Scrive Ilario Ammendolia, “i bravi giornalisti di “La 7” con una semplice ricerca su Google, in meno di venti minuti, avrebbero potuto documentarsi e aiutare il procuratore di Napoli a supportare le sue tesi con esperienze vissute. I cittadini avrebbero capito che, forse, sarebbe stato inutile fare le “riforme” messe sotto accusa da Gratteri , se qualche magistrato, in spregio alla legge, non avesse abusato del proprio potere intaccando pesantemente le libertà dei cittadini. E se, dinanzi a tali ‘abusi i giornalisti avessero svolto il proprio lavoro. Saremmo stati in una democrazia.”
Il dottor Gratteri é ospite della trasmissione “In onda”. Conducono l’intervista Marianna Aprile e Luca Telese. Il tema è il rapporto tra politica e magistratura in tempo di presunti complotti contro Arianna Meloni.
Parte la prima domanda sul tema da parte di Luca Telese. Respinta al mittente perché troppo generica e vaga. La ripropone la Aprile sia pure con parole diverse ed elogiative verso un magistrato costretto a vivere sotto scorta. Niente, ottiene la stessa risposta anche se con la scusa di non poter parlare di indagini in corso. Ma su Arianna Meloni non c’è proprio nessuna inchiesta, nessuna indagine che si sappia, nessun processo passato o presente.
Eppure i giornalisti aderiscono entusiasti alla tesi di Gratteri che a sua volta, non essendoci domande di riserva, chiede e ottiene di parlare a tema libero.
Fine dell’intervista.
Inizia una reprimenda, senza contraddittorio, contro l’abolizione del reato di abuso di ufficio, contro i limiti alle intercettazioni, contro le garanzie di tutela dell’imputato prima di decidere l’arresto.
Poi Gratteri espone l’originale formula di superare i problemi del sovraffollamento carcerario con la costruzione di nuove carceri. Magari “tensostrutture” così si fa prima.
Ci ha convinto o meglio ha convinto i giornalisti che avrebbero dovuto intervistarlo e pur non avendolo fatto sono ugualmente soddisfatti.
Ma l’intervista è intervista.
E siccome Gratteri, in carne ed ossa, è lì, potrebbero pur fare qualche domanda che supporti le sue tesi.
Per esempio:
Dottor Gratteri quante volte le è capitato di indagare o arrestare un imputato per abuso di ufficio e poi il processo è finito con una assoluzione? Quante volte ha fatto intercettare persone poi completamente scagionate da ogni accusa? Magari sputtanandole senza alcun motivo.
E ci dica, per quanti innocenti ha chiesto e ottenuto l’arresto? Uno? Cento? Mille? O ancora di più?
I bravi giornalisti di “La 7” con una semplice ricerca su Google, in meno di venti minuti, avrebbero potuto documentarsi e aiutare il procuratore di Napoli a supportare le sue tesi con esperienze vissute.
I cittadini avrebbero capito che, forse, sarebbe stato inutile fare le “riforme” messe sotto accusa da Gratteri , se qualche magistrato, in spregio alla legge, non avesse abusato del proprio potere intaccando pesantemente le libertà dei cittadini. E se, dinanzi a tali ‘abusi i giornalisti avessero svolto il proprio lavoro.
Saremmo stati in una democrazia.
Invece, ancora una volta, abbiamo assistito ad una trasmissione di regime.
Senza domande e senza risposte.
“Liberi” i giornalisti di non far domande e libero il potente di turno di fare comizi.