L’11 settembre 1973, 50 anni fa, le forze armate cilene uccisero migliaia di persone, ponendo fine alla speranza di realizzare il Socialismo.
Sono poche le date che restano impresse nella mente di un uomo.
Per molti della mia generazione l’11 settembre del 1973 è il giorno in cui le forze armate cilene uccisero, già nelle prime ore del mattino, migliaia di persone, ponendo fine alla speranza di realizzare il Socialismo lasciando intatte tutte le conquiste della società liberale.
I carri armati sovietici avevano schiacciato nel 1968 la Primavera di Praga così come nella giornata dell’11 settembre gli USA fecero in Cile.
Santiago era ed è lontana, eppure la sentivamo così vicina come se fosse la nostra capitale.
Il Cile la nostra Patria.
La nostra partecipazione emotiva era così tanta che molti di noi la sera stessa, dalla Locride, prendemmo il treno per Milano per partecipare alla manifestazione nazionale dell’indomani.
Poi quasi ovunque nei nostri paesi fu organizzato qualcosa: una riunione di sezione, una diffusione straordinaria dell’Unità, l’ascolto dei dischi degli Inti Illimani e soprattutto (e ovunque) comparvero le scritte “Cile Resisti”, “W il presidente Salvator Allende”.
Nei consigli comunali presentammo odg di solidarietà al popolo cileno che, a volte, furono approvati dopo tese discussioni.
Era anche un modo per scaricare della nostra angoscia per la tragedia cilena e gridare la nostra rabbia.
Sono passati 50 anni.
Ero già sposato, avevo un figlio, insegnavo.
Eppure la tragedia del Cile in qualche modo mi riguardava da vicino.
Oggi mi domando :
Ha avuto un qualche senso il nostro attivismo militante, (a volte mescolato al fanatismo), la nostra partecipazione appassionata a quei fatti ormai così lontani?
Probabilmente, la Resistenza cilena, in patria o all’estero, si senti’ meno sola, certamente furono scoraggiati i ricorrenti tentativi golpisti in Italia;
Ma, soprattutto, la nostra partecipazione ci apriva la mente sugli orizzonti del mondo, dava un senso alla vita, ci trasformava da spettatori a protagonisti.
Da quel giorno, molti aquiloni son caduti ed in noi stessi molte certezze son diventati dilemmi… ma una cosa mi sembra certa :molto meglio l’impegno di allora alle massicce dosi di cloroformio che assumiamo a dosi massicce per non partecipare, non pensare. Dormire mentre ci cantano la “Ninna Nanna”.