Ilario Ammendolia immagina di ascoltare l’intervento di Gianni Cuperlo prima ancora che esso avvenga, un sogno, o meglio una proiezione di quello che forse servirebbe alla Calabria, di quello che servirebbe alla sinistra ma che nessuno riesce a realizzare. Gianni Cuperlo rappresenta l’anima più vicina nella politica nazionale a questa sinistra ed a questa Calabria per cui il nostro Ilario immagina e scrive un suo intervento di fantasia nella speranza che magari leggendolo qualcuno inizia a capire cosa vogliono gli uomini di sinistra e i calabresi dalla politica.
Care Compagne e cari compagni, amici carissimi,
sono uno dei quattro candidati alla guida del Partito democratico.
Sono sceso in Calabria convinto di essere pienamente legittimato di chiedere il voto degli iscritti al partito e dei calabresi che volontariamente si recheranno a votare il futuro segretario del PD.
Ma non avrei voluto proporre a voi discorsi scontati o peggio banali e così ho deciso di raggiungere la Calabria qualche giorno prima e in incognito. Per tre giorni mi sono aggirato nei vostri paesi e nelle vostre città. Ho incontrato persone tra i mercati e nei supermercati, dinanzi alle scuole, gli uffici e i tribunali. I luoghi di lavoro, le piazze e le Chiese, ed oggi sono qua per dirvi le conclusioni a cui sono arrivato. Premetto che La Sinistra, tanto cattolica che riformista o marxista, in questa vostra Regione ha lasciato orme importanti, ed ovunque ho trovato le tracce di una storia straordinaria. Ma in nessun posto ho trovato un PD teso a modificare la drammatica realtà in cui i calabresi sono costretti a vivere. Non voglio essere frainteso. Qua e là, c’è qualche circolo, qualche esponente spesso motivato e intelligente, ma non ho trovato un partito, un popolo e tantomeno una classe dirigente protagonista nella realizzazione da un progetto di giustizia sociale, di libertà, di uguaglianza. Non ho trovato la Sinistra e, in verità, nella gente comune non ho trovato
neanche la destra …Insomma non ho trovato la Politica. Ovunque, però, ho visto tanta indifferenza, tanta indignazione verso tutte le Istituzioni e quindi verso i “politici”, accusati (spesso ingiustamente) di essere responsabili di tutti i mali che affliggono la vostra terra. Quello che si tocca con mano è la distanza siderale tra popolo e ceto politico. Stasera incontro voi quadri dirigenti (si fa per dire) d’un partito inesistente. Ho molto riflettuto ma alla fine. Penso che, almeno in un certo senso, io in quanto “dirigente nazionale, vi debba delle scuse: voi ci siete, perché ci siamo noi.
Noi vi abbiamo selezionati, incoraggiati, premiati per essere così come siete. Voi avete trovato comodo consentircelo. Abbiamo stipulato un patto ed i risultati sono sotto i nostri occhi. Se potessi muovervi un rilievo critico vi domanderei com’è stato possibile che l’Italia intera non abbia avuto la percezione di quanto è successo e sta succedendo in Calabria?
Neanche durante il fascismo ci sarebbe stato tanto silenzio dinanzi ad una situazione così drammatica. Certo c’è la ‘ndrangheta, ma essa è stata sapientemente utilizzata per mettere in campo una strategia capace di farla crescere e contemporaneamente di mafiosizzare sino al midollo lo Stato tanto a livello centrale che periferico. I Costituenti hanno assegnato compiti ben precisi alla politica, ai partiti, alle procure, alle caserme, alla libera stampa. Tale equilibrio è stato sconvolto. E noi siamo stati subalterni e complici di tale sconvolgimento che ha azzerato il primato della sovranità popolare.
La logica conseguenza è stata l’emergere della figura del “Caudillo”.
Quando la gente dinanzi alle ingiustizie, ai ritardi, ai soprusi piuttosto che organizzarsi per contare ed avere fiducia nella propria intelligenza si augura l’intervento risolutivo di un Caudillo, la democrazia è morta. La dimostrazione lampante è lo stato pietoso in cui versa la sanità calabrese malgrado una spesa imponente. Domandatevi, cari compagne e compagni, com’è stato possibile che dinanzi ad una tale situazione non si sollevasse un’onda di popolo e di sdegno?
La risposta non può che essere una ed una sola: la gente ha perso fiducia nella politica, nel nostro partito, ed in se stessa. E siccome, non si può vivere senza speranza invoca l’intervento del “vendicatore” dei torti subiti.
Ed il “vendicatore” farà di tutto per far crescere il culto della propria personalità e per sputtanare tutti gli altri. Solo in una tale logica perversa è stato possibile tollerare la fine della libertà, l’abrogazione di fatto della Costituzione. Questo è successo in Calabria, prima che altrove, perché la democrazia, dopo un secolo, di emigrazione, è ancora più debole che altrove. Un popolo umiliato ha consentito che la Calabria fosse ridotta in colonia economica, politica e culturale ed oggi si appresta ad accettare in silenzio che il PNRR non abbia alcuna logica di sviluppo e consentirà, senza fiatare, l’approvazione sulla secessione dei ricchi.
Da qui la domanda: siete stati voi ad aver paura di parlare o noi non siamo stati in grado di ascoltare?
Non lo so!
Riflettiamo insieme. Delle cose che ho appena detto, oggi ne ho parlato con gli altri candidati alla segreteria e con la direzione nazionale del partito, giungendo ad una sola conclusione:
Questo è un falso congresso. A noi tutti serve una grande Assise capace di restituire la politica alla gente e il partito al suo popolo. Da oggi in poi, questo sarà il nostro obiettivo comune e vorrei che fosse anche il vostro.
Bisogna cambiare strada: siamo andati più volte al potere (tanto a livello nazionale che regionale), ma ci siamo adagiati per gustarlo piuttosto che riformarlo nel senso indicato dalla Costituzione. Così siamo stati conservatori, invece, che riformisti. Èlite piuttosto che popolo. Casta invece che dirigenti.
Complici della guerra e, contemporaneamente, accanto ai peggiori forcaioli che hanno fatto strame della vostra libertà.
Il congresso si farà quando avremo un Partito che voi e noi insieme, già da domani, porteremo tra la gente. Saremo uniti per sostituire al surrogato che chiamiamo politica la bellezza e la freschezza della Politica vera.
Al lavoro compagni e compagne, amiche ed amici. Non per un voto e non per un seggio in più, ma per scrivere insieme una bella pagina di impegno politico e di Storia. Per attuare finalmente la nostra Costituzione.