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Sistema calcio sotto indagine, non solo Juventus

l pool di magistrati di Torino, composto dai PM Ciro Santoriello, Marco Gianoglio e Mario Bendoni, contesta ai vertici juventini di aver utilizzato fraudolentemente il meccanismo delle plusvalenze per coprire i buchi di bilancio. In sintesi, la Juventus avrebbe stretto accordi, con altri club, per scambiare calciatori ad un valore fuori mercato in modo che entrambe le società riuscissero a sistemare temporaneamente i conti, generando “ricavi di natura meramente contabile”.

Terremoto in casa Juventus dopo le pesantissime accuse che la procura di Torino ha lanciato contro il presidente Andrea Angelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex managing director dell’area sportiva, Fabio Paratici e altri 3 vertici bianconeri, tutti indagati per falso in bilancio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Sotto indagine dei PM torinesi risultano plusvalenze derivanti da operazioni di calciomercato e compensi elargiti ai procuratori, registrati nei bilanci di tre stagioni sportive, tra il 2019 e il 2021. È stato ascoltato dagli inquirenti Maurizio Arrivabene, attuale amministratore delegato bianconero, che non è fra gli indagati e che ha risposto solamente del periodo in cui ha ricoperto l’incarico.

Facciamo il punto sulla vicenda.

Il pool di magistrati di Torino, composto dai PM Ciro Santoriello, Marco Gianoglio e Mario Bendoni, contesta ai vertici juventini di aver utilizzato fraudolentemente il meccanismo delle plusvalenze per coprire i buchi di bilancio. Le compravendite sotto inchiesta hanno generato plusvalenze per 282 milioni di euro in tre anni e, secondo la Procura, presentano “valori fraudolentemente maggiorati” per far figurare a bilancio entrate utili a ridurre le perdite, senza che ci siano stati reali movimenti di denaro.

In sintesi, la Juventus avrebbe stretto accordi “a specchio” con altri club per scambiare calciatori ad un valore fuori mercato in modo che entrambe le società riuscissero a sistemare temporaneamente i conti, generando “ricavi di natura meramente contabile”. Una soluzione già vista più volte nella storia del calcio italiano, specialmente all’inizio degli anni Duemila, quando molti grandi club arrivarono ad un passo dal collasso finanziario.

Con il sistema delle plusvalenze, la Juventus sarebbe riuscita a “mascherare” le ingenti perdite di bilancio, che nel 2019 sono passate da 171 milioni a 39, nel 2020 da 209 milioni a 89 e nel 2021 da 240 milioni a 209.

Tutto è partito dal lavoro svolto dalla Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche, la Covisoc, che negli scorsi mesi aveva avviato un’indagine su possibili plusvalenze fittizie, individuando 62 trasferimenti sospetti di cui 42 operati dalla Juve. Da lì è poi scattata l’inchiesta della Procura di Torino, che ha informato anche la Consob essendo la Juventus quotata in Borsa.

Tra le operazioni sospette figurano importanti scambi tra cui:
• Lo scambio Arthur-Pjanic col Barcellona, che ha portato alla cessione di Pjanic (60 milioni) ai catalani e all’arrivo di Arthur alla Juve (72 milioni), più l’arrivo di Alejandro Marques a Torino per 8,2 milioni, in cambio di Pereira Da Silva per 7,8milioni
• L’operazione con la Sampdoria che ha visto Emil Audero passare ai blucerchiati per 20 milioni di euro e che ha coinvolto diversi giocatori di entrambe le società (Peeters Daouda, Erasmo Mulè, Giacomo Vrioni, Nicolò Francoforte, Gerbi Erik, Matteo Stoppa e Michael Brentan)
• La trattativa col Manchester City che ha portato Joao Cancelo a Manchester per 65 milioni di euro, Danilo alla Juve per 37 milioni, Moreno Taboada a Manchester per 10 milioni e Andrade Correja a Torino per 10,5 milioni
• Lo scambio col Genoa che ha coinvolto Nicolò Rovella, arrivato al Grifone per 18 milioni di euro, Manolo Portanova e Elia Petrelli, giunti alla Juve per un totale di 18 milioni

Per quanto riguarda i rischi che corre la società bianconera, bisogna dividere l’ambito penale da quello sportivo. Il primo riguarda i reati di falso in bilancio, false comunicazioni di società quotata in borsa e false fatturazioni, declinando le pene a seconda della gravità della violazione. 

Nel secondo, la palla passa alla giustizia sportiva, dove viene affidata ai giudici una grande discrezionalità e dove raramente si sono attuate penalizzazioni sostanziali per contrastare il fenomeno. È molto difficile, infatti, stabilire giuridicamente quando il valore di una compravendita è frutto di una frode o, semplicemente, di una valutazione sbagliata da parte di una società.

Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, se la Juventus venisse accusata di “fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali” o mettere in atto “comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica”, rischierebbe “solamente” un’ammenda con diffida. Ben più grave sarebbe la pena se il club bianconero fosse accusato di tentare di ottenere l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa: in questo caso, la Juve rischierebbe dai punti di penalizzazione fino all’esclusione dal campionato. Si tratterebbe di un caso estremo e i contenuti dell’inchiesta “Prisma” sono ancora tutti da decifrare.

Di recente c’è stato solo un caso analogo, che coinvolse il Chievo Verona: nel 2018 la Corte d’Appello della FIGC condannò i clivensi a tre punti di penalizzazione per “reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile”. In quel caso fu respinto al mittente, però, una parte importante dell’impianto accusatorio della Procura Federale che chiedeva 15 punti di penalizzazione.

Ci sono altri fatti su cui stanno indagando i magistrati di Torino e riguardano i compensi elargiti ai procuratori dalla società bianconera nel corso dello stesso periodo 2019-2021. Secondo i PM, esiste il fondato sospetto che alcuni agenti abbiano ricevuto compensi per delle operazioni di mercato inesistenti e che la società abbia fatto uso ricorrente di alcuni intermediari o procuratori “di fiducia”

Ma il problema ed il malcostume, non si limita alla Juventus, anche perché questo tipo di operazioni necessitano di altri soggetti coinvolti.

Secondo i numeri del Report Calcio, le plusvalenze avevano toccato quota 750 milioni all’anno. Con queste cifre non può essere solo il problema della Juventus. Semmai è il trucco con cui l’intero carrozzone è andato avanti per anni, incosciente incontro al burrone, perché gonfiando ad oltranza i bilanci prima o poi sarebbero finiti i soldi, il flusso di cassa, visto che dietro le plusvalenze fittizie che aggiustano i conti non ci sono risorse vere. Ed è ciò che è successo nell’ultimo anno, a causa della mazzata finale del Covid. Il punto è se questo scandalo, il bubbone finalmente scoppiato, servirà o no a mettere fine al fenomeno. Il rischio che la grande inchiesta si risolva in una bolla di sapone c’è. In fondo è già successo una volta: nel 2018 la Procura Figc allora diretta da Giuseppe Pecoraro aveva portato in tribunale Chievo Verona e Cesena, rimediando però appena tre punti di penalizzazione per i veneti (nulla ai romagnoli già falliti).

I giudici sancirono che era di fatto impossibile quantificare il valore oggettivo di un giocatore e quindi dimostrare l’illecito. Lo stesso problema se lo ritroveranno pure i PM di Torino.

Carlo Maria Muscolo

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