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Intervista a Lara Chiellino attrice de “Un viaggio nel profumo di Nina”

Lo spettacolo “Un viaggio nel profumo di Nina”, tratto dal libro di Nina Weskler (Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento, editoriale progetto 2000) è stato un successo al Salone del libro di Torino, presentato in anteprima nazionale nello stand della Regione Calabria; giovedì 31 agosto 2023 a Tarsia, inizia la tournee in Calabria. Per conoscere maggiori dettagli abbiamo intervistato l’attrice Lara Chiellino, che interpreta Nina Weskler.

Come nasce l’allestimento teatrale su Ferramonti…
«Durante la Settimana della cultura calabrese a Corazzo (agosto 2022), l’editore Demetrio Guzzardi, mi ha omaggiato di una copia della seconda edizione del libro scritto da Nina Weskler, mi ha parlato di questa scrittrice che aveva redatto questo suo testo negli anni dell’internamento a Ferramonti, mi ha detto che nel 2023 Nina avrebbe compiuto 100 anni. L’idea di rappresentare una giovane donna che si imbatteva con il nostro Sud da reclusa, mi sembrava un’idea buona anche per i nostri tempi. Ho chiesto a Dora Ricca, che conoscevo da anni perché moglie di Antonello Antonante, di leggere pure lei questo volume; ci è sembrato un testo adatto a essere recitato, anche secondo la mia modalità di attrice solista; e così abbiamo lavorato per mettere su questo spettacolo. Poi inaspettatamente l’assessore regionale alla cultura Giusi Princi, ci ha invitate a presentarlo in anteprima nazionale al Salone del libro di Torino, nello stand della Regione Calabria e ci è sembrato il momento giusto per proporlo a tutti. Oggi è il turno di Tarsia, il luogo dove è ubicato il campo di Ferramonti».

Come hai conosciuto Dora Ricca?, cos’è il Teatro dell’Acquario?
«Ho conosciuto Dora alla fine degli anni Novanta a Cosenza, Dora ha realizzato numerosi adattamenti teatrali, da Alvaro a Pirandello, ai testi per il teatro ragazzi. Nel Teatro dell’Acquario c’erano sia Antonello Antonante che sua moglie Dora, e quegli anni sono stati preziosi per la formazione degli attori e l’educazione teatrale della città. Il Teatro dell’Acquario, dagli anni 70 fino allo scorso anno, è stato un punto di riferimento e di scambio culturale internazionale, oltre che territoriale. Non a caso nel 2019 il Teatro dell’Acquario ha vinto il Premio Speciale Ubu “per avere nel corso degli ultimi 42 anni creato, inventato, organizzato il teatro, in tutte le sue forme, in una città complicata come Cosenza”».


Qual è il tuo approccio con Ferramonti? e con la scrittrice Weksler? Cosa trovi di simile tra l’ieri di Ferramonti e ciò che accade oggi?

«Negli anni della grande persecuzione in Europa, furono aperti in Italia 42 campi di concentramento, quello di Ferramonti era il più esteso e ospitava 2.000 internati. Eppure, l’isolamento geografico e la particolare interazione che si venne a creare con il popolo calabrese, permise agli internati di svoltare la prigionia con una buona organizzazione interna, e in un certo modo il campo funse da propulsore culturale, come scrive la Weksler, “Ferramonti è stato la mia università della vita”. Vorrei ricordare che, sia il direttore del campo Paolo Salvatore che il maresciallo dei carabinieri Gaetano Marrari sono stati insigniti dal popolo di Israele del titolo di Giusti fra le nazioni».


Cosa ti ha colpito della scrittura e della personalità di Nina Weksler?

«Dal punto di vista attoriale, è stato un viaggio, come quando incontri un personaggio distante per indole ed esperienze. Nina amava molto i profumi, e anche nel campo di Ferramonti, ne aveva parecchi. A me piace fare delle sintesi poetiche. Il profumo di Nina era una boccetta d’epoca che con Dora abbiamo cercato per tutta Cosenza. Alla fine della fiera, stavamo quasi per dimenticarla tra i libri su uno scaffale a Torino. Questa immagine, chissà, potrebbe essere la locandina dello spettacolo, a me sicuramente fa pensare al profumo dello spirito…».


“Nina. Guten Morgen Ferramonti”, secondo te, è uno spettacolo adatto al mondo giovanile?

«Certo, nessuno di noi, per rintracciare le proprie coordinate, può prescindere dalla memoria di ciò che siamo stati o degli eventi che hanno costituito la storia delle nostre civiltà. Favorire le giovani generazioni in questo processo, negli ambienti di formazione, è un vantaggio».
C’è una frase dell’attore e regista Elio Germano che dice: “Bisognerebbe fare teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore”, come può essere utile nel caso di questo vostro spettacolo su Ferramonti?
«Sicuramente il teatro aiuta a mettersi nei panni degli altri, e quindi a essere comprensivi e non giudicanti. Aggiungerei che aiuta anche a stare nei propri panni, cioè permette di entrare in relazione con il proprio mondo interiore e coltivarlo».


Dopo la Fiera del libro di Torino ora siete a Tarsia, e poi dove verrà rappresentato questo vostro spettacolo…

«Stiamo già ricevendo tanti inviti, ma la storia di Ferramonti non è solo calabrese, lo spettacolo si conclude col desiderio di far riflettere sul fatto che l’umanità non ha memoria e ancora oggi seppur in contesti diversi – la Chiellino si ferma e inizia a recitare – “Si rinchiudono le persone che fuggono dalle loro terre: per fame, per guerre, ma anche solo, per la voglia di libertà”».

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