consulente della Polizia di Stato. Pur essendo una storia romanzata è bello vedere qualcuno che riesce a coronare un suo sogno e che non esistono impedimenti. Con questa fiction La Rai ha dato una carezza a tutti quelli che (come me) sognano (o sognavano) di poter far carriera in polizia. Io spero che questo bel prodotto tocchi la sensibilità e chi sta ai piani alti e faccia capire loro che la forza fisica e subordinata all’abnegazione e alla convinzione in ciò che si fa, se mancano questi due elementi la forza fisica diventa solo un’azione abitudinaria e niente più. Siamo o non siamo ognuno diverso dall’altro, allora perché non trasformiamo queste belle parole in azioni positive che rendano la nostra società più unita accogliente e “colorata”, il progresso e la diversità ci rendono più forti. Io vivo, non lascio che la vita viva per me perciò io sono disabile nella vita ma abile nel viverla.”
L’hashtag della giornata è #oltreognidisabilità
Ronny Donzelli