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Cognomi italiani d’origine greca

Importanza straordinaria per la formazione dei cognomi meridionali specie in Calabria fu il contributo greco in seguito al lungo perdurare della lingua greca in queste terre.

In ordine alfabetico:

Alampi (risplendente), Amendolia (mandorlo), Amuso (grossolano, rozzo), Andidero (dono in contraccambio), Anghelone (messaggero), Arcudi (piccolo orso), Argurio (moneta d’argento), Attinà (pettinaio), Azzarà (pescatore);

Bambace (cotone), Barillà (bottaio), Buccafurri (bocca di forno);

Caccamo (grande caldaia dei pastori), Caliciuri (buon signore), Calogero (monaco), Calanna (buona Anna), Calù (buono), Camini (fornace), Cananzi (il prediletto), Cannatà (fabbricatore di vasi di creta), Cannavò (grigio), Cannistrà (fabbricatore di canestri), Cardìa (cuore), Caridi (noce), Cartellà (chi fa o vende ceste), Cartolaro (funzionario addetto all’ufficio del catasto), Catona (tenda), Catricalà (sorta di trappola per uccelli), Ceraso (ciliegia), Chiofalo (testardo), Chilà (uomo dalle grosse labbra), Chinigò (cacciatore), Chiriaco (del signore), Chiriatti (signor sarto), Chiricò (clericale), Cilea (ventre), Codispoti (signore di casa), Comerci (imposta, dogana), Comi (alto funzionario bizantino), Condò (corto), Crea (carne), Crisafi (oro), Crisafulli (oro), Criserà (chi fa o vende setacci), Crupi (tosato), Cundari (corto), Curatola (capo dei mandriani), Curìa (barbiere); Curmaci (tronco), Cutellà (chi fa cucchiai), Cuzzocrea (di carne mozza);

Dascola (maestro), Dattola (dito);

Facciolà (chi fa o vende fazzoletti da capo), Fagà (chi mangia molto), Falcomatà (calderaio), Fallà (bosco di sugheri), Fantò (visibile), Farace (incisione), Fascì (fascio), Filastò (amuleto), Filocalo (amante del bello), Floccari (chioccia), Foti (luce), Fotia (fuoco), Frega (pozzo), Furnari (fornaio);

Galatà (lattaio), Galipò (difficile); Gerace (sparviero);

Jerinò (gru);

Lacaria (albero di noce), Laganà (venditore di ortaggio), Lagano (cavolo), Lanatà (chi vende pelli di animali), Lardì (lardo), Lauria (piccoli cenobi), Leandro (santo), Liano (minuto, magro), Licari (lupo), Lico (lupo), Logoteta (amministratore), Lojero (vecchio);

Macrì (il lungo), Macellari (macellaio), Magaraci (grande ruscello), Malacrinò (bruno), Mallamace (oro), Mallamo (oro), Mammì (levatrice), Managò (monaco), Mandaglio (piccolo chiavistello), Manglaviti (ufficiale bizantino in funzione di guardia del corpo), Manti (indovino), Marafioti (luogo di finocchi), Megale (grande), Melìa (frassino), Melissari (apicultore), Messineo (di Messina), Mezzòtero (il maggiore), Miraglia (ammiraglio), Mirarchi (alto grado militare, generale), Monorchio (con un solo testicolo), Musicò (musicale);

Natoli (orientale), Nisticò (digiuno);

Ollìo (ghiro);

Pachì (grasso), Palamara (gomena), Pangallo (molto buono), Papalia (prete Elia), Papasidero (prete Isidoro), Pedace (bambino), Pedullà (farfalla), Pellicanò (picchio verde), Pennestrì (segatore), Piria (pettirosso), Piromalli (chi ha i capelli rossi), Piscopo (vescovo), Pitasi (cappello), Polifroni (di molti anni), Politanò (della città), Politi (cittadino), Praticò (attivo), Pristerà (luogo di colombi), Privitera (prete), Prochilo (manuale), Puja (vento di terra), Puterà (chi fabbrica bicchieri);

Rodano (rosso), Rodinò (rosso), Rodotà (pieno di rose), Romanò (romano), Romeo (di Roma), Rudi (melagrana);

Sbano (sbarbato), Scalì (gradino), Schimizzi (brutto), Schirò (duro), Scirtò (curvato), Scordo (aglio), Scutellà (chi fa scodelle), Sgro (dai capelli ricciuti), Sindona (lenzuolo), Sirti (tirabrace del forno), Sismo (terremoto), Sorgonà (fabbricante di grosse e alte ceste per tenervi il pane), Spanò (sbarbato), Spinà (cuneo), Straticò (capo militare);

Tambo (abbagliato), Trimarchi (capo di una squadra militare), Tripepi (degno di Dio), Tripodi (treppiede), Triveri (povero);

Villari (membro virile);

Zangari (calzolaio), Zema (brodo), Zerbi (mancino), Zimmaro (capretto), Z’inghinì (parente), Zuccalà (pentolaio).

Sono assai frequenti alcuni suffissi greci che esprimono provenienza da un luogo. Abbiamo così:

– anò: Romanò, Serranò.

– eo: Cotroneo (di Crotone), Messineo (di Messina), Romeo (di Roma).

– itano: Jeracitano (di Gerace), Locritano (di Locri), Militano (di Melito (RC) o di Mileto (CZ) (?), Reitano (di Reggio), Riggitano (di Reggio), Tarsitano (di Tarsia), Votano (di Bova).

– oti: Chiaravalloti (di Chiaravalle), Geracioti (di Gerace), Liparoti (di Lipari), Squillacioti (di Squillace), Seminaroti (di Seminara).

– iti: Bruzzaniti (di Bruzzano), Catanzariti (di Catanzaro), Mammoliti (di Mammola), Palermiti (di Palermo), Taverniti (di Taverna).

Mentre queste desinenze esprimono, come detto, provenienza da un luogo il suffisso – à (con accentuazione tronca, in greco as) indica il mestiere di un antenato:

Barillà (fabbricante di barili), Cutellà (che fa cucchiai), Laganà (venditore di ortaggi), Scutellà (chi fa scodelle), Zuccalà (pentolaio)

Di non chiara origine greca sono invece i cognomi con desinenza in ari:

Cuppari, Gurnari, Licari, Muccari, Scullari, Siclari (fabbricante di secchie), Sclapari. Sembrano appartenere ad una grecità originale, autoctona ed indipendente.

Da sette o otto secoli la formazione dei cognomi italiani sembra aver raggiunto uno stato definitivo.

Fonte: Mimmo Codispoti

 

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