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giovedì, Marzo 28, 2024
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Servizio civile universale

Da una settimana circa è arrivata la nuova ondata dei ragazzi del Servizio Civile Universale. Si tratta di un’opportunità per i giovani per fare una esperienza potenzialmente significativa, utile alla propria esistenza e alla comunità.

 Mario Alberti

Da una settimana circa è arrivata la nuova ondata dei ragazzi del Servizio Civile Universale. È quasi inutile fare memoria di cosa sia il SCU, perché lo sapete tutti. Mi fermo al succo. È un’opportunità per i giovani che ne posseggono i requisiti. Opportunità per fare una esperienza potenzialmente significativa, utile alla propria esistenza. E alla comunità. Nonché di avere un piccolo reddito a carico del Dipartimento per le politiche giovanili. Quest’anno la somma è stata adeguata al costo della vita, ed ammonta a circa 507 €. Mensili.

Non una grande somma. Pazienza.

Quindi alcuni giovani, anche dalle nostre parti, in cambio di un impegno quotidiano per cinque o sei giorni a settimana, riceveranno questa piccola somma e tanta, tanta esperienza.

Quest’ultima è a carico di chi gestisce gli Enti accreditati ad accogliere i volontari. Anzi, direi che è decisamente un obbligo, per un Ente che accoglie i volontari del SCU, far sì che i giovani trascorrano un anno bello, e carico di significativa esperienza.

E da Ente accreditato, rappresentante legale di sede accreditata, ma anche da operatore locale di progetto, ovvero la figura professionale che si assume l’onere di seguire i giovani durante l’anno di servizio, alcune cose devo dirle.

Intanto, io sono un obiettore di coscienza.

Ovvero ho scelto, tanto tempo fa, di non svolgere il servizio di leva militare e di servire la patria senza armi, ma con l’impegno in un ambito di fragilità.

La proposta di legge che regola l’obiezione di coscienza fu approvata nel 1972.

I famosi anni Settanta che portarono tante buone leggi, che ho richiamato in precedenti pezzi, e quindi non mi dilungo.

Nella realtà dei fatti soltanto nel 1998, attraverso la legge n.230, l’obiezione di coscienza venne ritenuta un diritto della persona e non un beneficio concesso dallo Stato.

Ai miei tempi, obiettore di coscienza attivo nel 1981, a decidere sulla congruenza della scelta del giovane obiettore era una commissione militare.

I militari decidevano su chi decideva di non fare il militare di leva, e quindi, come già scritto, servire la Patria attraverso un impegno quotidiano e praticamente totale verso le persone fragili, integrando il lavoro dei pochi operatori sociali esistenti in quegli anni.

Bene, su me decisero positivamente di fatto non decidendo, in quanto vigeva l’istituto dell’auto distaccamento.

Del silenzio assenso in un termine di sei mesi.

Pilatesche procedure.

Nessuno mi convocò, mi interrogò. Nessuno.

Non mi calcolarono proprio.

Mi autodistaccai con una lettera allora utilizzata da tutti gli obiettori.

Ebbi il documento di congedo già quarantenne.

Vent’anni dopo.

Ma attraverso la scelta di entrare nella vita degli esclusi trovai la mia strada professionale e soprattutto personale.

Gli esclusi mi inclusero.

Il servizio civile venne istituito in Italia attraverso la legge 64 del 2001.

Ed eccoci ai giorni di adesso, e soprattutto ai nostri giovani.

Io, girovago del sociale, ne ho visti e seguiti tanti. E da ognuno di loro ho rubato un pezzo di gioventù.

Con scarsi risultati, visto che l’età avanza comunque, com’è natura.

Non vi parlerò dei giovani che conosco ormai da una settimana, colloquio di selezione escluso, tempi prima.

Sono belli, e tanto vi deve bastare.

Parlerò di noi responsabili del sociale che accogliamo i volontari.

Sia ben chiaro che l’obiettivo non è la fornitura di mano d’opera gratuita e utile, agli Enti, per implementare gli organici.

Spesso scarsi.

Questo sia ben chiaro a tutti.

Ma l’obiettivo è la felicità, la maturità, il benessere dei nostri ragazzi, che speriamo raggiungeranno dopo l’esperienza con noi.

Ecco, paradigma ribaltato.

E quindi, dei giovani rafforzati da una esperienza nella quale non saranno mai soli si renderanno parte attiva per il cambiamento che tutti vorremmo vedere nella società.

Verranno previsti dei momenti di formazione sia specifica che generale. E un tutoraggio negli ultimi tre mesi utile ad orientare i volontari alla ricerca del lavoro ma soprattutto all’identificazione, se non ancora avvenuto, del proprio percorso di vita.

Quindi per noi il Servizio Civile deve essere un servizio, e non essere serviti.

Anzi, visto che il verbo servire è veramente brutto, per noi deve essere un’esperienza.

Bella.

Per chiudere, che quasi dimenticavo, la sede è Gioiosa, contrada Bernagallo, ex casello delle Ferrovie Calabro Lucane.

Il progetto è Paradigma Care plus, e si occupa di cure domiciliari sul territorio.

È gestito da Legacoop Calabria.

E i volontari saranno il vento buono che smuoverà l’aria ferma nel nostro mondo, sempre a rischio di bonaccia.

 

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